Cibarie

1. Prodotti alimentari tossici per i pappagalli granivori e insettivo-granivori

2. Principali sbagli nell'organizzazione dell'alimentazione dei pappagalli granivori e insettivo-granivori

3. Trattamenti per stimolare il desiderio di riprodursi negli Ondulati - (metodo della Cocorita Giuliva)

4. Gastroliti - graniglia di pietra (grit) - indispensabili per la buona salute dei pappagalli granivori - Articolo di contrasto a quelli che “demonizzano” il grit

5. Attenzione: estrusi/pellettati – prodotti dannosi per i pappagalli!

6. Fiori - bontà commestibile non solo per pappagalli ma anche per l'uomo

7. Tossicità della soia e dei derivati

8. Controllo della qualità dei semi - Germogliazione 

9. Uso dell'aceto nell'ornitologia

10. Merceologia applicata (in via di costruzione - benvenuti i sugerimenti)

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PRODOTTI ALIMENTARI TOSSICI PER I PAPPAGALLI GRANIVORI E GRANIVORO-INSETTIVORI

 (ricordando che l'intossicazione può presentarsi in forma acuta oppure cronica)
  1. Sale da cucina
  2. Zucchero, caramello
  3. Cioccolato/cacao
  4. Caffè, “succhi di frutta” industriali, bevande industriali (limonate, Coca-cola, ecc)
  5. Latte e derivati (yogurt, ricotta, formaggi, panna, creme, burro)
  6. Pane, prodotti da forno e derivati (pane biscottato, biscotti, panettone, merendine ecc.)
  7. Pasta sia cruda sia cotta
  8. Fiocchi di cereali (Corn Flakes) e gli altri mangimi ad uso umano
  9. Carne, pesce
  10. Scatolame, conserve di ogni genere comprese quelle per infanzia non amata dai genitori
  11. Tofu e tutti i prodotti in base di soia
  12. Ogni cibo fritto
  13. Formule da imbecco industriali (al momento della stesura della presente, nel commercio non sono ancora presenti formule sicure)
  14. Pastoncini industriali ricavati dai sottoprodotti della panificazione industriale colorati chimicamente di giallo, rosso o verde
  15. Estrusi, pellettati, crocchette, biscotti per volatili, ecc
  16. Semi caramellati allo zucchero o al miele
  17. Semi raccolti da più di un anno o (quando non si tratta di semi grassi) al massimo due, farine prodotte da semi raccolti da più di un anno e i derivati
  18. Semi coperti con oli, grassi o paraffina allo scopo di farli diventare più lucidi negli occhi dei clienti, semi coperti con iodio o con vitamine sintetiche
  19. Pezzettini chimici colorati
  20. Frutta e verdura coltivati con metodi intensivi, conservati con metodi non tradizionali, sverdinati, trattati con solfiti o altri conservanti
  21. Alcuni sali da bagno (contenenti sale da cucina e altri prodotti incompatibili con la sicurezza, come per esempio oli essenziali)
  22. Conservanti e additivi chimici
  23. Antibiotici e gli altri farmaci, pesticidi (antiacari compresi), vitamine sintetiche (le vitamine di sintesi o di estrazione chimica sono farmaci a tutti gli effetti  e non "innocui integratori" e vanno usati con dovuta cautela esattamente come i farmaci)
  24. Residui di sostanze detergenti/saponi e/o di disinfettanti nei beverini, nelle mangiatoie e sul cibo.
VEGETALI VELENOSI (in via di inserimento)
Avocado
Cacao
Lupino
Mughetto
Oleandro
Ricino
VEGETALI TOSSICI E POTENZIALMENTE TOSSICI (in via di inserimento)
Aglio (Allium sativum) – da evitare è tutto il genere Allium (Aglio, Cipolla, Porro, Scalogno), alcune fonti attribuiscono alle piante del genere Allium poteri moderatamente tossici, però alcuni veterinari li definiscono  addirittura come velenose

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PRINCIPALI SBAGLI NELL'ORGANIZZAZIONE DELL'ALIMENTAZIONE DEI PAPPAGALLI GRANIVORI E INSETTIVO-GRANIVORI


  1. L'alimentazione uguale o più o meno uguale nell'arco dell'anno, senza seguire cambi stagionali, mancato cambio della composizione della miscela di semi di base in corrispondenza con le stagioni, uso degli stessi vegetali, uso di vegetali conservati non freschi non corrispondenti alla stagione in corso.
  2. Uso di vegetali industriali conservati venduti da grandi catene commerciali (dalle quali spesso si forniscono anche i fruttivendoli piccoli). Il simbolo dei vegetali industriali è la fragola “cetriolata”, dura, lucida e insipida, non avente profumo né sapore di una fragola vera. La frutta e le verdure industriali, compreso quelle biologiche, al di là di essere coltivati con uso delle sostanze chimiche (per biologico guardasi la lista delle sostanze ammesse), si prelevano dalle piante quando sono ancora verdi, si mettono in conservazione (trattamenti chimici o surgelamento, oppure entrambi) e al momento della vendita vengono “sverdinati” - trattati con sostanze (ormoni della crescita) che li colorano creando l'effetto di maturazione artificiale; nel reparto vendita vengono coperti con solfiti o con altri conservanti per evitare l'appassimento immediato e con pesticidi per allontanare moscerini. Intossicazioni, stato di salute carente, forma fisica inferiore alla media, problemi digestivi, problemi ormonali e della tiroide, problemi comportamentali e nella riproduzione, morti improvvise sono all'ordine di giorno nei volatili consumatori di vegetali industriali. Vegetali industriali sono anche sospettati di essere causa di autodeplumazione in quanto è stato osservato che in alcuni casi pappagalli smettevano di automutilarsi con l'eliminazione dei vegetali industriali dalla dieta. Se vegetali comprati non contengono succo o ne contengono stranamente poco, e/o se non hanno profumo tipico avvolgente il palato, sono da evitare sia nell'uomo sia nei pappagalli, è possibile che tali vegetali devitalizzati siano stati raccolti parecchi anni fa... Pomodori, melanzane, cachi, kiwi, banane, frutta esotica, fragole, frutti di bosco, uva – ormai sono tutti sverdinati e conservati con l'uso di sostanze chimiche più svariate. Il levare la buccia non risolve il problema in quanto si leva solo lo strato superficiale di sporco, senza levare le cere o strato di gas di conservazione; le sostanze chimiche impregnano tutto il frutto.
  3. Carenza di vegetali. Dare ai pappagalli solo frutta e verdure usati dall'uomo è insufficiente, in natura i pappagalli si nutrono anche di erbe, di corteccia e di foglie di alberi, di bacche e di fiori di piante prative, arbusti e alberi. Alcuni pappagalli anche di radici di alcune erbe e piante. La frutta che usano mangiare è ben diversa da quella che risulta gradevole all'uomo, sono bacche e frutti per la maggior  parte non ancora maturi. I pappagallini di cui l'alimentazione è basata sui semi di erbe e fiori si accontentano a becchettare la parte superficiale dei frutti, invece i pappagalli di taglie più grandi, essendo predatori di semi di ogni genere, ricercano semi all'interno dei frutti interessandosi relativamente poco della polpa: mele, pere, pesche, banane, arance, limoni, uva, lamponi, fichi, maracuja (frutto della passione), frutti di palme e di cactus, bacche boschive (corniolo, sambuco, biancospino, sorbo, ecc.), cetrioli, zucchine, zucca, melone, pomodori... ... ... – tutto è visto come contenitore di semi. Un pappagallo che disfa una mela, gettando pezzi a destra e a sinistra, sta cercando semi. Invece foglie di alberi e di altre piante vengono mangiati da pappagalli come l'uomo mangia la frutta. Durante le ore più calde della giornata, i pappagalli riposano sugli alberi masticandone foglie e corteccia. La frutta delle zone di provenienza dei pappagalli è ben diversa dalla frutta che si coltiva in Italia, solo nella parte sud dell'Italia è possibile coltivare piante dei climi caldi, fornire il solo set standardizzato ad uso umano di frutta e di ortaggi provoca inevitabilmente le carenze.
  4. Mancata osservazione della regola “poco di tanto” nella somministrazione dei vegetali, uso duraturo degli stessi vegetali. Dalle ricerche scientifiche emerge chiaramente che tutti i vegetali (ad eccezione di velenosi e altamente tossici) hanno sia poteri benefici sia poteri nocivi, l'effetto dipende solo dalla dose. Per esempio, i tannini a dose bassa-media hanno potere astringente, a dosi alte – diarroico; il Sambuco a bassi dosi ha tantissime qualità salutari e vitaminizzanti, invece a dosi medio-alte diventa tossico-diarroico. In ogni somministrazione di vegetali freschi (erbe, spighe, bacche, frutta, foglie di alberi e di altre piante, fiori, ortaggi), da una a tre volte al giorno, vanno offerti contemporaneamente da 3 a 6 tipi di vegetali di natura diversa – così facendo si evita il rischio di sovra dosaggio di qualche singolo elemento e si riduce la possibilità di intossicazione/avvelenamento se un qualche prodotto risulta trattato chimicamente o tossico per la specie. I rametti da rosicchiare freschi si offrono quotidianamente di 2-3 specie di alberi diversi, solo rametti di Eucalipto o di alcune varietà di Acacie o di alcuni altri alberi dei paesi di provenienza dei pappagalli possono essere offerti continuamente. Nessun vegetale (ad eccezione, come già detto, di rami e foglie di alberi sempreverdi di origine del paese di provenienza del pappagallo) va somministrato in continuazione, il limite massimo di somministrazione quotidiana o comunque frequente di un vegetale è di circa 3 mesi di seguito oppure per il tempo quando è disponibile in natura (i pappagalli che vivono in Italia si sono acclimatati e seguono i ritmi del sole e della natura italiani, le difficoltà nella gestione sussistono esclusivamente nelle zone di alta montagna dove i vegetali corrispondenti al periodo di riproduzione crescono d'estate al posto di primavera e autunno, mentre l'estate in natura è il periodo di siccità e di carenze per alcune razze di pappagalli, durante il quale non si riproducono).
  5. Somministrazione sistemica di vegetali tagliati o sminuzzati, in particolare in pappagalli medi e grandi – predatori dei semi. Non si sa chi è stato primo a inventarsi di ridurre ortaggi e frutta in pezzi e di offrirli a mo' di un'insalata, però in tanti l'hanno copiato, deprivando i pappagalli della gioia della ricerca di semi all'interno dei frutti e dell'atto distruttivo. Tagliare vuol dire compromettere il rituale dell'alimentazione. Ormai tantissimi pappagalli non riconoscono vegetali se offerti interi e quando li vedono sulle piante. A contatto con il metallo del coltello e con l'aria parecchie vitamine contenute nei vegetali si distruggono, i vegetali tagliati sono più aggredibili dai batteri e dai funghi e si deteriorano molto prima di vegetali offerti interi. Un pappagallo abituato a nutrirsi in modo naturale con vegetali interi ha maggiori chance di sopravvivere in caso di fuga o se si perde. Ovviamente, in alcune occasioni risulta più comodo e più economico offrire pezzi di frutta o di ortaggi, però farlo in modo sistemico è controproducente per la salute psichica e del becco dei pappagalli.
  6. Somministrazione di vegetali guasti come se i pappagalli fossero maiali. In natura, i pappagalli si nutrono con i vegetali freschissimi che prelevano direttamente dalle piante. I vegetali ammacchiati durante la conservazione, ammuffiti, appassiti, vecchi, marci non vanno bene.
  7. Conservazione sbagliata del cibo. I pappagalli sono sensibili ai cibi contenenti alta carica di batteri, funghi e tossine. La conservazione in frigorifero a +4° rallenta, senza fermare, la crescita di batteri e funghi, purtroppo, il frigo è luogo ideale per la proliferazione di flora fungina sulle superficie di prodotti vi sistemati, perciò, dopo la conservazione in frigo i vegetali vanno lavati. Il surgelamento e seguente conservazione a -22° ha azione batteriostatica, però una volta scongelati, tutta la flora batterica e fungina ricomincia a proliferare; in quanto le cellule del prodotto sono compromesse dal surgelamento, la proliferazione è notevole – i prodotti una volta scongelati vanno usati nell'arco di poche ore e non possono essere conservati. Il cibo surgelato perde le qualità salutari e diventa cibo-ballasto. I cibi cotti naturali possono essere conservati in frigo a +4° per 1-2 giorni, coperti a contatto con una pellicola, invece i prodotti industriali, una volta cotti, sbollentati o inumiditi, non possono essere conservati, gli avanzi si buttano dopo ogni singolo uso. I vegetali vanno conservati in frigo interi, se tagliati, le zone a rischio aggredibili da flora patogena, vanno tagliate e buttate via prima dell'uso. I vegetali già tagliati a pezzi dopo la conservazione in frigo non vanno dati ai pappagalli. Si deve sempre ricordare che in natura i pappagalli hanno in disposizione tutti i vegetali freschissimi, appena colti, e che i vegetali conservati in frigo per più di un giorno non sono di prima freschezza.
  8. Mancato impegno nell'imparare a comporre miscele di semi personalizzate, uso di miscele di semi o altri prodotti bilanciati/equilibrati dal produttore senza capire a quale preciso scopo sono state equilibrate: per ingrasso a mo' di oche per foie-fras (lo è la maggior parte delle miscele per i pappagalli di taglia media-grande), per la stagione “carenziale” (lo è la maggior parte di miscele generiche per ondulati e piccoli pappagallini), allo scopo di bloccare il desiderio di riprodursi, oppure per indurre alla riproduzione, per novelli oppure per adulti o per anziani, per la stagione estiva o invernale, per pappagalli tenuti all'esterno o all'interno... Le miscele generiche non esistono, ogni miscela ha una precisa composizione che causa conseguenze benefiche oppure nocive per la salute. La stessa miscela può essere adatta per un pappagallo e contemporaneamente può essere inadatta e dannosa per i suoi altri familiari. Gli americano hanno proverbio" One person's food may be another person's poison" - "Quello che per una persona cibo, per un altro può essere veleno" - la tessa saggezza si applica anche nell'ornitologia. Abbastanza spesso, i produttori usano le parole “bilanciato” e “equilibrato” allo puro scopo speculativo per invogliare il cliente a comprare un prodotto fai-da-te di invenzione del produttore che non ha mai allevato nessun tipo di uccello e di cattiva qualità. I semi sono un elemento vitale insostituibile da surrogati industriali.
  9. Uso di semi troppo vecchi. I semi, le farine e gli altri derivati vanno usati nell'arco temporale massimo di 1 anno dalla raccolta, i prodotti più vecchi si usano solo nelle condizioni di carestia e di disagio economico, con consapevolezza e con il senso di colpa di non poter offrire niente di meglio ai propri beniamini alati. Semi ricchi di grassi possono diventare tossici durante la conservazione in quanto i grassi si irrancidiscono velocemente. I semi ricchi di grassi vecchi possono causare l'indigestione, disturbi alla funzionalità dello stomaco e del pancreas, malassorbimento. I semi della Perilla e delle altre piante della famiglia Lamiaceae (le Salvie, tra cui la “Chia seed”) e delle piante della famiglia Cruciferae (Ravizzone, Ravanello, Colza, ecc) si guastano più velocemente degli altri, a volte, in soli 6 mesi dopo la raccolta. Tutti i prodotti industriali (estrusi, pastoncini, crochette, ecc.) sono fatti dai semi e dalle farine vecchi, tantoché la data e il luogo della raccolta e la data della macinazione e degli altri trattamenti sull'etichetta non si indicano.
  10. Paura ossessiva di semi grassi. I semi grassi contengono sostanze preziose e insostituibili. Una dieta senza semi grassi può causare seri problemi alla salute se è di durata superiore a tre mesi nei pappagalli di taglia media-grande, i pappagallini dei climi desertici sono più resistenti però anche loro non reggono a lungo le diete estremamente carenziali – la loro resistenza dipende dalla dieta precedente. Oli integrativi non sostituiscono grassi e tutte le sostanze contenuti naturalmente nei germogli di semi freschi o secchi. Il bisogno di semi grassi di ogni singolo pappagallo dipende dal suo temperamento e dal carattere: quelli più vivaci e movimentati ne hanno maggior bisogno rispetto ai “sedentari”; inoltre il bisogno varia dal modo di mantenimento: all'aperto o al chiuso, in gabbia da 1x1,5x1 metri oppure in voliera da 10x16x4 metri. Generalmente, in una dieta generica “media” non personalizzata di semi-stagione dei pappagalli di taglia grande, che hanno la possibilità di volare, nella miscela secca di base dovrebbe essere presente il 25% di semi/noci grassi, invece nella dieta di pappagallini questo valore è di 10%.
  11. Mancata somministrazione di semi freschi appena raccolti, maturi e immaturi. Almeno nella stagione primaverile si deve fornire spighe di erbe fresche appena raccolte. Semi freschi immaturi contengono sostanze nutritive preziose insostituibili in altro modo.
  12. Uso continuo ed eccessivo di semi e vegetali trattati a calore – sbollentati o cotti. Tutti i trattamenti con calore distruggono le vitamine e le sostanze salutari e riducono drasticamente il contenuto nutritivo. Per i volatili sani il cibo cotto o sbollentato è una specie di “ballasto” calorico dallo scarso valore nutritivo, se somministrato spesso, contribuisce a formare masse adipose, ad aggravare carenze alimentari già presenti e a predisporre il gozzo e lo stomaco alle malattie. Invece nei volatili ammalati il cibo cotto rappresenta un valido aiuto per la guarigione. Per esempio, in caso di diarrea riso cotto o carote bollite sono mezzi eccezionali; nei casi di intossicazione da vitamine sintetiche o da integratori di minerali l'uso di semi bolliti e di pappe è indispensabile per permettere all'organismo di smaltire sostanze presenti in eccesso, nelle infezioni e nei disturbi che coinvolgono il tratto digestivo il cibo cotto spesso rappresenta salvavita. Normalmente, il cibo sbollentato o bollito si offre ai volatili esclusivamente allo scopo di farlo conoscere e di farlo accettare nel caso di possibile malattia. La frequenza di somministrazione dei cibi cotti nei volatili sani non deve essere più frequente di una volta un 1-3 settimane.
    I grassi contenuti nei semi e nelle farine sottoposti ad alte temperature di cottura acquisiscono qualità tossiche: pane, biscotti e gli altri prodotti cotti nel forno (180°), semi caramellati nello zucchero con aggiunta di mieie (150-180°), estrusi e pellettati (140-200° in dipendenza dal produttore), ecc – tutti i prodotti del genere contengono grassi trasformati da alte temperature.
  13. Uso di vegetali surgelati. Il surgelamento distrugge vitamine e altre sostanze benefiche – i vegetali diventano cibo-“ballasto”. Tanti prodotti industriali prima del surgelamento vengono decolorati/sbiancati e dopo ricolorati con sostanze resistenti al freddo e al tempo, allo scopo di essere più gradevoli per l'occhio del cliente. In quanto la conservazione tramite congelamento ha soltanto effetto batteriostatico, i vegetali una scongelati possono diventare la fonte di infezioni nei volatili, in particolare se prima del surgelamento sono stati tagliati a pezzi.
  14. Somministrazione di vegetali che i pappagalli evitano e non mangiano in natura. La soia e altri legumi normalmente usati in cucina ne sono l'esempio esplicito. In natura, i pappagalli si nutrono di altri tipi di legumi – per esempio, Leguminose da prato come di Trifoglio o Erba medica, baccelli di Acacie, Mimose e altri alberi della stessa famiglia, ecc., solo nelle stagioni di naturale maturazione e non mangiano né soia né fagioli. Solo alcuni tipi di pappagalli che vivono nei boschi pluviali usano mangiare qualche specie di fagiolo tropicale. La tossicità della soia nell'uomo e negli animali è stata già ampiamente discussa al livello internazionale, le sostanze tossiche contenute nella soia non si distruggono neanche durante trattamenti a calore, invece sostanze tossiche contenute nei fagioli si eliminano durante una lunga cottura con ripetuto cambio d'acqua, però durante la cottura si perdono anche sostanze nutritive. Le fave e i lupini sono inseriti nell'elenco di piante velenose per pappagalli. La maggior parte delle miscele per la germogliazione contengono soia e fagioli, le farine di soia e di altri legumi e i loro derivati spesso fanno parte della composizione dei prodotti industriali lavorati a lunga conservazione (pastoncini, formule da imbecco, estrusi, pelletati, ecc.) nonostante la tossicità conosciuta.
    Più grande è la taglia di pappagallo, più la sua dieta in natura è ricca di grassi. I pappagalli più grandi grandi spaccano noci di cocco, noccioli di datteri e di altri frutti di palme, noci di vario genere, nocciole, pistacchi, ecc. e ne mangiano il contenuto che è ricchissimo di grassi. I pappagallini piccoli non hanno forza necessaria per farlo, per il che non se ne nutrono – il contenuto di questi noci è troppo calorico e troppo ricco di grassi per loro. Fornire ai pappagallini noci, nocciole o mandorle già sgusciati, tritati o ridotti in polvere o in pasta causerà immediatamente problemi metabolici accompagnati da danni epatici; in natura, l'unica parte di questi noci che possono mangiare e la buccia di involucro (per esempio, il mallo di Noce). E' preferibile fornire tutte noci con la buccia di involucro, quando è possibile.
    La natura stessa ci guida e ci fa capire quello che va bene e quello che non va bene: se un pappagallo non è capace di raggiungere in natura un vegetale o aprire un frutto o un seme, se non lo mangia in natura non lo deve mangiare neanche in cattività. L'eccezione comunemente si fa solo per le carote e per le patate (attenzione, ogni parte verde di patate compreso i frutti della parte aerea sono tossici, sono tossiche anche le patate non completamente mature). Un punto dolente nell'ornitologia moderna è l'uso di arachidi dei quali nessun pappagallo si nutre in natura (in quanto crescono sotto terra). Nessuna ricerca è stata ancora effettuata, però tanti produttori usano arachidi e i derivati nei loro prodotti, invece alcuni veterinari e ornitologi hanno già notato la presenza insidiosa di tossine e di flora fungina patogena in questi prodotti. Un veterinario, rivisitando la dieta di un pappagallo non in buona forma, può proibire l'uso degli arachidi e dei derivati.
    Purtroppo, nelle condizioni povere e carenziali di cattività, i pappagalli perdono la capacità di riconoscere le piante per loro tossiche e mangiano qualsiasi prodotto nocivo gli viene offerto. Perciò si deve informarsi bene dalle fonti di ricerca e dell'osservazione ornitologica delle condizioni di vita in natura e del modo di alimentazione in natura dei propri pappagalli.
  15. Somministrazione di insetti ai pappagalli puramente granivori oppure somministrazione di insetti di tipo sbagliato ai pappagalli granivoro-insettivori. Uso di insetti surgelati. In natura, alcuni pappagalli in alcune stagioni si nutrono anche di alcuni insetti e di loro uova e larve “freschi”, cioè appena uccisi, in particolare quando allevano la prole. La sicurezza dell'uso e la qualità di insetti conservati è sotto questione, invece insetti raccolti in natura possono contenere pesticidi ed essere veicoli di infezioni. Alcuni allevatori di pappagalli allevano personalmente insetti adatti ai loro pappagalli.
  16. Uso di farine non integrali per la composizione di pastoncini, uso del pane secco o dei biscotti per pastoncini, uso di pastoncini precotti oppure preparazione sistemica di pastoncini con lavorazione a caldo.
  17. Uso di proteine animali come latte e latticini, carne, pesce, conserve per infanzia. Dieta troppo carica di proteine, uso di proteine concentrate senza diminuire la concentrazione a dovere o di aminoacidi puri. Il bisogno di proteine può essere completamente soddisfatto tramite uso di semi e vegetali che ne sono ricchi, è possibile causare un sovra dosaggio proteico anche con i soli semi. L'eccesso di proteine provoca disfunzioni metaboliche, malattie di organi interni, podagra/gotta. Le proteine animali somministrati ai granivori si ritengono responsabili della encefalite spongiforme.
  18. Uso del cibo “umano” a partire dal pane fresco o secco, biscotti, pasta, “succhi” di frutta industriali, bevande zuccherate e alcoliche, caffè, cotto, fritto, salato, dolce, conservato, ecc.
  19. Uso di prodotti “snaturati” nell'alimentazione. Prodotti “snaturati” sono il frutto di tecnologie moderne che denaturalizzano le materie prime allo scopo di prolungamento dei tempi di conservazione e allo scopo di riciclo delle materie e dei prodotti deteriorati o scaduti, di trasformazione e (re)utilizzo di prodotti di bassa qualità. Oramai, sentiamo dei bambini di soli 10-12 anni che soffrono di malattie degenerative di vecchiaia le quali una volta non comparivano prima dei 30-40 anni d'età: calcoli, diabete del tipo II (derivante dall'eccesso di carboidrati nel regime alimentare), infarti, podagra... A questi bambini i genitori hanno somministrato prodotti mangimistici snaturati per infanzia come polveri dolcificati per la miscela da biberon, polveri istantanee per le pappe, conserve, colazioni secche (corn flakes e simile), merendine e biscottini con ingredienti industriali, pane industriale, ecc. Nel campo alimentare ornitologico, i prodotti snaturati sono quelli lavorati industrialmente, trattati con conservanti e confezionati nelle buste “protettive” allo scopo di lunghissima conservazione: estrusi, pellettati, crocchette, pastoncini... Nei pappagalli i danni possono essere: problemi metabolici, malattie e stati degenerativi del gozzo e dello stomaco, calcoli e calcificazione di organi, podagra, accumulo di liquidi in tessuti, peggioramento della salute in generale con predisposizione alle malattie infettive, intossicazione generale, calvizia, difetti del piumaggio, piumaggio poco bello, autodeplumazione, autolesionismo, problemi nella riproduzione, morte improvvisa precoce per collasso della funzionalità di organi vitali, ecc.
  20. Omissione di fornire gastroliti indispensabili per la salute dello stomaco muscolare, omissione di fornire sostanze volte a sostituire l'ingestione di terreno e argilla che i pappagalli praticano in natura.
  21. Uso a scopo “profilattico-preventivo” di vitamine sintetiche (in gocce, in polvere, come componente di altri prodotti). Le vitamine sintetiche hanno un enorme potenziale tossico, sono studiati pochissimo, le case produttrici lanciano campagne promotorie pubblicitarie basate non sulle ricerche scientifiche verificabili ma solo sulle affermazioni non verificabili. Vitamine sintetiche possono essere un valido sostegno per curare stati carenziali però possono anche causare effetti collaterali devastanti, compreso la morte da danni epatici o al pancreas. Le vitamine sintetiche sono farmaci a tutti gli effetti e vanno usati con la stessa cautela. Sono assolutamente da evitare nei volatili con problemi epatici, pancreatici e renali - la somministrazione nei malati è da riservarsi esclusivamente al veterinario.
  22. Mancato razionamento della porzione giornaliera del cibo e mancato controllo sul effettivo consumo del cibo.
  23. Mancato studio delle regole del bilanciamento del calcio, del fosforo e della vitamina D naturale o della D3 sintetica nella dieta quotidiana e annuale relativamente ai bisogni di razza di pappagalli in possesso; mancato studio delle regole per bilanciare grassi Omega 3 e Omega 6, mancato studio del metabolismo delle vitamine. Tante confezioni di cibi industriali riportano sull'etichetta proporzioni altamente squilibrate (Calcio:Fosforo = 40:1, oppure 1:40 che è ugualmente squilibrato) però il consumatore ignaro non ne capisce il significato né le conseguenze per la salute a breve e a lungo termine e somministra ai propri volatili questi prodotti altamente nocivi. La vitamina D3 sintetica è usata nella produzione di ratticidi in quanto il sovra dosaggio è mutilante e mortale sia per i ratti sia per i pappagalli sia per gli altri animali della stessa taglia. Il bilanciamento sbagliato delle vitamine sintetiche può portare ai gravi problemi metabolici, alla calcificazione dei tessuti e ad altri danni. Lo studio delle regole del bilanciamento richiede tempo, pazienza e impegno, però è indispensabile in quanto è una delle pietre basilari delle fondamenta di buona salute dei volatili in cattività.
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 Trattamenti per stimolare il desiderio di riprodursi nei Pappagallini Ondulati (metodo della Cocorita Giuliva)

