1. Prodotti alimentari tossici per i pappagalli granivori e insettivo-granivori
2. Principali sbagli nell'organizzazione dell'alimentazione dei pappagalli granivori e insettivo-granivori
2. Principali sbagli nell'organizzazione dell'alimentazione dei pappagalli granivori e insettivo-granivori
3. Trattamenti per stimolare il desiderio di riprodursi negli Ondulati - (metodo della Cocorita Giuliva)
4. Gastroliti - graniglia di pietra (grit) - indispensabili per la buona salute dei pappagalli granivori - Articolo di contrasto a quelli che “demonizzano” il grit
5. Attenzione: estrusi/pellettati – prodotti dannosi per i pappagalli!
6. Fiori - bontà commestibile non solo per pappagalli ma anche per l'uomo
6. Fiori - bontà commestibile non solo per pappagalli ma anche per l'uomo
7. Tossicità della soia e dei derivati
8. Controllo della qualità dei semi - Germogliazione
9. Uso dell'aceto nell'ornitologia
10. Merceologia applicata (in via di costruzione - benvenuti i sugerimenti)
* * *
PRODOTTI
ALIMENTARI TOSSICI PER I PAPPAGALLI GRANIVORI E
GRANIVORO-INSETTIVORI
(ricordando
che l'intossicazione può presentarsi in forma acuta oppure cronica)
- Sale da cucina
- Zucchero, caramello
- Cioccolato/cacao
- Caffè, “succhi di frutta” industriali, bevande industriali (limonate, Coca-cola, ecc)
- Latte e derivati (yogurt, ricotta, formaggi, panna, creme, burro)
- Pane, prodotti da forno e derivati (pane biscottato, biscotti, panettone, merendine ecc.)
- Pasta sia cruda sia cotta
- Fiocchi di cereali (Corn Flakes) e gli altri mangimi ad uso umano
- Carne, pesce
- Scatolame, conserve di ogni genere comprese quelle per infanzia non amata dai genitori
- Tofu e tutti i prodotti in base di soia
- Ogni cibo fritto
- Formule da imbecco industriali (al momento della stesura della presente, nel commercio non sono ancora presenti formule sicure)
- Pastoncini industriali ricavati dai sottoprodotti della panificazione industriale colorati chimicamente di giallo, rosso o verde
- Estrusi, pellettati, crocchette, biscotti per volatili, ecc
- Semi caramellati allo zucchero o al miele
- Semi raccolti da più di un anno o (quando non si tratta di semi grassi) al massimo due, farine prodotte da semi raccolti da più di un anno e i derivati
- Semi coperti con oli, grassi o paraffina allo scopo di farli diventare più lucidi negli occhi dei clienti, semi coperti con iodio o con vitamine sintetiche
- Pezzettini chimici colorati
- Frutta e verdura coltivati con metodi intensivi, conservati con metodi non tradizionali, sverdinati, trattati con solfiti o altri conservanti
- Alcuni sali da bagno (contenenti sale da cucina e altri prodotti incompatibili con la sicurezza, come per esempio oli essenziali)
- Conservanti e additivi chimici
- Antibiotici e gli altri farmaci, pesticidi (antiacari compresi), vitamine sintetiche (le vitamine di sintesi o di estrazione chimica sono farmaci a tutti gli effetti e non "innocui integratori" e vanno usati con dovuta cautela esattamente come i farmaci)
- Residui di sostanze detergenti/saponi e/o di disinfettanti nei beverini, nelle mangiatoie e sul cibo.