(il metodo è funzionale anche in altri pappagalli e in tanti altri volatili d'affezione, facendo cura di usare le piante adatte alla specie)

In natura, gli Ondulati si riproducano nelle stagioni di abbondanza di cibo: in primavera e in autunno. Non si riproducono mai d'estate e raramente d'inverno. Lo stesso ritmo naturale conviene seguire anche in cattività. D'estate avviene la muta generale dell'anno, d'inverno invece le coco selvatiche sono propense ad abbandonare la cova nei casi di carenze nutritive o per il freddo, gli stessi comportamenti hanno anche le coco domestiche.

1. Trattamenti alimentari stimolanti

L'alimentazione ha un importante ruolo nel stimolare gli Ondulati alla riproduzione. Ogni cambio stagionale dell'alimentazione è benefico per la loro salute; il passaggio dall'alimentazione invernale a quella primaverile, o da quella estiva ad autunnale, rappresenta forte stimolo per iniziare la cova. Perciò si effettuano cambi sia della composizione della miscela di base, sia nella composizione dei pastoncini, sia nell'apporto di vegetali freschi; si aumenta la razione e la frequenza di somministrazione di semi germogliati.

Cambi alimentari vanno abbinati a "procedure acquatiche" quotidiane (che imitano le piogge in natura) e sono suddivisi in due tappe.
La prima tappa consiste nell'aumentare l'apporto di vegetali freschi, offrendoli in maggiore quantità e varietà (5-10 diverse varietà alla volta). La prima tappa può durare da due settimane a un mese.

La seconda tappa consiste nell'introdurre la quantità massiccia di rami di alberi fioriti e di fiori freschi, abbinandoli sempre a quantità abbondanti di verdure e "procedure acquatiche" e introducendo bagni di sole se si tratta della stagione primaverile (15-60 minuti al giorno al sole diretto, di più in penombra). Gli alberi migliori, che emozionano maggiormente gli Ondulati, sono quelli di origine australiana: Acacia, Mimosa, Eucalipto, Callistemon, Grevillea, Hakea, Banksia, ecc. - gli alberi dai fiori foltissimi. Possono essere usati anche fiori di alberi e di arbusti italiani, per esempio Biancospino, Betulla, Corbezzolo, Corniolo, Cotoneaster, Crespino/Berberis, Frassino, Faggio, Melo (compreso Cotogno), Sorbo, Salice, Agrumi, Mirto, Piracantha, Sambuco comune (Sambucus nigra), Sangiunello (Cornus sanguinea), Serenella/Lillà (Syringa vulgaris) e tanti altri.

Degli alberi sopraelencati tutti possono essere somministrati con le gemme/foglie tranne il Sambuco comune di cui l'uso è da riservarsi agli esperti nella gestione olistica in quanto un sovraddosaggio potrebbe causare effetti tossici. Sul conto del Sambuco ci sono opinioni contrastanti, l'uso di soli fiori è sicuro (nella mia pratica personale, il Sambuco somministrato in quantità moderata a rami completi non ha mai causato problemi).

Per quello che riguarda gli alberi da frutta appartenenti al genere Prunus (Albicocca, Amarena, Ciliegio, Prugno, Pesco) - possono essere somministrati solo i fiori senza rami ne foglie in quanto alcune varietà di questi alberi sono ricchi di gliosidi cianogeni e, quindi, sono potenzialmente tossici. Il Mandorlo amaro è da evitare, invece il Mandorlo dolce è sicuro sia per i fiori sia per fare posatoi (per precauzione, in attesa delle ricerche approfondite, i rametti giovani e le foglie sono da evitare). 

I fiori di alberi sono ricchi di polline e i pappagallini la gustano volentieri, rinforzandosi per la cova.

I pappagallini che non hanno mai visto fiori nella maggior parte dei casi si spaventeranno a loro vista e mostreranno la massima diffidenza, però con il tempo cominceranno ad apprezzarli. Solo la presenza di rami fioriti e il profumo di fiori hanno comunque azione stimolante che spesso sembra magica.

I rami fioriti vanno raccolti nei luoghi ecologicamente puliti, lontano dalle fonti inquinanti e dai campi di agricoltura intensiva nei quali si usano prodotti diserbanti, pesticida e fertilizzanti intensivi e chimici. Gli alberi del giardino devono non essere mai stati trattati con sostanze pesiticida e fertilizzanti chimici.

Dei fiori si usano quelli coltivati in vaso o raccolti nei boschi o nei prati: Violetta, Viola, Rosa, Ibisco, Borsa del pastore, Tarassaco, Fiordaliso, Trifoglio rosa e Trifoglio sotteraneo (alcune fonti segnalano il Trifoglio bianco delle varietà da coltivazione come non del tutto sicuro a causa della tendenza di accumulare glicosidi cianogeni, comunque in piccole quantità può essere anche il Trifoglio bianco, piantine giovani sono da evitare, meglio usare le specie spontanee nostrane), Erba medica (Medicago sativa), Bocca di leone (Antirrhinum majus), Caprifoglio (specie Lonicera), Camomilla (in quantità moderata se è molto profumata), Margheritine del genere Bellis, Cartamo, Echinacea, Nasturzio, Calendula, Amaranto, alcune specie di Farinello (Chenopodium album, Chenopodium rubrum, Chenopodium bonus-henricus, Chenopodium auricomum, Chenopodium foliosum), e  tanti altri. 
Agli Ondulati piacciono anche i fiori di ortaggi: fiori di Rapa, di Senape e di Cavolo (genere Brassica), di Carota, di Cicoria (coltivata e selvatica), di Lattuga. Cime di Rapa comprate al mercato possono essere tenute nei vasi con acqua finché non si aprono fiori.
In natura, un ruolo particolare nella stagione riproduttiva hanno fiori di Porcellana (Portulaca oleracea) e di Calandrinia, che contengono tante sostanze nutritive sia nelle foglie sia nei fiori sia nei semi. La Porcellana cresce in Italia nello stato spontaneo, entrambe le piante possono essere coltivate nel vaso.
Piante aromatiche invece vanno evitate perché gli oli essenziali vi contenuti possono provocare stati di intossicazione di grado vario negli uccellini sensibili o debilitati (in maggior parte sono piante appartenenti alla famiglia Lamiaceae: Menta, Perilla, Salvia, Timo, Basilico, Maggiorana, Origano, Lavanda; tra altre piante - Valeriana, Prezzemolo, Coriandolo, Pepe). Queste piante si usano sotto la guida di uno specialista con lo scopo di cure di alcune patologie, per periodi di tempo limitati.

I fiori venduti da fioristi e nei vivai solitamente sono trattati con sostanze conservanti e fertilizzanti, perciò sono da evitare.
I rami e i fiori devono essere freschissimi, appena foglie o fiori cominciano ad appassire devono essere levati (rami e rametti di alberi possono essere lasciati più a lungo, basta staccare i fiori e le foglie non più freschi), nelle giornate più calde dopo sole due ore.

La durata della seconda tappa varia da un minimo di una settimana a un mese, dopodiché le coppie vanno sistemate nei luoghi per la cova (grande voliera comune o gabbie separate) e dopo alcuni giorni vanno offerti nidi. Più bagni di sole faranno i pappagallini prima della cova, meglio sarà per la salute loro e dei pulcini. Solitamente, gli Ondulati che ricevono trattamenti sopradescritti ardono di riprodursi, però possono esserci casi difficili, in particolare quando si tratta di accoppiare pappagallini che non piacciono l'uno all'altra con lo scopo di allevamento di selezione.

2. Trattamenti psicologici particolari per le coppie che non vogliono riprodursi
Nel libro.


 








La Mimosa (Acacia) e le Violette fioriscono alla fine dell'inverno e sono eccezionali per la preparazione e la stimolazione alla stagione di riproduzione primaverile. Durante la primavera, si apriranno fiori di altri alberi e di fiori da giardino e prativi.




Altre foto illustrative possono essere visionate tra i materiali del blog (post con etichette "Riproduzione", "Stimolazione alla riprosuzione", Preparazione per la riproduzione". 

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Gastroliti - graniglia di pietra (grit) - indispensabili per la buona salute dei pappagalli granivori

Articolo di contrasto a quelli che “demonizzano” il grit

La parola “gastrolito” (o gastrolite) è una parola greca che, tradotta in italiano, significa “sasso dello stomaco” (“gaster” vuol dire “stomaco” e “lithos” - “sasso”). “Grit” è la parola inglese che si traduce semplicemente come “graniglia di pietra”.

Tutti noi abbiamo osservato personalmente o abbiamo visto registrazioni di alcuni uccelli in libertà a cercare e inghiottire sassolini. In natura non solo uccelli ma anche alcuni altri animali ingeriscono pietre: foche, coccodrilli, balene, delfini. Secondo alcuni scienziati, le ingerivano anche alcuni dinosauri.

Nei pappagalli granivori e in tanti altri volatili la graniglia di pietra svolge la funzione simile ai denti nell'uomo: macina il cibo. Il becco serve solo per sbucciare semi e per spezzettare altri tipi di cibo. Dalla bocca il cibo passa per via dell'esofago nel gozzo (ingluvie), dal gozzo nello stomaco ghiandolare (proventriglio) dove si producono succhi gastrici, e quindi, arriva nello stomaco muscolare (ventriglio) dove avviene il processo di macinazione e il passaggio nell'intestino. Le pareti dello stomaco muscolare sono molto spesse e si muovono in continuazione, le pietruzze aiutano a questo stomaco a triturare il cibo già ammorbidito da succhi gastrici e con il tempo si levigano e si consumano. In assenza di graniglia, con passare del tempo, la mucose che copre le pareti dello stomaco si assottiglia e si infiamma.

Lo stomaco muscolare non può funzionare bene senza gastroliti, è come una bocca di un uomo senza denti.

Uno dei primi possibili segni della sofferenza dello stomaco muscolare è la presenza di semi indigeriti o digeriti parzialmente in escrementi. La maldigestione primaria può essere aggravata da infiammazioni batteriche o fungine dei pareti del tratto digestivo (gastroenterite) il che porta alla diarrea. Nello stadio iniziale il problema può essere corretto tramite introduzione della graniglia di pietra nella dieta, dopo due-sei mesi si ripristinerà la corretta digestione. Pappagalli deprivati a lungo dei gastroliti sviluppano diverse patologie sovrapposte, diventando sempre più vulnerabili per le infezioni, alla fine, il problema primario "si arricchisce" con tanti altri e diventa impossibile definire e curare la causa primaria. Danni funzionali degenerativi spesso sono irreparabili.

Non è stato ancora studiato il ruolo dei gastroliti nel gozzo, nello stomaco ghiandolare e nell'intestino; non sono stati ancora studiati legami tra la mancata somministrazione di gastroliti e le malattie infettive e la proventricolite dilatativa – una malattia emergente di ultimi anni la quale coinvolge gli organi dell'apparato digerente e il sistema nervoso provocando una degenerazione funzionale che porta alla morte.

Purtroppo, nella triste realtà dei fatti, la cattiva digestione a causa di mancanza di graniglia di pietra nella dieta spesso va ingenuamente scambiata per la megabatteriosi – un'infezione micotica, nella quale semi indigeriti sono uno dei sintomi principali. La diagnosi sbagliata va seguita dalle cure inutili che non rimuovono la causa, ed ecco che la megabatteriosi ha acquisito la fama di una malattia temibile quasi pandemica e incurabile tra alcuni allevatori.

Negli anni passati, quando il grit non era ancora demonizzato e veniva largamente usato, quando i prodotti industriali come pastoncini o estrusi non erano ancora in moda, le patologie a carico dell'apparato digerente dei volatili domestici erano molto meno frequenti e non erano così distruttive e insidiose come oggi.

La demonizzazione del grit si basa sull'idea fantasiosa che i sassolini servirebbero agli uccelli solo “per triturare la buccia dei semi nello stomaco in quanto molto dura” e non ogni tipo di cibo – l'inventore della storiella non si era accorto che i pappagalli sbucciano i semi prima di mangiarli! “Non c'è buccia – non serve il grit” - si chiede, allora perché in libertà i pappagalli mangiano in continuazione sassolini in assenza di buccia? I sostenitori della storiella non sanno rispondere.

Non si sa chi ha inventato la storiella per primo, però il fatto più sorprendente che in tanti l'hanno presa sul serio senza fare domande e senza ragionare, senza neanche guardare come mangiano pappagalli.

Inspiegabilmente, alcuni veterinari sconsigliano l'uso della graniglia ai pappagalli sani, ben sapendo che ciò prima o tardi porterà ai risultati infausti. Tali veterinari usano altro tipo di giustificazione, più sofisticato.
La prima giustificazione di veterinari è che alcuni pappagalli possono digerire semi anche senza aiuto di gastroliti, solo tramite succhi gastrici, per un periodo di tempo abbastanza lungo in paragone all'aspettativa di vita generale. Si cita spesso una presunta ricerca americana non di libero dominio pubblico ma visionabile solo a pagamento (sic!), nella quale si descriverebbero alcuni ipotetici pappagalli, non si sa di quale razza, i quali avrebbe vissuto “in salute” per 20 anni senza consumare grit (Avian Medicine: Principles and Application. Ritchie, Harrison & Harrison, 1994). I dettagli non si espongono. La vita media di pappagalli grossi è di 70 anni, 20 anni “in salute” e altri ”in malattia” non sembrano entusiasmanti se si trattasse di pappagalli longevi. Ovviamente, non esistono prove chiare e concordate dell'affermato e non esistono critiche di altri specialisti, mentre quello che rende ricerche affidabili sono critiche e valutazioni altrui. Si ignora del tutto e non si valuta né si critica un'altra ricerca pubblicata sullo stesso giornale, in favore del grit sperimentato su pappagallini ondulati, nell'arco della quale sarebbe stato dimostrato che il tratto digestivo degli ondulati funziona meglio con i sassolini espellendo più velocemente sfere di metallo somministrate durante l'esperimento (Comparison of Treatment Protocols for Removing Metallic Foreign Objects From the Ventriculus of Budgerigars. Corina Lupu, Stephanie Robins, 1997) .
La prima ricerca ha influenzato in maniera magica tanti menti, al punto tale che nessuno si pone la domanda sull'affidabilità della stessa e la totale impossibilità di controllo e verifica da parte dei terzi. Anche se alcuni pappagalli abbiano vissuto per alcuni anni nello stato di apparente salute nelle condizioni di privazione, tanti altri pappagalli si ammalano e veterinari e cosiddetti “conoscitori-consiglieri” seguaci dell'idea “anti graniglia + estrusi/pelletes” non riescono a far guarire questi uccelli in quanto trascurano necessità fisiologiche. I casi di autodeplumazione o autoferimento per mancanza di gastroliti e oligoelementi in associazione al consumo di estrusi e altri cibi industriali sono particolarmente tragici: abbastanza spesso veterinari s'inventano storie incredibili, arrivando ad attribuire carattere magico-mistico al problema pur di non riconoscere onestamente sbagli grossolani gestionali. E chi ne rimane vittima sono pappagalli che guariscono solo se loro padroni trovano informazioni giuste in tempo utile.

Un'altra giustificazione di veterinari ritenenti che il grit sarebbe pericoloso consiste nel fatto che ci sono stati casi di morte di volatili a causa del blocco intestinale o del gozzo per il consumo eccessivo di sassolini. I casi di morte a causa di blocco con masse secche o pastose di estrusi e pelletes, o con semi, pezzi di giocatoli, carta, o altri materiali, non si nominano mai, come non si nomina l'ostruzione intestinale da vermi o da tumori. Per qualche oscuro motivo si accusa solo il grit e si trascurano totalmente altri prodotti e sostanze che possono provocare il blocco.

In cattività, i pappagalli inadeguatamente accuditi, trascurati o maltrattati, sono inclini a compiere atti autolesionistici di varia natura. I pappagalli ristretti in gabbie piccoli, tenuti da soli o nelle condizioni di sovraffollamento, costretti a consumare estrusi forzatamente, malnutriti, che non sanno come far passare tempo e si annoiano, sono soliti di riempirsi il gozzo con ogni cosa che capita – più o meno come gli uomini che mangiano tanto quando sono nervosi.
La dinamica di consumo eccessivo di sassolini in pappagalli nutriti male è stata paragonata al consumo di erba in cani e gatti nei casi di intossicazione o disturbi del tratto digestivo. Il regime alimentare sbagliato provoca inevitabilmente disturbi e patologie, senza cure adeguate alcuni pappagalli cercano di curarsi da soli con quello che hanno in disposizione, arrivando a mangiare tutto il grit che hanno in disposizione.
Pappagalli che si sentono traditi dal padrone tanto amato possono compiere dei veri gesti di suicidio, inghiottendo ogni cosa che hanno in disposizione con lo scopo preciso di cessare di vivere, anche in maniera dimostrativa davanti al padrone.

Tendenze autolesionistiche si sviluppano abbastanza spesso nei pappagalli che sono costretti a nutrirsi con estrusi/pellettes. La dinamica in alcuni casi è psicologica, in altri tossicologica. I produttori di estrusi sicuramente l'hanno riscontrato, come l'hanno notato i proprietari di pappagalli più attenti e premurosi. Per aggirare il problema di consumo eccessivo autolesionistico del grit nei pappagalli consumatori di estrusi e continuare a vendere il prodotto, è stata lanciata l'idea che in cattività ai pappagalli consumatori di estrusi/pelletes non servirebbero gastroliti, in quanto i prodotti secchi lavorati industriali diventano una pasta dopo essere inumiditi con abbondante quantità d'acqua e non devono essere affatto triturati nello stomaco.
La paura immotivata e ossessiva del grit s'intravede ormai persino nei manuali ufficiali di associazioni per la difesa di pappagalli e di altri volatili. Il grit in sé non è più né meno pericoloso di altri prodotti, è un elemento indispensabile per i pappagalli sani.

In cattività, visti i rischi di depressone e di nervosismo nei volatili con conseguente possibilità di ingestione di quantità eccessiva di gastroliti o del cibo, questi si mettono in disposizione dei pappagalli in quantità limitata.

La graniglia di pietra e/o di ostriche non può essere somministrata ai pappagalli affetti dalle infiammazioni o dalle infezioni dell'esofago o del gozzo (tra cui tricomoniasi, candidomicosi), in quanto c'è rischio di ostruzione a causa dei tessuti infiammati e rigonfi, con conseguente morte dalla sete e dalla fame. La mangiatoia con gastroliti deve essere levata fino alla completa guarigione. Contemporaneamente, vanno esclusi i prodotti secchi e/o duri, i quali possono ugualmente causare il blocco.

Esistono due tipi di graniglia di pietra: solubile e insolubile, il che di solito si specifica sull'etichetta della confezione. I gusci di ostriche sono solubili, pietruzza di quarzo e granito è insolubile. Allo stomaco muscolare per un corretto funzionamento servono gastroliti insolubili in quanto quelli solubili si sciolgono. La sabbia non può essere usata al posto della graniglia in quanto essendo liscia e levigata non aiuta a triturare il cibo.
Una volta, le pietruzze si raccoglievano in natura (non al mare, in quanto è possibile l'intossicazione dal sale) e si facevano disinfettare nelle condizioni domestiche (1-2 ore di bollitura + 1-2 ore al forno a 100-180°; grandi pietre spaccate in condizioni domestiche possono essere fornite senza procedura di disinfezione). Oggi, la graniglia di pietra è presente in commercio sotto il nome “grit” - già pronta all'uso. Di solito nelle confezioni ci sono sassolini rossi e bianchi, trituro di gusci di ostrica, pezzettini di carbone vegetale – tutti elementi utili alla salute dei volatili; talvolta c'è anche argilla (è stato provato con video riprese che in natura pappagalli la mangiano). Vanno bene tutte le confezioni senza aggiunte di profumi, coloranti, vitamine, fiori secchi, iodio, e qualsiasi altro tipo di additivo estraneo al concetto.

La grandezza delle particelle della miscela dipende dalla misura del pennuto: così, per i pappagallini di piccola taglia come ondulati e inseparabili la grandezza adatta è da 0,5-3 mm, per quelli di media taglia come calopsite e parocchetti 1-4 mm, e per i grossi come cacatua e cenerini 2-5 mm. La grandezza adatta per canarini è altri uccellini piccoli è di 0,5-2 mm.

I gastroliti si mettono in piccola quantità in una mangiatoia a parte, che deve essere sempre presente nella gabbia, non bisogna metterli sul fondo della gabbia per due motivi: l'uccello potrebbe ingerire propri escrementi insieme ai sassolini, il che è antigienico, o potrebbe ingerirne la quantità eccessiva se fosse annoiato, depresso o stressato. Nella mangiatoia dei gastroliti si aggiungano altre sostanze che uccelli consumano in natura, tra cui minerali e oligoelementi (la “ricetta” dettagliata della Cocorita Giuliva è nell'omonimo libro).

Al di la della mangiatoia con gastroliti, nella gabbia devono essere sempre presenti l'osso di seppia e dei blocchetti di gesso o in base di gesso senza aggiunta di vitamine e/o altre sostanze (chiamati in commercio “sassi minerali”), i quali aiutano agli uccelli a tenere in ordine il becco (come fonte di minerali non sono tanto utili).

La Cocorita Giuliva
lacocoritagiuliva@gmail.com Creative Common License (CC BY-NC-ND 3.0)


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Attenzione: estrusi/pellettati – prodotti dannosi per i pappagalli!

(articolo preparato in base delle numerose richieste d'aiuto delle persone di cui pappagalli hanno avuto gravi danni alla salute in seguito alla somministrazione di estrusi/pelletes/crocchette)

Ultimamente, i produttori e i rivenditori di estrusi fanno copiosa pubblicità e insistente propaganda di estrusi e pelletes per uccelli, omettendo di specificare il vero valore nutritivo del prodotto, gli effetti indesiderati e i danni che può provocare. I produttori dichiarano che avrebbero effettuato qualche ricerca su questi prodotti, però i resoconti e le descrizioni di queste presunte ricerche non sono disponibili, come non lo sono le valutazioni e le critiche di queste ricerche da parte di scienziati indipendenti. Nessun tipo di ricerca scientifica indipendente dal produttore, imparziale, è stata mai effettuata. Di che si conclude, con grande dispiacere, che i prodotti vanno sperimentati direttamente su animali-consumatori. Piccole ricerche personali di alcuni allevatori sono state interrotte dopo l'apparizione di evidenti sintomi di patologie e il peggioramento dello stato di salute generale nei pennuti sottoposti ai trattamenti di prova.

La triste esperienza di estrusi e altri cibi industriali confezionati per cani e gatti ci ha già esplicitamente dimostrato un drastico e incredibile aumento delle malattie tumorali e di vari disturbi in animali consumatori, la diminuzione della durata della vita. Prima della massiccia introduzione dei prodotti industriali, i cani e i gatti non si ammalavano come oggi, però l'uso di questi prodotti in cani e gatti può essere comunque giustificato da minor prezzo a confronto coi prodotti e integratori freschi e da notevole risparmio di tempo - altrimenti un consumatore medio non riuscirebbe a mantenere un animale in casa; invece per quello che riguarda i pappagalli e gli altri uccelli granivori, i prodotti industriali non offrono alcun elemento positivo. Il gozzo degli uccelli granivori è un organo estremamente sensibile, con basso limite di tolleranza, perciò fino ad oggi non sono stati inventati prodotti “alternativi” di successo.

L'aumento nei pappagalli delle patologie del gozzo e delle patologie del tratto digestivo chiamate “proventricolite”, tra cui la proventricolite necrotica dilatativa, notato negli ultimi anni da tanti veterinari aviari al livello mondiale, come chiunque può notare, è strettamente legato alle vendite e alla somministrazione di estrusi e di altri prodotti industriali: un paio di decenni fa le suddette patologie erano diffuse molto di meno come l'uso di prodotti industriali lavorati. L'autodeplumazione è un'ulteriore grave problema diffuso tra uccelli domestici consumatori di cibi industriali lavorati.

Di solito, gli uccelli d'affezione, è in particolare uccelli di intelligenza superiore come i pappagalli, si rifiutano di mangiare estrusi e pelletes. In effetti, questi prodotti cotti non freschi, che spesso assomigliano assai a escrementi dal punto di vista estetico, sono un ingiuria alla psiche del pappagallo che è un capriccioso buongustaio di natura. Pappagalli costretti a mangiare estrusi con maniere coercitive (per mancanza di altro cibo), spesso si ammalano di depressione, hanno svariati disturbi, compiono atti autolesionistici.

Gli estrusi e i pellettes sono prodotti di tecnologia moderna: i produttori affermano che sarebbe la farina di semi o di altra origine mista a varie sostanze, cotta ad altissime temperature, pressata ed essiccata. La forma del prodotto finito può essere diversa: dai piccoli bastoncini a biscottini formati come figurine, di recente li hanno fatti anche in forma di semi. Il colore naturale del prodotto è marrone di diverse tonalità, che può essere ravvivato o cambiato con coloranti. Di solito, il prodotto si vende in buste plastificate e contiene conservanti per evitare la formazione delle muffe e deterioramento del prodotto.
Non ci sono controlli indipendenti da parte degli Stati verso il contenuto dei prodotti industriali per animali domestici d'affezione, delle loro proprietà nutritive effettive ed eventuali effetti tossici. Sulle confezioni commercializzate per volatili allevati a scopo di consumo umano si indica che la somministrazione deve essere sospesa circa due settimane prima della macellazione, il che significa che questi prodotti contengono massicce quantità di sostanze tossiche per l'uomo.