VEGETALI
VELENOSI (in via di inserimento)
Avocado
Cacao
Lupino
Mughetto
Oleandro
Ricino
VEGETALI
TOSSICI E POTENZIALMENTE TOSSICI (in via di inserimento)
Aglio
(Allium sativum) – da evitare è tutto il genere Allium (Aglio,
Cipolla, Porro, Scalogno), alcune fonti attribuiscono alle piante del
genere Allium poteri moderatamente tossici, però alcuni veterinari
li definiscono addirittura come velenose
* * *
PRINCIPALI
SBAGLI NELL'ORGANIZZAZIONE DELL'ALIMENTAZIONE DEI PAPPAGALLI
GRANIVORI E INSETTIVO-GRANIVORI
- L'alimentazione uguale o più o meno uguale nell'arco dell'anno, senza seguire cambi stagionali, mancato cambio della composizione della miscela di semi di base in corrispondenza con le stagioni, uso degli stessi vegetali, uso di vegetali conservati non freschi non corrispondenti alla stagione in corso.
- Uso di vegetali industriali conservati venduti da grandi catene commerciali (dalle quali spesso si forniscono anche i fruttivendoli piccoli). Il simbolo dei vegetali industriali è la fragola “cetriolata”, dura, lucida e insipida, non avente profumo né sapore di una fragola vera. La frutta e le verdure industriali, compreso quelle biologiche, al di là di essere coltivati con uso delle sostanze chimiche (per biologico guardasi la lista delle sostanze ammesse), si prelevano dalle piante quando sono ancora verdi, si mettono in conservazione (trattamenti chimici o surgelamento, oppure entrambi) e al momento della vendita vengono “sverdinati” - trattati con sostanze (ormoni della crescita) che li colorano creando l'effetto di maturazione artificiale; nel reparto vendita vengono coperti con solfiti o con altri conservanti per evitare l'appassimento immediato e con pesticidi per allontanare moscerini. Intossicazioni, stato di salute carente, forma fisica inferiore alla media, problemi digestivi, problemi ormonali e della tiroide, problemi comportamentali e nella riproduzione, morti improvvise sono all'ordine di giorno nei volatili consumatori di vegetali industriali. Vegetali industriali sono anche sospettati di essere causa di autodeplumazione in quanto è stato osservato che in alcuni casi pappagalli smettevano di automutilarsi con l'eliminazione dei vegetali industriali dalla dieta. Se vegetali comprati non contengono succo o ne contengono stranamente poco, e/o se non hanno profumo tipico avvolgente il palato, sono da evitare sia nell'uomo sia nei pappagalli, è possibile che tali vegetali devitalizzati siano stati raccolti parecchi anni fa... Pomodori, melanzane, cachi, kiwi, banane, frutta esotica, fragole, frutti di bosco, uva – ormai sono tutti sverdinati e conservati con l'uso di sostanze chimiche più svariate. Il levare la buccia non risolve il problema in quanto si leva solo lo strato superficiale di sporco, senza levare le cere o strato di gas di conservazione; le sostanze chimiche impregnano tutto il frutto.
- Carenza di vegetali. Dare ai pappagalli solo frutta e verdure usati dall'uomo è insufficiente, in natura i pappagalli si nutrono anche di erbe, di corteccia e di foglie di alberi, di bacche e di fiori di piante prative, arbusti e alberi. Alcuni pappagalli anche di radici di alcune erbe e piante. La frutta che usano mangiare è ben diversa da quella che risulta gradevole all'uomo, sono bacche e frutti per la maggior parte non ancora maturi. I pappagallini di cui l'alimentazione è basata sui semi di erbe e fiori si accontentano a becchettare la parte superficiale dei frutti, invece i pappagalli di taglie più grandi, essendo predatori di semi di ogni genere, ricercano semi all'interno dei frutti interessandosi relativamente poco della polpa: mele, pere, pesche, banane, arance, limoni, uva, lamponi, fichi, maracuja (frutto della passione), frutti di palme e di cactus, bacche boschive (corniolo, sambuco, biancospino, sorbo, ecc.), cetrioli, zucchine, zucca, melone, pomodori... ... ... – tutto è visto come contenitore di semi. Un pappagallo che disfa una mela, gettando pezzi a destra e a sinistra, sta cercando semi. Invece foglie di alberi e di altre piante vengono mangiati da pappagalli come l'uomo mangia la frutta. Durante le ore più calde della giornata, i pappagalli riposano sugli alberi masticandone foglie e corteccia. La frutta delle zone di provenienza dei pappagalli è ben diversa dalla frutta che si coltiva in Italia, solo nella parte sud dell'Italia è possibile coltivare piante dei climi caldi, fornire il solo set standardizzato ad uso umano di frutta e di ortaggi provoca inevitabilmente le carenze.