Di fatto non si sa, ed è impossibile controllare, di che tipo di semi e di che tipo di farina sono prodotti estrusi e l'anno di produzione di semi e di farine (potrebbero esserci aggiunte di rifiuti delle industrie alimentari o di prodotti di alimentazione umana riciclati – è impossibile verificarlo nel prodotto finito). Alcune ditte pubblicizzano loro estrusi come “biologici” senza spiegare dettagliatamente il significato di tale termine e l'applicazione nella tecnologia di produzione: durante la cottura del prodotto e dopo l'aggiunta di altre sostanze, la qualità inizialmente “biologica” potrebbe trasformarsi in “non biologica”). Come ognuno può controllare, le presunte ricerche dei produttori non sono di dominio pubblico e non possono essere valutate né criticate per le modalità di svolgimento e l'affidabilità dei risultati. Al consumatore si chiede di avere fede cieca e di non pensare.

E' noto che gli oli diventano tossici ad alte temperature, per il che il fritto è ritenuto dannoso per la salute. La cottura di estrusi avviene ad altissima temperatura (secondo fonti in internet, anche a 150 e più gradi), paragonabile con la temperatura di frittura, quindi, gli eventuali oli di semi contenuti nelle farine si cambiano acquisendo qualità e caratteristiche nuove.
Durante la cottura, le poche sostanze nutritive naturali e le vitamine si deteriorano, perdendo proprie qualità benefiche, per il che i produttori aggiungono proteine, spesso non specificate e di provenienza ignota, e vitamine sintetiche.
La produzione industriale odierna delle farine merita tanta critica dal punto di vista della sicurezza alimentare e del valore nutritivo: alfa-amilasi e glutine aggiunti per correggere la scarsa qualità derivante dall'uso di semi marci o deteriorati e dal riciclare di farine molto vecchie e scadute, l'uso di sbancanti per correggere il colore delle farine marce o ammuffite, l'uso dei miglioratori di ogni genere allo scopo di poter vendere le farine non più buone, di conservanti solfiti compresi... Un esempio raccapricciante della realtà odierna può essere la marmellata (chiamata ormai - secondo la legge - “confettura”): il produttore può aggiungere oli e grassi alla marmellata con lo scopo di sciogliere e rendere invisibile la schiuma che si forma durante la preparazione e ha diritto di non indicarlo sull'etichetta (si consiglia la lettura dei materiali sul tema di additivi alimentari e di coadiuvanti tecnologici di produzione, e di normative europee di produzione). Ormai non ci meravigliamo quando il medico fa diagnosi di intossicazione o di allergia dal pane o da qualche altro prodotto tradizionalmente innocuo e salutare e ne proibisce categoricamente l'uso. Se la farina odierna piena di additivi può provocare allergie e altri danni alla salute nell'uomo, figuriamoci cosa può causare ai volatili!
Come si vede, gli estrusi e i prodotti simili sono un prodotto non fresco, molto meno fresco di semi secchi che di solito si somministrano ai pappagalli, sono un prodotto cotto, lavorato; è impossibile stabilire la data esatta di raccolta e di macinazione dei componenti e la loro provenienza precisa; vi sono aggiunte di sintesi chimica (vitamine, coloranti, conservanti, insaporitori, sostanze che attraggono animali); il contenuto rimane effettivamente ignoto e non soggetto alla verifica a causa della cottura e dei derivanti cambiamenti.

Fino ad oggi non sono state effettuate ricerche scientifiche dettagliate sulla vita e sull'alimentazione dei pappagalli in natura, non c'è chiarezza e le domande superano le risposte, le informazioni esistenti sono frammentarie, contraddittorie e altamente carenti. Alcune fonti affermano che pappagalli consumano più di 80 tipi di piante fresche al giorno. Di fatto, nessuno sa con precisione quali sono effettive necessità nutritive nei pappagalli sia in libertà sia in cattività, però i produttori di estrusi affermano spudoratamente che loro estrusi contengono “tutte le sostanze necessarie equilibrate tra loro”! - truffando i consumatori più ingenui tramite falsa pubblicità.
Essendo gli estrusi e i pelletes di fatto il prodotto industriale sperimentale, non basato sui dati scientifici, ciò dovrebbe essere esplicitamente e chiaramente indicato su tutte le confezioni.

Per indurre i proprietari di pappagalli a somministrarli estrusi ai propri pennuti, i produttori fanno promesse fantasiose di buona salute per uccello consumatore di estrusi, di lunga vita, di assenza di flora batterica e patogena nel prodotto, di già nominata “composizione equilibrata” del prodotto, di “alta digeribilità”; promesse che il pappagallo costretto a consumare estrusi sporcherà di meno in casa in quanto non ci sono bucce e parti da scartare; che il proprietario avrà controllo assoluto sull'alimentazione e sui consumi del pappagallo, in quanto l’uccello non può scegliere tra le diverse componenti della razione alimentare essendo costretto ad inghiottire le sostante già miscelate tra loro “in maniera omogenea”.

Come pare, gli estrusi sono orientati ai padroni dei pappagalli che hanno bisogno psicopatologico di ridurre il proprio pappagallo alla schiavitù completa adibita da calcolo ossessivo delle calorie e sostanze nutritive in base dei valori pseudoscientifici (come lo fanno solitamente persone aventi disturbo mentale di anoressia o bulimia).

Gli estrusi sono molto meno freschi e, conseguentemente, molto meno utili di miscele di semi secchi. In natura i pappagalli si nutrono anche di semi secchi che rimangono sulle piante o cadono per terra, mentre non si nutrono del tutto delle miscele di farine cotte ad altissime temperature. I proprietari raggiungono l'apporto più equilibrato e più sano nell'alimentazione dei propri pappagalli tramite razioni giornaliere di miscele naturali di semi freschi, secchi o germogliati e aggiunta misurata di altri prodotti freschi – anche in questo caso il pappagallo consuma sostanze in quantità controllata dal proprietario, raggiungendo l'equilibrio voluto tra le sostanze, però tutte le sostanze sono naturali, più sicure, non cotte ad altissime temperature, e possono essere immediatamente cambiate secondo le necessità del momento. La freschezza e l'adeguatezza delle miscele di semi può essere controllata tramite germogliazione: se germoglia meno di 60% di semi la miscela non va somministrata in quanto troppo vecchia e/o deteriorata. Se la farina o altri componenti di estrusi/pelletes sono troppo vecchi o deteriorati, non esiste modo di controllarlo. Le pappe cotte in casa in maniera tradizionale (per uccelli ammalati e per pulcini allevati a mano) si preparano a temperature molto minori della temperatura delle fritture, sono molto più digeribili in quanto contengono abbondante acqua e non sono secchi come lo sono estrusi, e possono essere arricchite al momento dei componenti aggiuntivi naturali come probiotici, prebiotici, minerali, concentrati di semi o di piante, o altro secondo le necessità del pennuto.

Se un pappagallo per qualche motivo mangia estrusi in quantità maggiore del previsto dal produttore (per esempio se un maschio passa la sua razione del cibo ad una femmina durante un gioco di corteggiamento), l'intossicazione e difficoltà digestive sono garantite. Può verificarsi persino il blocco del gozzo, se il soggetto beve troppo poco e gli estrusi/pelletes non riescono ad ammorbidirsi rimanendo secchi o diventano un pastone troppo duro. I più pericolosi per la salute sono estrusi/pelletes con aggiunta di vitamine: ormai ognuno sa che il consumo duraturo di vitamine provoca malattie sia nell'uomo sia negli animali. Negli uccelli tra le conseguenze di consumo duraturo di vitamine sintetiche ci sono allergie, dermatiti, perdita del piumaggio, autodeplumazione, autoferimento, cannibalismo, depravazione del gusto, malfunzionamento epatico e renale, stati di intossicazione di grado vario. Il sale (cloruro di sodio) e lo iodio aggiunti in alcuni prodotti portano ai risultanti altrettanto tristi.
La maggior parte di estrusi/pellettati contiene aggiunte di calcio e fosforo equilibrati male tra loro e spesso inadatti per la specie (guardasi manuali di veterinaria aviaria per giusto equilibrio). Alcuni rivenditori descrivono coloranti usati come sicuri mentre le Autorità Europee mettono sotto dubbio la sicurezza dei coloranti e prescrivono monitoraggio approfondito continuo (di recente è stato proibito un colorante rosso in quanto è stato provato direttamente sui consumatori, e non prima con una ricerca accurata sperimentale, che è la causa di patologie psichiatriche nei bambini).

Per quello che riguarda la sterilizzazione e la disinfezione del prodotto finito nelle fabbriche, tale beneficio rischia di scomparire durante il processo di confezionamento, del trasporto e della conservazione del prodotto, per questo la buona regola prevede di fare analizzare un campione del contenuto della confezione di estrusi/pelletes in un laboratorio di fiducia per controllare l'effettivo contenuto del prodotto, presenza/assenza e il carico di flora batterica e fungina patogena, e anche di coloranti tossici, conservanti, antibiotici e altre sostanze chimiche. In alcune confezioni sono state inaspettatamente trovate sostanze chimiche come ethoxyquin (un pesticida che si usa come conservante per ritardare il naturale deterioramento di oli e grassi e per contrastare la proliferazione di insetti), conservanti BHA (butilidrossianisolo) e BHT (butilidrossitoluolo) – non dichiarati sulla confezione, senza parlare di carica batterica e micotica ben superiore ai limiti accettabili, tra cui infezioni difficilmente curabili come Stafilococco Aureo e Aspergillosi

Purtroppo, il problema di sicurezza alimentare è abbastanza frequente nei prodotti confezionati, anche quando si tratta dei prodotti per il consumo umano (per esempio, il recentissimo scandalo diventato noto al livello internazionale è collegato con germogli di soia confezionati, un altro con hamburger surgelati confezionati, secondo agenzie stampa, infestati dal batterio Escherichia Coli particolarmente pericoloso e resistente ai farmaci al punto tale di provocare morte in persone più deboli di salute). Condizioni di trasporto e di conservazione sbagliate, come ambienti umidi, eccessivamente caldi o freddi, sbalzi di temperatura, esposizione alla luce del sole, inosservazione del regime di conservazione prescritto dal produttore, colpi bruschi che disintegrano la confezione, sono cause principali dello sviluppo della flora batterica e micotica nei prodotti confezionati, al di là di possibili problemi nel ciclo di produzione.

Per quello che riguarda la digeribilità, non sono stati effettuati studi scientifici per controllare come e in quale misura uccelli digeriscono estrusi/pelletes, quante sostanze vanno assorbite e quante espulse senza essere digerite. Gli estrusi in maggior parte già assomigliano a escrementi, quindi all'occhio nudo è impossibile verificare se il prodotto è stato ben digerito e assorbito nel tratto intestinale o è stato espulso senza essere digerito. Non si sa come vanno digeriti oli sottoposti ad alte temperature e quali conseguenze ne possono derivare (sia oli contenuti naturalmente nelle farine sia oli aggiunti). Gli estrusi/pelletes causano vari problemi al gozzo, i pappagalli consumatori di estrusi, a differenza da quelli allevati con cibi classici, soffrono più spesso di rigurgito/vomito, delle infezioni fungine del gozzo, di blocco del gozzo, di rilassamento e dilatazione dello stomaco, anche quando la quantità di estrusi somministrati è minima. I pappagalli che non consumano cibi industriali hanno la bellezza del piumaggio ben superiore, sono più resistenti alle malattie, hanno meno problemi nella riproduzione, e ovviamente, avendo meno problemi di salute, hanno prospettive di vivere più a lungo dei loro parenti che si nutrono di prodotti confezionati di lunga conservazione.

Un'altra furbizia dei produttori/venditori consiste nel dichiarare che la vita dei pappagalli che consumano estrusi “diventa meno monotona” tramite consumo di estrusi (sic!!!).
In natura, e nelle buone condizione domestiche, i pappagalli passano parecchio tempo a sbucciare semi e ad aprire frutta con guscio, a rosicchiare rami, a cercare il cibo. Estrusi deprivano pappagalli di questi elementi basilari che, a buon conto, forniscono il benessere psicologico al pennuto. Gli estrusi liberano tempo e poveri pappagalli spesso non sanno come passarlo.
Per chi non lo sapesse, la tecnica di ravvivare la vita dei pappagalli nelle condizioni domestiche consiste nell'offrirgli giochi nei quali bisogna pensare e cercare, per esempio il gioco di ricerca di cibo nascosto (il padrone può prendere una noce greca o altro cibo in corrispondenza alla razza del pappagallo, lo fa vedere al pappagallo, lo avvolge in carta, lo mette in una scatolina e la darà al pappagallo che sarà ben felice ed entusiasmato di tirare fuori la sua noce, di spaccarla con il becco e di mangiarla). Ovviamente, gli estrusi non sono adatti per ravvivare la vita degli uccelli, al contrario.
Il becco dei pappagalli ha la forma anatomica che prevede l'attività di sbucciare e aprire semi, di rosicchiare; deprivati della possibilità di svolgere normale attività fisiologica, pappagalli iniziano ad avere problemi e malattie del becco. Semi secchi e frutta oleosa secca insieme con rami freschi di alberi, osso di seppia e blocchi di gesso o in base di gesso (chiamati in commercio “sassi minerali”), servono per mantenere il becco in buona salute.

Immaginate voi stessi al posto del vostro pappagallo, costretti a mangiare giorno dopo giorno estrusi o pelletes, al posto di solita pasta, insalata o un altro piatto “di routine” di vostro gradimento, vi piacerebbe? Al massimo dopo due mesi vi arriverà la depressione! Immaginate anche come si sentirebbe il vostro tratto digestivo! I pappagalli si sentono uguale. Se proprio desiderate offrire al vostro beniamino un biscottino, preparatelo personalmente, scegliendo con cura prodotti freschissimi ed evitando aggiunte di grassi e di zucchero, usando la farina d'avena, di grano saraceno, di farro, o miscela di farine, meglio se integrale. Il miglior procedimento per preparare biscottini a misura di pappagallo è quello di Pan di Spagna (si montano le uova con un po' di miele naturale e si aggiunge a pioggia la farina, nessun'altra aggiunta, altrimenti i biscottini rischiano di acquisire qualità tossiche per la salute dei pappagalli). Ai pappagallini di piccola taglia i biscotti sono controindicati a causa del gozzo più sensibile.

Quando estrusi o pelletes sono offerti insieme con altro cibo, i pappagalli di solito li lasciano senza mangiare o li assaggiano per curiosità (se sono colorati), invece se pappagalli sono costretti a mangiare estrusi a causa della fame, è vera violenza e maltrattamento nei loro confronti. Tanti pappagalli arrivano persino al pensiero suicida, arrivando talvolta a inghiottire tanto di graniglia di pietra (grit), pezzi di carta, altri oggetti e gli stessi estrusi con lo scopo di morire, il che porta di solito al blocco del gozzo o dello stomaco, e anche alla morte. I produttori, notando questo effetto collaterale di estrusi, si sono inventati l'idea di deprivare poveri uccelli domestici anche di graniglia di pietra per ridurre il rischio di atti autolesionistici in gabbia. La graniglia di pietra è essenziale per un normale funzionamento del tratto digestivo dei pappagalli e di tanti altri uccelli domestici, in natura la consumano secondo necessità; nella sua assenza si verificano disturbi del tratto digestivo, indigestione, malassorbimento, denutrizione, degenerazione dello stomaco. Invece, i produttori hanno proclamato, ovviamente senza presentare ricerche scientifiche documentate, controllabili e adibite dalle prove, che agli uccelli consumatori di estrusi la graniglia di pietra non serve (essendo estrusi il cibo già disintegrato come escrementi), il che ha portato all'ulteriore crollo della qualità della vita dei pappagalli presso padroni troppo fiduciosi verso pubblicità commerciali.

Un altra idea, piuttosto demenziale, per promuovere la vendita di estrusi è che in cattività i pappagalli hanno bisogni alimentari diversi che in libertà (!!!). Un uomo messo in carcere non ha diversi bisogni alimentari, ma gli stessi! Non gli arriva affatto il bisogno di nutrirsi dei biscotti secchi. Uguale i pappagalli (siamo onesti, i pappagalli in cattività in sostanza sono paragonabili ai prigionieri-carcerati). L'unica differenza è la quantità di cibo e il carico calorico, che devono essere minori a causa di minor movimento. Il solito cibo di qualità non può essere sostituito dai surrogati snaturati del tipo biscotto: disturbi fisiologici e psicologici sono inevitabili sia nell'uomo sia nel pappagallo.

Ogni cambiamento nella dieta dei pappagalli porta al miglioramento della loro salute e del benessere generale, ciò è dovuto all'alimentazione rigorosamente stagionale in natura. I venditori più furbi promettono miglioramenti nella salute dei pappagalli malati con l'introduzione di estrusi/pellettati/crochette nella dieta. Succede che miglioramenti avvengono veramente (in particolare se il volatile soffriva di grave carenza vitaminica e il prodotto è stato usato al posto di solite vitamine sintetiche, o si vi era un'esplicita mancanza di calcio o di iodio), a volte c'è solo apparenza – per esempio quando la somministrazione coincide con la normale muta stagionale e le piume vecchie ormai consumate e bruttine cadono naturalmente e vengono sostitute da quelle nuove naturalmente più belle. La gioia non dura tanto - dopo i primi risultati positivi giungono nuovi dispiaceri e problemi a breve e a lungo termine se il volatile continua avere lo stesso o simile prodotto in disposizione.