- Mancata osservazione della regola “poco di tanto” nella somministrazione dei vegetali, uso duraturo degli stessi vegetali. Dalle ricerche scientifiche emerge chiaramente che tutti i vegetali (ad eccezione di velenosi e altamente tossici) hanno sia poteri benefici sia poteri nocivi, l'effetto dipende solo dalla dose. Per esempio, i tannini a dose bassa-media hanno potere astringente, a dosi alte – diarroico; il Sambuco a bassi dosi ha tantissime qualità salutari e vitaminizzanti, invece a dosi medio-alte diventa tossico-diarroico. In ogni somministrazione di vegetali freschi (erbe, spighe, bacche, frutta, foglie di alberi e di altre piante, fiori, ortaggi), da una a tre volte al giorno, vanno offerti contemporaneamente da 3 a 6 tipi di vegetali di natura diversa – così facendo si evita il rischio di sovra dosaggio di qualche singolo elemento e si riduce la possibilità di intossicazione/avvelenamento se un qualche prodotto risulta trattato chimicamente o tossico per la specie. I rametti da rosicchiare freschi si offrono quotidianamente di 2-3 specie di alberi diversi, solo rametti di Eucalipto o di alcune varietà di Acacie o di alcuni altri alberi dei paesi di provenienza dei pappagalli possono essere offerti continuamente. Nessun vegetale (ad eccezione, come già detto, di rami e foglie di alberi sempreverdi di origine del paese di provenienza del pappagallo) va somministrato in continuazione, il limite massimo di somministrazione quotidiana o comunque frequente di un vegetale è di circa 3 mesi di seguito oppure per il tempo quando è disponibile in natura (i pappagalli che vivono in Italia si sono acclimatati e seguono i ritmi del sole e della natura italiani, le difficoltà nella gestione sussistono esclusivamente nelle zone di alta montagna dove i vegetali corrispondenti al periodo di riproduzione crescono d'estate al posto di primavera e autunno, mentre l'estate in natura è il periodo di siccità e di carenze per alcune razze di pappagalli, durante il quale non si riproducono).
- Somministrazione sistemica di vegetali tagliati o sminuzzati, in particolare in pappagalli medi e grandi – predatori dei semi. Non si sa chi è stato primo a inventarsi di ridurre ortaggi e frutta in pezzi e di offrirli a mo' di un'insalata, però in tanti l'hanno copiato, deprivando i pappagalli della gioia della ricerca di semi all'interno dei frutti e dell'atto distruttivo. Tagliare vuol dire compromettere il rituale dell'alimentazione. Ormai tantissimi pappagalli non riconoscono vegetali se offerti interi e quando li vedono sulle piante. A contatto con il metallo del coltello e con l'aria parecchie vitamine contenute nei vegetali si distruggono, i vegetali tagliati sono più aggredibili dai batteri e dai funghi e si deteriorano molto prima di vegetali offerti interi. Un pappagallo abituato a nutrirsi in modo naturale con vegetali interi ha maggiori chance di sopravvivere in caso di fuga o se si perde. Ovviamente, in alcune occasioni risulta più comodo e più economico offrire pezzi di frutta o di ortaggi, però farlo in modo sistemico è controproducente per la salute psichica e del becco dei pappagalli.
- Somministrazione di vegetali guasti come se i pappagalli fossero maiali. In natura, i pappagalli si nutrono con i vegetali freschissimi che prelevano direttamente dalle piante. I vegetali ammacchiati durante la conservazione, ammuffiti, appassiti, vecchi, marci non vanno bene.
- Conservazione sbagliata del cibo. I pappagalli sono sensibili ai cibi contenenti alta carica di batteri, funghi e tossine. La conservazione in frigorifero a +4° rallenta, senza fermare, la crescita di batteri e funghi, purtroppo, il frigo è luogo ideale per la proliferazione di flora fungina sulle superficie di prodotti vi sistemati, perciò, dopo la conservazione in frigo i vegetali vanno lavati. Il surgelamento e seguente conservazione a -22° ha azione batteriostatica, però una volta scongelati, tutta la flora batterica e fungina ricomincia a proliferare; in quanto le cellule del prodotto sono compromesse dal surgelamento, la proliferazione è notevole – i prodotti una volta scongelati vanno usati nell'arco di poche ore e non possono essere conservati. Il cibo surgelato perde le qualità salutari e diventa cibo-ballasto. I cibi cotti naturali possono essere conservati in frigo a +4° per 1-2 giorni, coperti a contatto con una pellicola, invece i prodotti industriali, una volta cotti, sbollentati o inumiditi, non possono essere conservati, gli avanzi si buttano dopo ogni singolo uso. I vegetali vanno conservati in frigo interi, se tagliati, le zone a rischio aggredibili da flora patogena, vanno tagliate e buttate via prima dell'uso. I vegetali già tagliati a pezzi dopo la conservazione in frigo non vanno dati ai pappagalli. Si deve sempre ricordare che in natura i pappagalli hanno in disposizione tutti i vegetali freschissimi, appena colti, e che i vegetali conservati in frigo per più di un giorno non sono di prima freschezza.
- Mancato impegno nell'imparare a comporre miscele di semi personalizzate, uso di miscele di semi o altri prodotti bilanciati/equilibrati dal produttore senza capire a quale preciso scopo sono state equilibrate: per ingrasso a mo' di oche per foie-fras (lo è la maggior parte delle miscele per i pappagalli di taglia media-grande), per la stagione “carenziale” (lo è la maggior parte di miscele generiche per ondulati e piccoli pappagallini), allo scopo di bloccare il desiderio di riprodursi, oppure per indurre alla riproduzione, per novelli oppure per adulti o per anziani, per la stagione estiva o invernale, per pappagalli tenuti all'esterno o all'interno... Le miscele generiche non esistono, ogni miscela ha una precisa composizione che causa conseguenze benefiche oppure nocive per la salute. La stessa miscela può essere adatta per un pappagallo e contemporaneamente può essere inadatta e dannosa per i suoi altri familiari. Gli americano hanno proverbio" One person's food may be another person's poison" - "Quello che per una persona cibo, per un altro può essere veleno" - la tessa saggezza si applica anche nell'ornitologia. Abbastanza spesso, i produttori usano le parole “bilanciato” e “equilibrato” allo puro scopo speculativo per invogliare il cliente a comprare un prodotto fai-da-te di invenzione del produttore che non ha mai allevato nessun tipo di uccello e di cattiva qualità. I semi sono un elemento vitale insostituibile da surrogati industriali.
- Uso di semi troppo vecchi. I semi, le farine e gli altri derivati vanno usati nell'arco temporale massimo di 1 anno dalla raccolta, i prodotti più vecchi si usano solo nelle condizioni di carestia e di disagio economico, con consapevolezza e con il senso di colpa di non poter offrire niente di meglio ai propri beniamini alati. Semi ricchi di grassi possono diventare tossici durante la conservazione in quanto i grassi si irrancidiscono velocemente. I semi ricchi di grassi vecchi possono causare l'indigestione, disturbi alla funzionalità dello stomaco e del pancreas, malassorbimento. I semi della Perilla e delle altre piante della famiglia Lamiaceae (le Salvie, tra cui la “Chia seed”) e delle piante della famiglia Cruciferae (Ravizzone, Ravanello, Colza, ecc) si guastano più velocemente degli altri, a volte, in soli 6 mesi dopo la raccolta. Tutti i prodotti industriali (estrusi, pastoncini, crochette, ecc.) sono fatti dai semi e dalle farine vecchi, tantoché la data e il luogo della raccolta e la data della macinazione e degli altri trattamenti sull'etichetta non si indicano.