I veterinari sanno perfettamente che la somministrazione di estrusi provoca disturbi del tratto digerente e del tratto urinario nei pappagalli granivori, in alcuni testi veterinari si indica esplicitamente che gli estrusi provocano patologie: “feci leggermente mollicci e/o con grande quantità d'acqua sono normali in pappagalli alimentati con estrusi”- la patologia è evidente e riconosciuta come conseguenza del consumo. Per curare la patologia, il veterinario non ha altra possibilità che proibire consumo dei prodotti che la provocano.
Lo stomaco muscolare degli uccelli granivori si è sviluppato per triturare il cibo, se il cibo è già tutto triturato, lo stomaco contraendosi forza e danneggia la mucose delle pareti. Nelle fonti veterinarie si descrive che all'analisi patologo anatomica tale stomaco risulta avere la mucose del colore marrone mentre uno stomaco normale l'ha gialla.
Purtroppo, ci sono alcuni veterinari che consigliano estrusi ai padroni di pappagalli, anche riscontrando in continuazione malattie e disturbi in loro pazienti/clienti consumatori di estrusi; si arriva a presumere che lo fanno con lo scopo di tenere il soggetto sempre ammalato o sotto rischio, creando così la possibilità di guadagnare di più tramite cure e visite di controllo infinite, o forse, li consigliano perché fanno delle ricerche personali sulla pelle dei clienti? Difficile trovare una logica e coerente spiegazione... Veterinari, essendo persone di alta cultura e avendo il tipo di pensiero logico-analitico, sono consapevoli delle incongruenze della produzione e della pubblicità degli estrusi, delle carenze legislative, e sono perfettamente consapevoli che si tratta del prodotto sperimentale e insicuro, di qualsiasi marca e tipo di "qualità" si tratti. I veterinari aviari migliori, quelli che consigliano e curano sempre con successo, proibiscano nettamente di somministrare ai pennuti domestici gli estrusi/i pelletes/crocchette e ogni altro tipo di prodotto industriale lavorato confezionato di lunga durata di conservazione.

PS Nella sperimentazione familiare personale, attuata in passato su preghiera del veterinario di fiducia, l'uso di estrusi e di altri prodotti simili nei pappagalli granivori di razze e misure diverse e in alcuni altri piccoli volatili granivori, ha causato in pulcini e novelli danni paragonabili con danni da circovirus e poliomavirus - con deformità, cambio di colore, distrofia e caduta di penne in assenza di qualsiasi virus (ripetuti prelievi di sangue, di penne, di tessuti della pelle e le necroscopie evidenziavano assenza di virus), morti improvvise di pulcini e novelli, in tutti il piumaggio più brutto e predisposizione a problemi digestivi. Ogni specie di volatili sottoposti al test è stata suddivisa in 3 gruppi: una veniva alimentata in modo olistico, la seconda aveva in disposizione sia prodotti olistici sia industriali e la terza subiva forzature allo scopo di maggiore uso di prodotti industrialia. L'esperimento ha avuto durata di 18 mesi ed è stato cessato a causa dell'esplicita evidenza dei danni dai prodotti industriali. I volatili che si sono nutriti con prodotti industriali hanno avuto un lungo periodo di trattamenti riabilitativi non farmacologici, però fino ad oggi hanno performance inferiori e la salute più fragile dei loro simili che non hanno mai avuto accesso ai prodotti industriali.

Un altro esperimento abbastanza recente, di 5-6 anni fa, è stato fatto con 2 gruppi, ognuna di 20 ondulati di taglia media (40-55 grammi). Ad un gruppo si somministrava pastoncino giallo come integratore (di marche più note e da pezzo più alto), per circa 6-7 mesi. Tutti sono stati messi in cova, dai nidi sono stati prelevati uova dal sesto in più (per non avere sovraproduzione). Le uova rimaste si sono schiuse quasi tutte in entrambi i gruppi (in 5 nidi non si è schiuso 1 uovo). Nel gruppo che ha avuto cibo industriale durante la prima covata si sono verificati 2 morti di pulcini nel nido, altri 7 pulcini sono morti nell'arco di un anno soffrendo di sintomi di “muta francese” con tutto ciò che gli analisi non evidenziavano virus; due femmine da adulte (dopo 2 anni) si sono autodeplumate, due altre femmine hanno avuto ritenzione d'uovo durante la riproduzione da adulte. Durante la seconda cova, è stato fatto passaggio all'alimentazione olistica riabilitativa e nessun pulcino era morto né ammalato - tutti vivi fino ad oggi però sono maggiormente predisposti alle malattie e ai malesseri di vie digestive, però tutti bravi riproduttori. Il gruppo olistico non ha avuto alcun problema, tutti godono di buona salute.

“La Cocorita Giuliva”
lacocoritagiuliva@gmail.com Creative Common License (CC BY-NC-ND 3.0)

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Fiori - bontà commestibile non solo per pappagalli ma anche per l'uomo

Fiori... dai tempi immemorabili venivano usati nella cucina quotidiana e nell'arte culinaria.... purtroppo, nei tempi recenti si osserva un tristissimo impoverimento gastronomico e la perdita dei saperi di una volta, i fiori si usano oramai solo nella cucina ricercata - uguale come tante altre pietanze e vivande svanite nel dimenticatoio con il passaggio generale all'alimentazione surrogativa “mangimistica”... Eh sì, l'uomo si è allontanato troppo dalla natura e da i suoi doni...


(La foto ritrae macron alla Rosa e alla Violetta fatti in casa)
Una volta, fiori si usavano largamente per aromatizzare miele, bevande dissetanti, tisane, aceto, vino, birra, rosoli, grappe, ne facevano gustosi e profumatissimi sciroppi, gelatine, caramelle, marmellate e liquori, senza parlare dell'uso ordinario nella gastronomia salata. Nell'alta pasticceria ancora oggi si usano fiori cristallizzati, canditi, brinati e freschi, ne si ricavano favolose creme e dolci e dolcetti di fantasia floreale. Nella preparazione delle pietanze salate li utilizzano nelle insalate freschi o cotti, fritti in pastella (sia salati o sia dolci), nelle frittate, nelle zuppe, nei risotti che grazie al tocco dei fiori diventano sublimi, per dare tonalità di sapore divina alle salse, alla pasta, alla carne, al pesce. Qualche piccolo artigiano mette ancora fiori nel pane e nel formaggio, ricreando gusti fantasmagorici dei nostri antenati.
I fiori hanno sapori diversi: alcuni sono dolci, alcuni agri, altri speziati, saporiti, altri ancora hanno gusto non pronunciato – l'utilizzo gastronomico dipende proprio dal loro sapore e dai gusti personali.

La sola lettura dei menu floreali degli chef di alta cucina fa librare la fantasia dei sensi e delle sensazioni.
Per esempio, un menu in base di fiori di Camelia può includere antipasti insaporiti da petali appena raccolti; i primi come gnocchetti di ricotta e verdurine dell'orto ai petali di Camelia rossa oppure tagliolini con Carciofi Romaneschi, spek e petali di Camelia gialla; tra i secondi - filetto alla Camelia Japonica o con il pesto della Camelia Japonica, specialità di pesce alle Camelie bianche; misticanza di cicoriette e insalatine di campo con Carciofi Romaneschi, petali di Camelia, noci e scaglie di formaggio stagionato alla Camelia; tra i dolci: bignè con crema di Camelia rosa, cioccolatini con il cuore di Camelie, gelato alla Camelia rosa guarnito da Camelie cristallizzate rosse, calice di sorbetto composto da sorbetti di Camelie di colori diversi sistemati a strati l'uno sopra l'altro; elisir e grappa alle Camelia; è per concludere il the dalle foglie di Camelia sinensis.
Anche i menu a tema di Rose colpiscono con la loro versatilità e ricchezza di colori e sapori, invece i menu in base di diverse varietà di fiori mettono in difficoltà di scegliere le pietanze da gustare perché arriva la voglia di assaggiarle tutte.
Ecco alcuni nomi di vivande floreali: Risotto selvaggio alle rose rosse, risotto al bouquet di Rose del giardino e Champagne, Filetto di Rombo al profumo di fiore di Mirto e fior di patate alle erbette aromatiche prative, Salmone in salsa di Calendula, Tagliatelle ai petali di Rosa con pesto alla Calendula, Sogliola in salsa bianca e Viola del pensiero, filetti di Merluzzo alla salsa di Zenzero e Caprifoglio ornati con petali di fiori e pistilli di Zafferano, Gamberi alla salsa rosata con Avocado e Viole, Sospiri alla spuma di Violette e Rose, Macaron alla Rosa bianca farciti con ganache alla Rosa rossa, gelatina di Litchi e lamponi freschi decorati con una lacrima di sciroppo di Lampone e il petalo di Rosa rosa.
I fiori portano gioia ai sensi e al palato, i golosi, assaporandoli, si sentono al settimo cielo di piacere.

I pappagallini, e pure altri volatili domestici d'affezione, mangiano volentieri gli stessi fiori usati dall'uomo nell'arte culinaria. Ovviamente, alcuni fiori eduli per l'uomo non lo sono per i beniamini alati, e viceversa.

Tra i fiori commestibili sia per uccellini sia per l'uomo abbiamo: l'Acacia, L'Arancio, il Biancospino, la Calendula, la Carota, il Cartamo, la Camelia, il Caprifoglio, la Cicoria, il Girasole, il Gladiolo, il Fiordaliso, l'Ibisco, il Limone, la Magnolia, la Margheritina (Pratolina), il Melo, la Mimosa, il Mirto, il Nasturzio, la Passiflora, la Porcellana, la Robinia, la Rosa, il Sambuco, la Serenella/Lillà, il Tarassaco, il Trifoglio, la Violetta, la Viola.
Nell'elenco sono state omesse Margherite e Crisantemi perché solo poche specie sono sicure allo scopo alimentare, sono indistinguibili per un occhio inesperto dalle specie velenose e il rischio di intossicazione è reale, se non si ha una esperienza seria in botanica meglio non rischiare.

I fiori freschi crudi si usano nelle insalate e nelle macedonie, per insaporire e profumare il burro, la ricotta e i formaggi molli spalmabili, e anche allo scopo di decorazione di vivande dolci e salate di ogni genere. I fiori più spesso usati a crudo sono:
  • la Calendula – sono ottimi sia i fiori sia le foglie (Calendula officinalis e Calendula arvensis)
  • il Fiordaliso (Centaurea cyanus) – secondo piacimento si usano sia i fiori sia le parti verdi
  • il Girasole – si usano solo i petali
  • il Gladiolo – si usano i fiori per lo più per dare colore, il gusto non è spiccato e somiglia al gusto della lattuga
  • l'Ibisco – si usano solo fiori senza parti verdi, hanno gusto agrodolce
  • la Magnolia
  • la Margheretina (Bellis annua e Bellis perennis) – solo i petali petali o corolle intere (secondo proprio piacimento)
  • il Nasturzio (Tropaeolum majus) - sono gradevoli sia i fiori sia le parti verdi della pianta
  • la Robinia pseudoacacia – i fiori vanno staccati dalla base quando non si tratta delel frittelle a grappolo intero
  • la Rosa di tutti i colori e di tutte le varietà - si usano solo i petali dai quali può essere staccata la parte bianca che da il gusto amarognolo
  • il Tarassaco (Taraxacum officinale)
  • il Trifoglio bianco e rosa (genere Trifolium)
  • la Viola e la Violetta – si usano sia i fiori sia le foglie
Un pesto di Viole da abbinare ai formaggi si ottiene facendole macerare nell'olio di Oliva per un paio di giorni e pestandole o frullandole con pistacchi e noci, e aggiustando alla fine di sale e spezie.

Per fare burro profumato ai fiori basta far ammorbidire il burro alla temperatura ambiente e mescolarvi energicamente dei fiori pestati o tritati e facendolo quindi rapprendere in frigorifero.

La ricotta o formaggi spalmabili ai fiori si ottengono aggiungendo dell'olio di Oliva, sale, spezie desiderate (pepe nero, bianco o rosa, peperoncino dolce, paprica, ecc.) e i fiori tritati (per esempio: Rose, Gladioli, Trifoglio rosa, Violette, Viole di colori diversi, ecc.), talvolta va messa qualche foglietta tritata di erbe di campo o di fiori. Possono essere aggiunti scalogno, cipolla o Erba cipollina tritati finemente, si usano anche altri fiori non usati nell'alimentazione dei volatili d'affezione domestici (Papavero, Geranio – Pelargonium).

I boccioli non ancora aperti di Calendula, Nasturzio e Tarassaco e i semi immaturi di Nasturzio si preparano e si usano come quelli del famoso Cappero – in salamoia, sotto sale, sott'aceto. Particolarmente gustose sono mescolanze di boccioli di piante diverse.

I fiori della Calendula e del Cartamo si usano come lo Zafferano, hanno un sapore tutto loro, oggi pochi li conoscono in quanto è rimasto disponibile in vendita solo il Zafferano, però una volta venivano comunemente usati.
I petali di questi fiori possono essere usati sia freschi sia essiccati e ridotti in polvere, per insaporire e per dare un tocco di colore a risotti, zuppe, salse, soufflé, nella preparazione del pane e dei dolci; aggiunti al classico pesto di basilico danno una tonalità di sapore particolare. Pestati con aggiunta di sale sono un gustoso condimento per la carne grigliata. Sono ottimi per profumare miele, aceto, grappe.
Anche il fiore e le foglie di Trifoglio si usano sia freschi sia essiccati, anche i capolini già sfioriti dal colore marrone vanno ridotti in polvere e si aggiungono al pane e alle altre pietanze al mo' di spezie.

Nelle frittate sono ottimi: la Calendula, il Nasturzio, la Rapunzia, il Trifoglio bianco nostrano e quello rosa, la Robinia, il Sambuco. Per le frittelle a grappolo intero vanno bene la Carota, la Robinia, il Sambuco, invece i petali di altri fiori o i fiorellini staccati dal grappolo s'incorporano all'impasto.
Alle polpettine di pane, chiamati anche gnocchi di pane, al posto di soliti ingredienti possono essere aggiunti fiori o petali, si preparano fritti o bolliti, o si aggiungono alle minestre o al brodo; i fiori di Robinia, forse, sono i più usati in questo tipo di preparazione.
La pastella più semplice per le frittelle a grappolo intero è composta solo da farina e acqua, con aggiunta di sale e di spezie nella variante salata o di zucchero o miele o di uno sciroppo per le frittelle dolci (si versa l'acqua nella farina e si mescola con cura, usando una frusta, fino a formare una pastella liscia, si lascia a riposare per mezzora, un'ora o anche di più; in frigo l'impasto può durare fino a due giorni). L'acqua può essere sostituita per intero o parzialmente da vino o birra, da latte, da kefir, da yogurt; ci sono pastelle “aderenti” e quelle che si gonfiano durante la cottura - di ricette ce ne una miriade, alcune ricette a là Cocorita Giuliva ci sono nel libro.
Per friggere si usa olio di oliva o di girasole per le frittelle salate e l'olio di arachidi o di palma per quelle dolci (anche il burro a chi piace).
Le frittelle dolci, una volta pronte, possono essere passate nel miele liquido (caldo 0 freddo) o in uno sciroppo floreale oppure cosparse con dello zucchero semolato o con dello zucchero a velo (a chi piace, anche con la cannella). Per esempio, le frittelle dolci di Sambuco sono ottimi serviti con lo sciroppo di Sambuco, le frittelline ai fiori di Rosa con lo sciroppo di Rose e così via.

Nell'arte pasticciera i fiori più usati sono la Violetta, la Viola del pensiero e la Rosa, seguiti dalla Camelia, la Mimosa, l'Acacia, la Robinia, la Serenella/Lillà, il Sambuco.
I fiori cristallizzati o canditi di queste piante sono sublimi, oggi si trovano solo nelle migliori pasticcerie e drogherie.
La stagione autunnale ci porta marroni canditi glassati (Marron glacé) con una violetta o una rosellina cristallizzata posata sopra, invece a Pasqua posiamo gustare losanghe quaresimali di pasta di mandorla preparata senza uova farcite con marmellata di rose, canestrelli al fior d'Arancio, marzapani ricolmi di fondente ai gusti floreali e cosparsi di polvere di fiori canditi.

In alternativa ai fiori cristallizzati che sono di complicatissima tecnologia di preparazione (è l'arte), in casa li fanno brinati, bagnando in uno sciroppo di zucchero cotto al punto giusto o nel miele liquido e passando nello zucchero semolato fine o nello zucchero a velo. Alcune casalinghe usano l'albume d'uovo crudo però è una pratica igienicamente insicura e assolutamente da evitare, caso mai chi non riesce a cuocere lo sciroppo può usare gelatina o gomma arabica, però se si ha l'amore insuperabile di albumi allora vanno usati quelli pastorizzati.

Le preparazioni dolciarie più semplici sono sciroppi, gelatine, marmellate e liquori, seguiti da creme, bavaresi, granite e frittelle; invece nell'ambito professionale di pasticceria non ci sono limiti alla creatività. I fiori profumati essiccati servono per arricchire il gusto del the o per tisane a sé o miste. Alcune tisane hanno qualità benefiche salutari e si usano da secoli nella medicina folcloristica-popolare, per esempio ai fiori di Robinia attribuiscono proprietà carminativa e stomachica e ai fiori di Sambuco poteri tossifughe e antinfluenzali.

Bavaresi ai fiori
I fiori si portano all'ebollizione nel latte o vengono aggiunti al latte in ebollizione, lasciando intiepidire sotto coperchio. Dopo si procede secondo una delle ricette di base per bavaresi.

Gelatine ai fiori
I fiori si lavano e si pestano con zucchero, in pari quantità di peso (volendo si può aggiungere qualche goccia di succo di limone o di altro liquido), si lasciano macerare per un giorno, si aggiunge quindi l'acqua in quantità di metà del peso di fiori e zucchero macerati e si cuoce sciroppo leggero, si lascia intiepidire sotto coperchio, si filtra, si riporta all'ebollizione e si aggiunge un addensante (gelatina, agar-agar, pectina), si versa in teglia passata con burro (e zucchero) o nelle formine e si lascia solidificare.
Per le gelatine splamabili i fiori si lasciano macerare in acqua (100 g fiori e 300 d'acqua), quindi va aggiunto zucchero (180-200g) e si cuoce uno sciroppo leggero, quindi si aggiunge un addensante (agar-agar o pectina) in modalità e quantità indicata sull'etichetta del prodotto, si versa in vasetti.


Seguono alcune ricette floreali presenti sull'Internet (si ricorda che le ricette personali degli autori del libro, a là Cocorita Giuliva, possono essere scoperti nell'omonimo libro).

Sciroppo di fiori di Rosa

Una ricetta accuratamente dettagliata può essre visionata sul blog del proprietario della pasticceria Copello di Chiavari:

Liquore dai fiori di Robinia (Pseudoacacia), conosciuta comunemente sotto nome di Acacia


200 g di fiori d’acacia
1 litro d’alcool

Lasciare macerare e filtrare, spremendo i fiori.

Cuocere sciroppo da:

1 litro d’acqua
500 g di zucchero
2 cucchiai di miele d’acacia (opzionale)
Fiori spremuti macerati

Raffeddare, filtrare, unire all'alcool, lasciare riposare per due giorni e filtrare di nuovo attraverso un filtro finissimo.

Un'altra ricetta di liquore dai fiori di Robinia (Pseudoacacia)

Liquore a forte gradazione,  volendo un liquore meno forte diminuire la quantità dell'alcool.
125 g di fiori ancora in boccio e 500g di zucchero vanno lasciati macerare per 24 ore e si aggiungono quindi un litro di alcol puro, due generosi cucchiai di miele di acacia, 250 grammi di acqua (bollita e raffreddata), miscelare bene fino a sciogliere lo zucchero e lasciare a macerare per una settimana, filtrare.

Rosolio - antico liquore alla Rosa

Una delle ricette si trova suk sito "Le Ricette di MangiareBene":

Sciroppo leggero di fiori di Sambuco

Dal sito del Dr Francesco Perugini Billi (http://www.dottorperuginibilli.it/index.php/-archivio-ricette-/188)
"Mettere a bagno, per circa 24 ore, 12 ombrelle di fiori in due litri di acqua. Poi, filtrare con un panno e aggiungere 700 g di zucchero e il succo di due limoni.
Mescolare fino a sciogliere bene lo zucchero. Portare ad ebollizione per pochi minuti poi imbottigliare.
E'utile nelle malattie da raffreddamento e nella febbre. Ha un'azione rinfrescante,  anticatarrale e  depurativo".

Questo sciroppo può essere conservato in frigorifero per alcune settimane, per uno sciroppo più durevole va aumentata la quantità dello zucchero.

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Conoscendo l'uso culinario dei fiori e delle bacche, la raccolta per i soli uccellini (che per stare bene e vivere a lungo hanno bisogno di nutrirsi anche dei fiori e delle bacche) si trasforma in raccolta per tutta la famiglia. Gli alati beniamini domestici aiutano all'uomo di ravvicinarsi alla natura e di riscoprire ciò che è stato perso. 


La foto ritrae un gelato fatto in casa, al puro fior di panna con fiori freschi di Robinia e petali freschi di Rosa canina, spolverato con bricciole di Violette candite, decorato con una Rosa canina e fiorellini di Robinia, innaffiato con l'Alchermes - un connubio dei gusti di bontà divina

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TOSSICITA' DELLA SOIA E DEI DERIVATI

La soia è un legume molto usato nell'alimentazione umana e nella zootecnica in quanto è di semplice coltivazione e ricco di proteine e grassi – i semi di soia fresca contengono fino a 40% di proteine e circa 20% di grassi. Nell'alimentazione dell'uomo, la soia viene usata in combinazione con altre proteine vegetali in sostituzione della carne.
In quanto contiene una serie di sostanze tossiche – tra l'altro come tanti altri legumi - prima di mangiarla, si deve estrarre sostanze nocive, perciò la soia va lasciata a mollo in acqua per alcune ore e la cottura deve avvenire al fuoco molto vivace, cambiando più volte e buttando via l'acqua della cottura. Vanno bolliti anche i semi germogliati di soia. Non tutte le sostanze nocive si distruggono con l'ammollo e la cottura ma solo alcune.
Dopo la cottura e dopo le lavorazioni a caldo a scopo di diminuzione della tossicità, la soia perde la maggior parte di proteine, diventando poco interessante dal punto di vista nutrizionale nell'ambito ornitologico.

Tra i problemi che può causare l'uso della soia sia nell'uomo sia nei volatili domestici si denunciano disfunzioni ormonali, maturazione sessuale precoce, comportamenti sessuali inadeguati e disordinati, peggioramento della fertilità, problemi tiroidei, soppressione del sistema immunitario, distruzione del sistema endocrino, collasso di organi, disturbi autoimmuni. Nell'ambito ornitologico i problemi si verificano molto più velocemente che nell'uomo e sono più espliciti – l'aumento del livello di sterilità e di mortalità è all'ordine del giorno; i danni possono perdurare fino alla terza o quarta generazione dei volatili coinvolti.

Non è stato ancora chiarito in quale misura la tossicità della soia dipende dalle tecniche odierne di produzione agricola e dall'inquinamento generale e se in passato la soia era meno tossica.

Dr. Martin Edwards del Ministero della Salute di Nuova Zelanda ha pubblicamente denunciato che la soia e i prodotti in base di soia sono potenzialmente pericolosi per i bambini, gli animali e gli uccelli, altri medici denunciano che i produttori vendono i loro prodotti senza avere effettuato dovute ricerche e senza prendere in considerazione alcuna notizie allarmanti sui danni nell'uomo e negli animali.

Secondo le fonti ornitologiche, in natura, i pappagalli non mangiano soia né altri legumi solitamente usati nell'alimentazione dell'uomo, nutrendosi invece di leguminose tappezzanti prative come Trifoglio ed Erba medica e di baccelli di alberi come Acacie e Mimose, consumandole fresche e nelle stagioni di maturazione naturale. Il Lupino si segnala come pianta altamente tossica che può portare all'esodo mortale immediato, la Fava (Vicia) è inserita nell'elenco di piante tossiche.

Nell'ambito ornitologico e non solo già da anni sono disponibili alcune ricerche e denunce, per esempio l'articolo “Dangers of Soy based food products” di Allan F. Manning del marzo 1997 pubblicato sul sito dell'associazione “The Parrot society UK”, l'articolo del novembre 1996 di Valerie James a cura dell'associazione “The Parrot Society New Zeland”, lettera “Uncertainities about the benefits of soy” sul “Guardian UK”.

Tanti prodotti industriali lavorati a lunga conservazione (estrusi, pellettati, crocchette, biscotti, blocchi, polveri, formule “curative”, “rinforzanti”, “da mantenimento” o da imbecco) contengono o si basano su farina o su estratti di soia. Sulla confezione spesso si indica che il prodotto sarebbe un risultato di un ipotetico però non documentato e non verificabile “lavoro scientifico”. Nel campo “umano” i produttori affermano che la soia avrebbe effetti salutari per il sistema cardiovascolare, anche in questo caso senza presentare una prova; invece, pare che i fitoormoni contenuti nella soia siano utili per il benessere delle donne in menopausa in quanto compensano ormoni che l'organismo non produce più.
In internet si può leggere che, nella frivolezza e negligenza totale, alcune associazioni/fondazioni per la difesa della fauna selvatica hanno già causato danni notevoli somministrando prodotti industriali lavorati contenenti soia ad animali selvatici e compromettendo la loro normale riproduzione.

Nonostante i danni da soia sono ormai noti da anni e documentati da più fonti indipendenti, i produttori di mangimi continuano a basare i loro prodotti sulla soia e suoi derivati e sulle confezioni non sono presenti dovuti avvertimenti. La stessa situazione vige nel campo della alimentazione umana – grazie esclusivamente alle omissioni dei politici e dei magistrati.

Oggi, nel campo ornitologico l'uso della soia è ingiustificato – ci sono tanti altri semi senza potere tossico disponibili, più ricchi sia di proteine sia di altre sostanze nutrizionali. L'uso di soia tenuta a mollo e ben bollita è da riservarsi ai tempi di miseria e carestia; la soia in ogni altra forma, compreso germogliata, è da evitare almeno fino a quando non saranno fatte serie ed esaurenti ricerche scientifiche.

Letture sul tema della Soia:

Dangers of Soy Based Food Products (Pericolosità dei prodotti in base di Soia) - Sul sito della THE PARROT SOCIETY UK (Società dei Pappagalli del Regno Unito) - http://www.theparrotsocietyuk.org/keeping-parrots/articles-on-keeping-and-breeding-parrots/soy-based-food-products

Newest Research On Why You Should Avoid Soy (Nuove ricerche sul perché dovreste evitare la Soia) - del dr. Joseph Mercola - http://www.mercola.com/article/soy/avoid_soy.htm

Soy is making kids 'gay' (La Soia fa diventare ragazzi gay) - del James Rutz (chairman of Megashift Ministries and founder-chairman of Open Church Ministries) - http://www.wnd.com/2006/12/39253/

Soy Toxicity (La tosicità della Soia) - di Lita Lee - http://www.litalee.com/shopexd.asp?id=188

The Truth About Unfermented Soy and Its Harmful Effects (La verità sulla Soia non fermentata e i suoi effetti nocivi) - http://www.naturalnews.com/022630_soy_food_phytic_acid.html
Learn more: http://www.naturalnews.com/022630_soy_food_phytic_acid.html#ixzz294cSu7sj

Studies Showing Adverse Effects of Dietary Soy, 1939-2008 (Studi che dimostrano effetti collaterali della Soia dietetica, 1939-2008) - http://www.westonaprice.org/soy-alert/studies-showing-adverse-effects-of-soy

Plant Estogens in Soy Affects Your Developing Fetus (Estogeni vegetali della Soia danneggiano il Vostro feto) - http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2012/07/29/soy-effects-on-women.aspx

Ricerche sulla Soia:  

Studies Showing Adverse Effects of Dietary Soy, 1939-2008 (Studi che dimostrano effetti collaterali della Soia dietetica, 1939-2008) - http://www.westonaprice.org/soy-alert/studies-showing-adverse-effects-of-soy
(Estratto dal sito:
Dietary Soy Study Summaries
1939
Sharpless GR and others. Production of goiter in rats with raw and with treated soybean flour. J Nutr 17 (Jun), 545-55. Unprocessed soybean flour, when fed as part of a diet over seven weeks to rats, makes the thyroid grow to four times its usual size. In addition the amount of iodine required by a rat on this diet is twice the normal amount.
1941
Wilgus HS and others. The goitrogenicity of soybeans. J Nutr, 22, 43-52. The study found that soybeans are disruptive to the proper functioning of thyroids causing goiters in chicks. When the consumption of soybean oil meal increased from 30% to 60% of their diet, the goiters doubled in size.
1951
Almquist HJ and Merrit JB. Effect of Soybean Antitrypsin on Growth of the Chick. Arch Biochem, 35, 352-4. Raw soybean meal in amounts as small as 5% of daily protein intake in chicks was responsible for close to “maximal growth retardation.”
1952
Pritchard WR and others. Aplastic Anemia of Cattle Associated with Ingestion of Trichloroethylene-Extracted Soybean Oil Meal (Stockman Disease, Duren Disease, Brabant Disease). J Am Vet Med Assoc. 1952 Jul;121(904):1-8. The study was conducted across 44 herds (a total of 1776 cattle), using varying amounts trichloroethylene-extracted soybean oil meal as feed. In most cases calves under six months who were fed 1-3 lbs per day were the first to die from Aplastic anemia. In some cases they died in under fives weeks of consumption. Lacatation females also experienced a mortality rate that was considerably higher. Adults 24 months and older who ate between 1-4 lbs of the feed per day experienced an average 21% death rate.)



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CONTROLLO DELLA QUALITA' DEI SEMI - GERMOGLIAZIONE

Prima di offrire i semi ai volatili, bisogna verificarne la qualità: l'odore – che deve essere gradevole e non deve sapere di acido o di muffa, l'umidità - che di regola non deve superare il 10-15%, la miscela non deve essere né troppo umida né troppo essiccata (allevatori più esperti sanno riconoscere il grado di umidità spaccando alcuni semi e valutando il rumore e come si spaccano); la purezza – la miscela non deve contenere oggetti estranei, escrementi e cadaveri di insetti, roditori o di altri volatili, peli di ratti e topi; la germogliabilità – i semi che non germogliano sono “morti”, a volte irranciditi, e non hanno alcun valore nutritivo, anzi, possono causare stati di intossicazione e malnutrizione.

La prima valutazione è visiva. Si controlla se vi sono depositi o polveri nel fondo del sacchetto o del sacco, si si vedono insetti o altre impurità. Macchioline o righe scure su semi possono essere segno di ammuffimento o deterioramento. Se si tratta di semi della misura più grande come avena, orzo, segale, grano saraceno, mais, ecc, qualche manciata di questi semi, prelevati dal fondo, si possono essere messi in un setaccio a maglia larga e scossi per vedere se per caso in mezzo ci siano degli insetti e quanti ne cadono. Sotto al setaccio si sistema una grande ciotola per evitare che eventuali insetti si possono diffondere nell'ambiente e infestarlo – alcuni sono veramente insidiosi e difficili da eliminare sia dagli ambienti domestici sia dagli allevamenti.


L'infestazione da farfalline – tarmi della farina – non causa problemi quando è di grado lieve o medio, basta eliminare insetti adulti, forme larvali e gli escrementi manualmente o tramite un lavaggio quando si tratta di pappagalli che non si nutrono di insetti e per prevenire un'invasione in casa o in allevamento (queste farfalline vengono allevate per pappagalli più grandi che si nutrono anche di insetti e per altri uccellini insettivori), invece l'infestazione da punteruoli – insettini che si sviluppano all'interno di semi nutrendosi del loro contenuto – compromette gravemente la qualità di semi e il loro valore nutritivo. Un dimagrimento apparentemente inspiegabile di volatili granivori può derivare proprio dallo svuotamento di semi da parte di punteruoli. Nell'eventuale presenza di pochi punteruoli, quando i semi danneggiati sono ancora pochi e i danni non sono ancora sensibili (si verifica tramite controllo della germogliazione), i semi infestati possono essere usati però devono vanno messi in conservazione nelle condizioni che impediscono la riproduzione e lo sviluppo delle uova già depositate e delle eventuali larve all'interno dei semi. Se punteruoli sono presenti in una quantità rilevante, i semi vanno restituiti al venditore o buttati via.
Alcuni insetti sono invisibili all'occhio o quasi invisibili – quando semi ammollati in acqua si disfano e/o fermentano facilmente, si potrebbe trattare di infestazione da acari o da altri minuscoli insetti oppure i semi sono molto vecchi o malconservati.
Non è assolutamente ammessa la presenza di mosche, scarafaggi e di formiche nei semi, sia vivi che morti.

Il test della germogliazione si effettua in due modi contemporaneamente: con pochi semi all'interno di un pezzo di cotone e tramite germogliazione in un contenitore di tanti semi. Per il primo test all'interno di un pezzo di cotone inumidito si mettono una decina-ventina di semi, tutto va sistemato in un luogo umido, dopo 3 giorni i semi devono germogliare e non devono avere odori di muffa o di aciduncolo, o altri odori sgradevoli.
Per il secondo test una manciata di semi va messa a bagno in abbondante quantità d'acqua fredda o leggermente tiepida per 6-8 ore (l'ammollo iniziale serve non soltanto per preparare i semi alla germogliazione ma anche evidenzia eventuali impurità – l'acqua che diventa sporca o torbida, insetti che vengono a galla, semi che si disfano, depositi farinacei sul fondo - sono i primi segnali negativi), dopo di che i semi si sciacquano, facendo sgocciolare tutta l'acqua o quasi, si mettono in un contenitore pulito e si coprono con un fazzoletto di carta alimentare. I canovacci e i fazzoletti di stoffa sono meno sicuri della carta in quanto possono contenere batteri e residui di detergenti/ammorbidenti. I contenitori migliori per la germogliazione sono di vetro o d'acciaio, lavati con detergenti naturali, la plastica tende ad assorbire le sostanze e la germogliazione potrebbe risultare compromessa se il contenitore di plastica non è sufficientemente pulito. I semi vanno passati nell'acqua pulita e sciacquati 2-4 volte al giorno per impedire la fermentazione e lo sviluppo della flora batterica o fungina; dopo ogni sciacquo si mette un fazzoletto di carta nuovo.
Quando i semi sono lenti a germogliare oppure quando si hanno difficoltà con il metodo sopraddescritto, i semi si mettono in un setaccio che si sistema in una ciotola abbastanza alta, scelta a misura in modo di evitare il contatto tra la rete del setaccio e il fondo della ciotola. L'acqua in più sgocciolerà giù e il rischio di fermentazione sarà minore, l'acqua sul fondo della ciotola creerà giusta umidità. I semi possono essere coperti con il solito fazzoletto di carta o con pellicola di plastica, oppure coperti con un piatto.
Si possono usare anche i germogliatori, ricordando sempre di sciacquare i semi 2-4 volte al giorno anche se il produttore non lo indica nelle istruzioni.
La velocità della germogliazione dipende dalla temperatura ambientale: d'estate la radice spunta nell'arco della giornata, d'inverno posso essere necessari fino a 3-4 giorni. Volendo rallentare la germogliazione, i semi possono essere sistemati in frigorifero o in un altro ambiente fresco.

Una miscela di semi è buona se germogliano al minimo 80-90% dei semi, se germogliano 60-75% - la qualità è scarsa, se meno di 50% - meglio non usarla, in quanto troppo vecchia, malcoservata, trattata a caldo o a freddo o deteriorata.

Germogliando semi allo scopo di alimentazione si deve avere maggiore cura nel lavarli e nel controllarli - le condizioni umide fanno proliferare batteri potenzialmente nocivi e altri microorganismi presenti. Se sono presenti odori sgradevoli o fermentazione, è meglio evitare di usarli (si possono lasciare crescere ed essere usati come verdura o in spiga immatura). L'uso di disinfettanti può portare all'intossicazione e causare danni alla microflora del tratto digestivo dei volatili, se si sorgono dubbi sulla qualità di semi al punto tale di avere idea di usare disinfettanti, è meglio rifiutarsi da questo tipo di pietanza. Può accadere che semi possono essere contaminati da batteri nocivi già dal produttore o durante la conservazione sbagliata, per evitare rischi, la prima porzione di semi della partita acquistata si offre non subito a tutti i volatili ma solo ad alcuni di loro, e per un paio di giorni si osserva la reazione.

La migliore acqua da usare è quella non contenente cloro e altri disinfettanti; usando acqua di rubinetto l'ultimo lavaggio e sciacquo vanno fatti con acqua declorata.

L'acqua di ammollo iniziale può essere addizionata con dei preparati naturali ad azione antifungina, per esempio con estratto di semi di pompelmo.

Generalmente, i semi si somministrano appena spunta la radichetta, però possono essere usati anche i semi nello stadio di germogliazione più avanzata con le fogliette spuntate. I semi germogliati non vanno conservati per evitare la proliferazione della microflora patogena, la regola “fatti e mangiati” aiuta a prevenire brutte sorprese. Servendoli, possono essere cosparsi con dei probiotici, della Spirulina, della polvere di gesso, di zeolite o di seppia, oppure possono diventare parte di un pastoncino. I semi germogliati si lasciano in disposizione solo per una o due ore a causa del velocissimo deterioramento per il che conviene servirli come prima pietanza al mattino oppure nelle ore serali quando i pappagalli mangiano prima di dormire, oppure in altri momenti quando si ha la certezza che i volatili sono affamati.

Il controllo della germogliazione si effettua su tutti i semi però non tutti i semi sono sicuri per essere usati in forma germogliata.

1. Controllo visuale della confezione (nelle prime foto si notano insetti in vista in notevole quantità, nelle foto seguenti sul fondo del sacchetto si vede una specie di polvere - segno della presenza di insetti; purtroppo, alcune ditte di negozi on-line che spediscono la merce non hanno alcun rispetto dei clienti)






2. Escrementi di farfalline

3. Semi danneggiati da punteruoli



4. Punteruoli all'interno dei semi
 (grandezza naturale)



Video dei punteruoli all'interno dei semi:
 

5. I punteruoli proliferano velocemente, semi apparentemente puliti però infestati in due-tre settimane possono divenire completamente divorati:




 (grandezza naturale)

6. Controllo dei semi di misura grande con aiuto di un setaccio






7. Ammollo

8. Insetti e semi danneggiati vengono a galla



 9. Acqua divenuta torbida segnala sporcizia o semi marci

10. Semi si disfano durante l'ammollo


11. Deposito anomalo sul fondo durante l'ammollo e/o germogliazione




12. Germogliazione



13. Risultati della germogliazione - semi non buoni







14.

15. Controllo del panico


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USO DELL'ACETO NELL'ORNITOLOGIA

L'aceto è ottenuto dalla fermentazione di liquidi alcolici tramite batteri appartenenti al genere Acetobacter, i quali trasformano etanolo in acido acetico. L'aceto è apprezzato dall'uomo fin dall'antichità. Fino ad oggi l'aceto non è stato studiato scinetificamente e le sue vere proprietà salutari e la composizione non sono stati chiariti con dovuta accuratezza.
Esistono tantissime varietà di aceto: di vino, di birra, di sidro, di idromele, di riso, di malto, di frutta... Le varietà più pregiate si fanno stagionare in botti di legno e vengono aromatizzate con piante aromatiche, non si sottopongono alla cottura/pastorizzazione, non sono filtrate e non contengono conservanti. L'aceto naturale contiene anche piccole quantità di acido tartarico e di acido citrico. L'aceto di idromele (di miele) è generalmente ritenuto il più ricco di enzimi e di sali minerali. Generalmente si ritiene  che le proprietà benefiche-curative dell'aceto si concentrano nelle "impurità" che si formano durante la fermentazione.
Esistono anche l'aceto di sintesi e l'aceto prodotto industrialmente con uso di lieviti di varia natura, sollecitatori e rallentatori della fermentazione, conservanti e antimuffe aggiunti.
L'aceto naturale viene da sempre usato come pietanza aromatica in cucina, in preparazioni di medicinali in base di erbe, a scopo cosmetico (per risciacqui a scopo lucidante e ravvivante per i cappelli) e come coadiuvante nelle pulizie di casa (azione lievemente sgrassante e brillantante). All'aceto si attribuiscono tantissime proprietà fantasiose che l'aceto non ha.

La percentuale di acido acetico nell'aceto varia mediamente da 3 a 15%, l'aceto in commercio solitamente ne contiene 3-6%, in Italia la legge stabilisce il grado massimo dell'aceto da cucina vendibile al dettaglio. L'uso dell'aceto nella concentrazione troppo forte può portare a gravissime ustioni del tratto digestivo superiore (bocca, esofago, stomaco), ai danni agli occhi e alla normale microflora batterica di tutto il tratto digerente. Anche se nessun studio concreto è stato effettuato, si crede che l'aceto potrebbe rallentare la proliferazione di batteri e funghi nocivi del tratto digestivo – su questa credenza si basa l'uso dell'aceto nell'ornitologia. I dosaggi che offrono allevatori e veterinari variano sensibilmente, da siti e pagine web di allevatori che usano aceto emerge che loro, anche usando aceto (non si sa se industriale con solfiti oppure naturale), continuano ad avere problemi di malattie e di mortalità nei loro allevamenti.

L'aceto in concentrazione desiderata va aggiunto all'acqua da bere. Un altro uso ornitologico dell'aceto è aggiungerlo in acqua da bagno per far lucidare il piumaggio.

Il dosaggio dell'aceto ad uso alimentare (in concentrazione non superiore ai 6% , non aromatizzato, non pastorizzato, non filtrato e senza solfiti) è di 3-10 ml per un litro d'acqua, si deve sempre assaggiare la concentrazione che non sia troppo acida. All'acqua da bere addizionata con aceto possono essere aggiunti miele e propoli. La frequenza dell'uso ordinario dell'acqua addizionata di aceto è di 1 volta a settimana o in 2 settimane, per alcuni mesi di seguito intervallati da altrettanti mesi di pausa, oppure occasionalmente, o diversamente secondo indicazioni del proprio veterinario di fiducia.

La maggior parte dell'aceto disponibile oggi in vendita è fatta con procedimenti moderni ben diversi dai procedimenti naturali di una volta e con uso di sostanze chimiche. Perdendo le conoscenze di una volta e non amando l'igiene, i produttori di oggi aggiungono all'aceto dei solfiti allo scopo di fermare la fermentazione nel momento giusto e per evitare che l'aceto marcisca a causa delle condizioni di produzione igienicamente insicure. I solfiti hanno proprietà antibatteriche e antifungine, perciò uccidono tutti i batteri benefici per i quali è apprezzato l'aceto naturale. L'aceto con solfiti non ha niente in comune con l'aceto naturale di una volta ed è un prodotto assolutamente da evitare.
Tante persone e animali hanno reazioni allergiche gravi ai solfiti, i danni alla salute causati da solfiti non sono stati ancora studiati – i solfiti sono stati emessi in commercio senza una ricerca scientifica. Gli organismi più forti resistono riuscendo a metabolizzare i solfiti ingeriti, però per quelli più deboli è una specie di roulette russa.

Oggi viene pubblicizzato l'aceto di mele, cioè di sidro o di vino di mele. Se l'aceto di mele è prodotto industrialmente (lavorazione a caldo, uso di sostanze chimiche, pastorizzazione, filtrazione) e contiene solfiti, è assolutamente da evitare in quanto non si tratta più di aceto vero.

Alcune fonti affermano che alcuni tipi di aceto abbiano proprietà antibatteriche utili nella disinfezione, però non è noto di quale concreto tipo di aceto si tratterebbe e in quale concentrazione e quali di preciso batteri nocivi ne sarebbero sensibili. La scheda tecnica di ogni disinfettante contiene l'elenco di batteri, funghi e virus contro i quali è efficace, la concentrazione e il tempo d'azione necessari - per l'aceto le schede tecniche non esistono ancora, perciò qualsiasi uso a scopo di disinfezione è pressoché inutile. L'uso dell'aceto a scopo di disinfezione nelle aziende alimentari e sanitarie non è permesso, quindi le decantate proprietà disinfettanti poco possibile che esistano. Spalmare aceto sulla rete della gabbia attira moscerini e provoca marciume e crescita di flora batterica e fungina se l'aceto non viene accuratamente sciacquato.

L'acido acetico puro di sintesi è un prodotto che può causare gravi lesioni se usato in modo sbagliato. Alcuni allevatori usano soluzioni deboli di acido acetico al posto di aceto (3 g per 4-6 litri d'acqua), non è noto se dal tale uso derivano risultati positivi o se sia nocivo. L'acido acetico puro, diluito in giusta concentrazione e abbinato al perossido di idrogeno si usa come disinfettante in alcuni ambiti professionali, volendo usarlo come disinfettante si deve seguire le indicazioni della scheda tecnica del produttore. L'acido acetico in soluzione pari o superiore al 30% causa ustioni ed è un prodotto  pericoloso, in una concentrazione troppo forte può portare alla morte dei volatili cui è stato somministrato.

Link su un articolo dell'aceto, in lingua inglese "What the Research Really Says About Apple Cider Vinega": http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2009/06/02/apple-cider-vinegar-hype.aspx?e_cid=20131002Z2_DNL_SECON&utm_source=content&utm_medium=email&utm_content=secon&utm_campaign=20131002Z2 

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 MERCEOLOGIA APPLICATA
Ai proprietari di volatili d'affezione che rompono la testa sulle cause apparentemente inspiegabili della morte di loro beniamini alati
 ovvero del lavoro svolto dai politici negli ultimi decenni nel campo della sicurezza alimentare
 (In via di creazione – benvenuti i suggerimenti)

ALFA-AMILASI – è un enzima prodotto naturalmente nel corpo che partecipa nella digestione di carboidrati, è prodotto in organi diversi del corpo, in alcune malattie e patologie il corpo produce quantità superiori o inferiori di alfa-amilasi (per esempio, la sovrapproduzione avviene in casi di peritonite, pancreatite, insufficienza renale, ulcere, occlusioni intestinali, ecc.; la produzione ridotta può essere sintomo di intossicazione, malattie del fegato e del pancreas); quest'enzima è presente in piccole quantità anche nei germi di grano e di altri semi; l'alfa-amilasi ottenuto industrialmente per sintesi o per estrazione da batteri o funghi si aggiunge alle farine quando le stesse sono prodotte da semi non di qualità – già germogliati, deteriorati, fermentati, ammuffiti – o quando si tratta di riciclare farine molto vecchie e deteriorate che hanno perso normali qualità di una farina; si usa anche nella panificazione industriale allo scopo di velocizzare la lievitazione. La farina addizionata si chiama “farina diastasata”.
Malattie professionali e allergie da alfa-amilasi aggiunto alle farine ormai sono diventate un serio problema al livello internazionale, i politici hanno permesso l'uso dell'alfa-amilasi come additivo alimentare senza avere prima ordinato uno studio scientifico sulle conseguenze di tale uso, presumendo in partenza che non ci sarebbero rischi (sic!) - nessuno sa quali sono le conseguenze che derivano dal consumo di alfa-amilasi in massiccia quantità – quasi o tutte le farine presenti in commercio la contengono, come quasi tutto il pane e tutti i prodotti da forno e dolciari.
Sul sito “Diario prevenzione Magazine” si indica che i problemi di allergie o altre malattie professionali coinvolgono fino a 1/3 di lavoratori che adoperano farine addizionate (http://www.diario-prevenzione.net/diarioprevenzione/html/modules.php?name=News&file=article&sid=213 ): “L’alfa-amilasi, di origine fungina (Aspergillus oryzae), viene aggiunta per accrescere il quantitativo naturale di amilasi presente nella farina: l’enzima catalizza la fermentazione degli idrati di carbonio da parte dei lieviti (Saccaromyces cerevisiae). E’ dotata di un forte potere allergizzante, essendo in grado di sensibilizzare anche fino ad un terzo degli esposti. L’attività allergenica della alfa-amilasi persiste anche dopo la cottura, e interessa particolarmente la crosta del pane”.

ALLERGIE ALIMENTARI – reazione dell'organismo su sostanze che risultano difficili o impossibili da metabolizzare, nei volatili reazioni allergiche sono relativamente frequenti in seguito al consumo di additivi e coadiuvanti alimentari, conservanti, sostanze farmacologiche, cibi umani e cibi industriali. Tra i sintomi: disfunzioni del tratto digestivo, problemi cutanei e del piumaggio, problemi respiratori, shock anafilattico (nei casi di ipersensibilità personale e di consumo di dosi massicce).

ANTIBIOTICI – sono sostanze che rallentano o fermano la proliferazione di batteri o li uccidono, a volte vengono chiamati “antibatterici”; non sono efficaci contro virus né contro infezioni fungine. Gli antibiotici di estrazione o di sintesi spesso sono la causa di infezioni fungine in quanto funghi proliferano su antibiotici. Anche alcuni antifungini vengono a volte impropriamente chiamati “antibiotici”. Nella produzione farmaceutica degli antibiotici si usano prodotti di attività vitale di alcuni funghi (muffe) e di alcuni batteri (per esempio, l'antibiotico Bacitracina è prodotto da peptidi del batterio Bacillus Subtilis che vive nel terreno e che si usa come probiotico), oppure si ricorre alla sintesi chimica. Alcune piante contengono sostanze antibiotiche naturali e alcuni probiotici hanno qualità antibiotiche.
Antibiotici di produzione industriale sono farmaci eccezionali e salvavita se usati in modo appropriato, l'uso sbagliato (cosiddetti “trattamenti precova” ai volatili malati - che andrebbero messi in riabilitazione e non in riproduzione - o “cure” in base di consigli degli inesperti fai-da-te racimolati in rete web) porta all'insuccesso nell'allevare con danni a lungo termine. Prima di usare antibiotici si deve fare analisi per la definizione degli agenti infettanti e della loro sensibilità ai farmaci (antibiogramma per batteri e antimicogramma per funghi); usare antibiotici a caso serve solo all'acquisire nuovi guai in forma di effetti collaterali dal farmaco e della comparsa di antibiotico-resistenze; le infezioni fungine come candida o aspergillosi spesso sono una delle conseguenze dell'uso sbagliato e spropositato di farmaci-antibiotici. Dopo un corso di antibiotico di 4-10 giorni servono da 3 a 6 mesi di trattamenti riabilitativi per ripristinare la normale microflora batterica e fungina dell'organismo e la funzionalità degli organi. Nell'industria alimentare e mangimistica alcuni antibiotici possono essere usati come conservanti di prodotti di scarsa qualità e potrebbero non essere indicati sull'etichetta. Abuso nell'uso degli antibiotici a causa di disonestà (commercializzazione) e cattiva preparazione di medici e veterinari ha portato allo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti.

ATMOSFERA PROTETTIVA - CONFEZIONAMENTO CON GAS NEUTRALE – spesso, i gas “neutrali” non sono del tutto neutrali e fanno reazione chimica con il contenuto della confezione oppure lo impregnano, spesso sono conservanti dai tanti effetti collaterali. La conservazione in assenza di aria (sottovuoto) permette la proliferazione di eventuali batteri anaerobi (che vivono in assenza di aria), in particolare dei batteri Clostridium botulinum e Clostgridium tetani (responsabili per intossicazioni da tossine che producono, largamente conosciuti con nomi botulino e tetano). La conservazione di alimenti sia ad uso umano sia ad uso animale fino ad oggi rimane un problema serio e irrisolto.

BIOLOGICO – uno dei tipi di produzione agricola intensiva non naturale, dietro tante belle parole si nasconde l'elenco spaventoso di fitofarmaci e prodotti chimici permessi. Anche i prodotti biologici si raccolgono non maturi e vengono sottoposti a sverdinamento (una specie di maturazione artificiale tramite trattamento con ormoni). Non è possibile identificare le aziende migliori che hanno produzione veramente genuina e salutare, paragonabile con naturale; il sistema non valorizza i migliori ma tende ad uguagliare tutti agli occhi del cliente-consumatore. Non esistono controlli seri e affidabili.

COADIUVANTI DELLA PRODUZIONE – sostanze chimiche aggiunte ai prodotti le quali, con il permesso del legislatore, non si indicano sull'etichetta.

DATA DI PRODUZIONE DEL PRODOTTO – nella realtà odierna, spesso, il consumatore non ha diritto di sapere la data di produzione del prodotto che compra perché il legislatore ha previsto l'indicazione della sola data di scadenza – che è a libera discrezione del produttore. Nell'ornitologia è importante conoscere non solo la data di produzione (confezionamento al dettaglio) ma anche la data di raccolta delle materie prime. La qualità di prodotti ornitologici come semi, farine di semi e di erbe, oli, estratti, dipende direttamente dalla data di raccolta e dalla data di lavorazione.
Nel mondo industriale, farine e semi freschi sono spesso mescolati con farine e semi vecchi riciclati però l'etichetta non fornisce mai le informazioni a riguardo, un'etichetta onesta dovrebbe contenere tutte le informazioni su ogni componente fresco o riciclato – ad oggi ciò rimane un sogno. Il paese di origine di semi è altrettanto importante, i paesi industrializzati come gli USA e Canada sono talmente inquinati e mal gestiti che è meglio evitare i loro prodotti.
In caso di prodotti industriali lavorati a lunga conservazione come estrusi, pellettati, crocchette, biscotti, bastoncini di semi caramellati, pastoncini, ecc., l'etichetta onesta deve indicare la data di raccolta di ogni ingrediente derivante da vegetali, la data di macinazione delle farine usate, la provenienza e la data di spremitura degli oli usati, la provenienza e la data di produzione delle proteine aggiunte – e così via l'ingrediente per l'ingrediente; in più, la data della cottura e composizione del prodotto e la data del confezionamento.

DATA DI SCADENZA DEL PRODOTTO – è irrilevante per il consumatore perché ha il diritto e la capacita di decidere personalmente in base della data di produzione del prodotto e dei suoi singoli ingredienti compositivi.

ENZIMI – sono definiti come catalizzatori dei processi biologici, alcuni enzimi hanno ruolo importante nei processi digestivi. Ad oggi, si ha in corso un enorme abuso nell'uso degli enzimi nell'industria alimentare e mangimistica, il loro uso è stato permesso senza una precedente ricerca scientifica (i politici presumono che, forse, non ci saranno danni). In alcune malattie l'uso di alcuni enzimi digestivi può avere ruolo di salvavita. Tra alcuni enzimi: endo-1,4-beta-xilanasi, alfa e beta amilasi, proteasi, subtilisina.

FARINA – prodotto derivante della macinazione di semi; durante la lavorazione industriale odierna, dopo la macinatura primaria, le farine vengono sottoposte ai processi chiamati “raffinazione” durante i quali si prelevano parti contenenti vitamine e grassi – la crusca e il germe - la parte rimanente, deprivata di sostanze e “devitalizzata”, viene mescolata con farine più vecchie e addizionata di alfa-amilasi e di glutine allo scopo di ripristinare le normali caratteristiche tecniche di una farina fresca prodotta da semi di qualità e non mescolata con farine vecchie; spesso si aggiungono anche solfiti e altre sostanze conservanti, vitamine sintetiche tra cui l'acido ascorbico sintetico già sotto accusa per interferenze nel metabolismo (sono proprio le vitamine di sintesi a dare sgradevolissimo gusto aciduncolo alle farine), insetticidi (pesticidi) e antimuffe; dopo tali trattamenti la farina può essere conservata per lunghi anni e non soltanto un anno o due come una farina normale di una volta. La farina può essete trattata con sostanze chimiche sbiancanti chiamate in linguaggio tecnico “sostanze contro le alterazioni di natura fisica”.
Una volta, la farina integrale era la farina di prima o di seconda macinatura contenente tutti gli ingredienti del seme, oggi, la farina indebitamente chiamata “integrale” si produce da una farina già raffinata e ne se aggiunge soltanto della crusca essiccata trattata – ovviamente, tali farine non hanno alcuna delle proprietà benefiche di farine integrali di una volta.
Alle farine di grano di scarsa qualità si aggiungono farine di soia, di fave, di lupini o di altri legumi, enzimi, lecitine, glutine o metolose (sostituto di glutine) – queste aggiunte non si indicano sull'etichetta delle farine e nell'elenco di ingredienti dei prodotti di panificazione finiti.
http://fysis.it/479/panificazione/i-trucchi-per-migliorare-le-farine-poco-panificabili – l'articolo che rende un po' idea su ciò che accade nella produzione odierna di farine e pane “I trucchi per migliorare le farine poco panificabili”.

GOMMALACCA e CERA – si usano allo scopo di conservazione di vegetali e semi, una volta applicati sulla superficie, rallentano l'essiccamento e l'appassimento del prodotto trattato; insalata vecchia trattata sembra molto più fresca anche se quasi non contiene succhi vitali. Non sempre sono naturali e innocui, l'effetto sull'uomo e sugli animali dell'uso massiccio non è stato studiato.

INTORBIDENTI – sostanze usate per dare aspetto più “genuino” e attraente ai succhi e bevande industriali di infima qualità, prodotti per l'infanzia compresi; possono essere naturali o chimici.

LECITINA

MIGLIORATORI DELLA FARINA E DEL PANE – sostanze chimiche aggiunte alle farine di infima qualità o riciclate e agli impasti del pane. Non è chiaro che cosa di preciso “migliorano” miglioratori nel pane, visto che già la farina di partenza è stata super trattata – senza ulteriori miglioratori il pane esce molto migliore, provare per credere. Il fatto triste che tanti panificatori e pasticcieri dicono che i miglioratori sono stati a loro consigliati dagli agenti-rappresentanti delle ditte produttrici di miglioratori... http://www.pellegrini-italia.com/Miglioratori.htm - un elenco di miglioratori.

NATURALE – il termine non definito dalla legge, da naturali possono essere spacciati prodotti trattati chimicamente, tossici, contenenti sostanze snaturate. Generalmente, usando il termine “naturale” s'intende un prodotto nello stato nel quale si trova in natura e non trattato chimicamente,geneticamente o con ormoni o altre sostanze non esistenti nello stato puro in natura. Per esempio, in natura tutte le vitamine si trovano legate ad altre sostanze e mai nello stato puro. Le vitamine sintetizzate o estratte e le loro combinazioni non sono naturali anche quando derivano dalle materie prime naturali.

OLISTICO -

OSSIDO DI ETILENE – gas sterilizzante, causa danni alle cellule, abortivo, cancerogeno, causa malformazioni congenite.

PANE – una volta era il simbolo del focolaio, della famiglia, del benessere... si poteva fare un buon pasto saziante con pane e latte... Il pane era un alimento completo, ricco di nutrienti e sostanze benefiche per la salute. Oggi... lasciamo stare... difficile trovare parole... è un prodotto essiccato al forno dal gusto che lascia tanto desiderare, della consistenza gommosa compatta; staccando un pezzo coi denti c'è rischio reale di provocare la malocclusione dentaria da quanto è resinoso e resistente; il giorno dopo, il prodotto perde la forma iniziale, si aggrinzisce, diventa secchissimo come materiale sintetico di isolamento di tubi o imbottitura di giacche invernali... Fa venite bruciore di stomaco, talvolta causa dolori e rigetto, il medico ormai proibisce di mangiarlo... Al di là degli orrori nella produzione delle farine, ulteriori orrori si aggiungono durante la produzione del pane – la maggior parte dei panificatori aggiungono ancora dell'ulteriore alfa-amilasi (per velocizzare la lievitazione) e dei miglioratori, del lievito chimico venduto con il nome commerciale “Lievito naturale” (largamente usato nella produzione di cornetti, panettoni e colombe al posto di lievito di birra o della lavorazione denominata “pasta madre”), usano olio di palma estratto a caldo di infima qualità o dei grassi idrogenati in polvere al posto del solito olio d'oliva o di burro o di strutto (esiste persino un miglioratore in polvere che si usa in piccole quantità al posto di olio – il pane così addizionato è particolarmente resinoso e “ovattato”). Non è stato ancora studiato il metabolismo degli additivi usati nella panificazione odierna e le conseguenze del loro uso per la salute, però i consumatori hanno notato che pane trattato può provocare attacchi di dolore nel fegato e nel pancreas. Il pane artigianale ormai è prodotto con la stessa tecnologia e dagli stessi prodotti chimicizzati delle industrie. La maggior parte del pane ormai è surgelato e conservato durante la preparazione, è molto diffuso anche pane precotto e surgelato. Idem la situazione nelle pasticcerie. Le pasticcerie genuine di tutta l'Italia possono essere contate sulle dita – beati coloro che ne abitano vicino!
I prodotti dalle farine raffinate creano condizioni per lo sviluppo della diabete del tipo II e delle infezioni fungine nell'organismo.
Una volta, si poteva offrire saltuariamente un po' di pane o di biscotti ai volatili d'affezione senza causare danni significativi, oggi, anche poche briciole possono portare all'esodo infausto e alle malattie.

PASTA – idem al pane. Tanti pastifici usano per i loro ripieni prodotti liofilizzati in polvere (patate, carni, spinaci), e anche gli gnocchi si producono ormai dalla polvere al gusto di patata, colorata di giallo o verde per gusti spinacio o zucca – così i finti artigiani s'affaticano di meno: basta ammollare liofilizzati e tutto è fatto! Nel frattempo il cliente paga come se fossero prodotti freschi cotti e lavorati a mano come la tradizione vuole... Qualche comitato di cittadini ha lanciato la proposta che la pasta prodotta da “Barilla” e da altre industrie non dovrebbe più essere chiamata “pasta” in quanto troppo chimicizzata (al punto tale che può accadere che esca dal tratto digestivo indigerita, mentre una volta la pasta veniva servita ai malati da quanto era digeribile e salutare).

PESTICIDI – sostanze naturali e chimiche usate allo scopo di uccidere insetti e piccoli mammiferi come topi, ratti e serpenti. I pesticidi possono portare all'esodo mortale anche nell'uomo. Si usano come l'ingrediente aggiuntivo nelle farine, frutta secca, miscele di semi, estrusi, pellettati, biscotti, pastoncini industriali, ecc., allo scopo di prevenire la proliferazione di insetti (vermi compresi) nelle confezioni a lunga conservazione. Sull'etichetta si indicano con parola “conservante” o “conservante naturale” oppure non si indicano affatto. Prodotti industriali come estrusi e pellettati sono particolarmente appetibili per le mosche (a causa del contenuto non meglio identificabile però molto attraente per le mosche) che vi depositano volentieri uova ritenendoli cibo adatto per la crescita delle larve, perciò l'uso di pesticidi, forse, è indispensabile. I pesticidi tipici per estrusi/pellettati sono conosciuti come sostanze “anti irrancidimento di grassi” (trovata politically correct).
I trattamenti curativi o “preventivi” contro acari, pidocchi, pulci e zecche sono tutti a base di pesticidi, i famosi preparati usati come spray o a goccia come “Frontline”, “Frontline combo”, “Ivomec”, “Advantix”, ecc., sono tutti pesticidi anche se sulle etichette è trascritto “insetticida”, “acaricida”, “repellente”.

RAFFINAZIONE – è un termine che nell'ambito di industria alimentare ha due significati: 1. un procedimento di purificazione dei prodotti greggi, 2. riciclo dei prodotti deteriorati o scaduti che devono essere ripuliti. Nella realtà pratica, ad eccezione dello zucchero e di pochi altri prodotti, la raffinazione significa che il prodotto non era più buono ed è stato purificato e corretto con trattamenti chimici e fisici.

RITARDATIVO/PREVENTIVO DELLA MATURAZIONE – sostanze applicate sui vegetali maturi ed immaturi che li tengono nello stato statico senza che maturino o marciscono durante la conservazione.

SFARINATO – farina ottenuta con la prima macinazione, è da preferire alla solita farina, quando è possibile.
SOLFITI – conservanti aggiunti ormai in quasi tutti i prodotti alimentari (farine, marmellate, biscotti, bevande, conserve, frutta secca e fresca, salumi, carni, pesce, verdure) i quali attestano che il produttore non osserva le normative dell'igiene – un'azienda in regola con buona prassi di igiene, pulita e che non ricicla avanza scaduti e deteriorati non ha bisogno di usare solfiti né altri conservanti. Solfiti aggiunti al vino o all'aceto testimoniano che senza questi il prodotto marcirà in breve in quanto di bassa qualità ed è stato prodotto in un ambiente sporco. Se la quantità di solfiti aggiunti non supera una certa concentrazione, la legge permette di non indicarlo sull'etichetta, quando la dicitura è presente, vuol dire che sono state aggiunte quantità assai massicce. Solfiti sono molto tossici per la salute a lungo termine, la sensibilità e il limite di sopportazione sono individuali. Un verduraio che spruzza acqua sui prodotti che ha in vendita in realtà non usa acqua ma una soluzione conservante in base di solfiti, così le verdure staranno lì per alcuni giorni senza appassire (manco fiori in vaso rimangono freschi così a lungo!). Quello che accade nei supermercati di grande distribuzione e talmente incredibile che non mi metto neanche a raccontarlo, parlate con un dipendente di qualche supermercato che è disposto a violare la regola dell'omertà imposta dai suoi superiori.

SVERDIMENTO/SVERDINAMENTO – procedimento di maturazione artificiale della frutta e degli ortaggi raccolti immaturi e conservati nello stato immaturo fino al momento di trattamento chimico tramite uso di sostanze ormonali (Etilene/Etene - fitoormoni) che stimolano la maturazione snaturata. Il trattamento è permesso anche nella produzione cosiddetta “biologica”. I vegetali così trattati non contengono né vitamine né sostanze nutritive dei vegetali lasciati maturare in modo naturale sulle piante. Per evitare che ivegetali non maturi marciscono, li trattano con conservanti e con sostanze che prevengono la maturazione oppure li congelano. L'effetto dell'uso delle massicce quantità di ormoni nell'ambito alimentare umano non è stato scientificamente studiato, i politici hanno permesso di usare il procedimento di sverdinamento consapevoli della pericolosità di fitoormoni sull'esempio della soia che li contiene e che causa danni gravissimi sia nell'uomo sia negli animali. Tra i danni derivanti da fitoormoni della soia ci sono infertilità, comportamenti sessualmente deviati, maturazione sessuale precoce, effeminazione dei maschi, disturbi ormonali e metabolici.
Chi lavora con bambini, adolescenti e giovani, nel ultimo decennio ha già potuto osservare una massiccia effeminazione dei ragazzi (tratti femminili comportamentali e corporei, tra cui il sedere più largo delle spalle, assenza o sottosviluppo di muscolatura maschile come bicipiti e deltoidi con contemporanea presenza di cosce paffute e del bacino a mo' femminile, ecc), invece tante bambine già dalla piccolissima età hanno comportamenti sessuali esibizionista, osceni e depravati con consapevole invito agli uomini di compiere atti sessuali in cambio di un premio ridicolo, come una piccola ricarica telefonica; tante adolescenti dimostrano più del doppio della loro età, hanno la pelle rovinata e precocemente invecchiata, il corpo consumato, privo di energia vitale e spossato. La maturazione sessuale molto precoce delle bambine è stata notata da tanti medici. Un quadro assai inquietante... Senza poi parlare del problema largamente diffuso di infertilità... Saranno fitoormoni delle verdure sottoposte a sverdinamento? ovviamente, uniti alla problematica simile nella produzione della carne dove si usano ormoni di altro tipo, come testosterone?
Banane, kiwi, pomodori, melanzane, fragole, cachi, agrumi – ormai non esistono naturali, essendo tutti raccolti ancora verdi, conservati per un tempo “x” e sverditati nel momento deciso dal rivenditore.
Articolo “Piccole ragazze sbocciate prima degli anni”, Le Monde, 20.11.2011 – 18/06/2012 http://www.aippiweb.it/leggi.asp?id=383Quali sono le cause di questa impregnazione ormonale precoce? Tra le ipotesi, l’endocrinologo avanza la contaminazione da parte di perturbatori endocrini d’origine chimica ( pesticidi, bisphénol A, phtalates…)
Articolo “La pubertà è sempre più precoce - È bene valutare la necessità o meno del trattamento farmacologico” http://www.italiasalute.it/pediatria_news.asp?ID=1165Il primo menarca, l'evento che segna l'ingresso nella pubertà delle ragazzine, avviene sempre prima. Nel 1860 l'età media in cui si verificava la prima mestruazione era di 16,6 anni, nel 2010 si è passati a 10,5 anni, con punte di 6 o 7 anni. L'imputato di questa vera e propria rivoluzione nei tempi è lo stile di vita complessivo, enormemente mutato nel corso degli ultimi 150 anni, e l'alimentazione in particolare. Il cibo spazzatura, infatti, con il suo carico di grassi e sostanze non utili all'organismo umano ha fra gli altri effetti quello di provocare sconvolgimenti di natura ormonale che poi si riverberano anche sulla funzione sessuale. A confermarlo è una recente ricerca condotta dalla dott.ssa Marcia Herman-Giddens e dai colleghi della University of North Carolina”.

VALUTAZIONE DEI RISCHI – un gioco di parole che permette l'uso di prodotti e sostanze chimiche non sottoposti ad una seria ricerca scientifica indipendente dal produttore. Il fallimento del sistema europeo della “valutazione dei rischi” si attesta dalle continue modifiche dei permessi con proibizione d'uso di sostanze e farmaci a causa della tossicità comprovata direttamente sul consumatore (usato come cavia sperimentale gratuita che non riceve neanche un rimborso di danni patiti). Le brevissime e scarse “ricerche scientifiche” in base dei quali si rilasciano permessi per la vendita di farmaci e di sostanze sono più che ridicole e si basano sul ”ricevimento dati” e non su un accurato lavoro scientifico (si consiglia la lettura della documentazione relativa ai permessi sui siti europei).

VERDURE FRESCHE – raccolte e nello stesso giorno portate nel punto di vendita. Esistono ancora? Le verdure del giorno dopo non sono più di prima freschezza ma di seconda, e così via... Una volta l'Italia era un Grande Paese Agricolo... oggi, la maggior parte dei cittadini deve accontentarsi delle verdure non di prima freschezza.

4 commenti:

  1. E' interessantissimo ma terrificante al tempo stesso: temo che la maggior parte di chi alleva coco e pappagalli in genere, per quanta attenzione faccia... possa aver sbagliato, stando a queste indicazioni, il 99% del suo modo di allevare.

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  2. Perché terrificante? Secondo me, terrificante è ciò che avviene nell'ambito dell'alimentazione umana... le coco e i pappagalli, e gli altri volatili, in cattività sono molto prolifici e su uno morto ce ne di sovrabbondante prole, invece quando si tratta di persone o bambini mutilati da addittivi chimici e da varie sostanze tossiche usate nella produzione alimentare odierna di ogni genere, questo sì che è una questione seria... Ciò che accade nell'allevamento di animali/volatili rispecchia solo i gravi problemi dell'uomo stesso...

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  3. Interessante ma le alternative possibili?

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