- Paura ossessiva di semi grassi. I semi grassi contengono sostanze preziose e insostituibili. Una dieta senza semi grassi può causare seri problemi alla salute se è di durata superiore a tre mesi nei pappagalli di taglia media-grande, i pappagallini dei climi desertici sono più resistenti però anche loro non reggono a lungo le diete estremamente carenziali – la loro resistenza dipende dalla dieta precedente. Oli integrativi non sostituiscono grassi e tutte le sostanze contenuti naturalmente nei germogli di semi freschi o secchi. Il bisogno di semi grassi di ogni singolo pappagallo dipende dal suo temperamento e dal carattere: quelli più vivaci e movimentati ne hanno maggior bisogno rispetto ai “sedentari”; inoltre il bisogno varia dal modo di mantenimento: all'aperto o al chiuso, in gabbia da 1x1,5x1 metri oppure in voliera da 10x16x4 metri. Generalmente, in una dieta generica “media” non personalizzata di semi-stagione dei pappagalli di taglia grande, che hanno la possibilità di volare, nella miscela secca di base dovrebbe essere presente il 25% di semi/noci grassi, invece nella dieta di pappagallini questo valore è di 10%.
- Mancata somministrazione di semi freschi appena raccolti, maturi e immaturi. Almeno nella stagione primaverile si deve fornire spighe di erbe fresche appena raccolte. Semi freschi immaturi contengono sostanze nutritive preziose insostituibili in altro modo.
- Uso
continuo ed eccessivo di semi e vegetali trattati a calore –
sbollentati o cotti. Tutti i trattamenti con calore distruggono le
vitamine e le sostanze salutari e riducono drasticamente il contenuto
nutritivo. Per i volatili sani il cibo cotto o sbollentato è una specie
di “ballasto” calorico dallo scarso valore nutritivo, se somministrato
spesso, contribuisce a formare masse adipose, ad aggravare carenze
alimentari già presenti e a predisporre il gozzo e lo stomaco alle
malattie. Invece nei volatili ammalati il cibo cotto rappresenta un
valido aiuto per la guarigione. Per esempio, in caso di diarrea riso
cotto o carote bollite sono mezzi eccezionali; nei casi di
intossicazione da vitamine sintetiche o da integratori di minerali
l'uso di semi bolliti e di pappe è indispensabile per permettere
all'organismo di smaltire sostanze presenti in eccesso, nelle infezioni
e nei disturbi che coinvolgono il tratto digestivo il cibo cotto spesso
rappresenta salvavita. Normalmente, il cibo sbollentato o bollito si
offre ai volatili esclusivamente allo scopo di farlo conoscere e di
farlo accettare nel caso di possibile malattia. La frequenza di
somministrazione dei cibi cotti nei volatili sani non deve essere più
frequente di una volta un 1-3 settimane.
I grassi contenuti nei semi e nelle farine sottoposti ad alte temperature di cottura acquisiscono qualità tossiche: pane, biscotti e gli altri prodotti cotti nel forno (180°), semi caramellati nello zucchero con aggiunta di mieie (150-180°), estrusi e pellettati (140-200° in dipendenza dal produttore), ecc – tutti i prodotti del genere contengono grassi trasformati da alte temperature. - Uso di vegetali surgelati. Il surgelamento distrugge vitamine e altre sostanze benefiche – i vegetali diventano cibo-“ballasto”. Tanti prodotti industriali prima del surgelamento vengono decolorati/sbiancati e dopo ricolorati con sostanze resistenti al freddo e al tempo, allo scopo di essere più gradevoli per l'occhio del cliente. In quanto la conservazione tramite congelamento ha soltanto effetto batteriostatico, i vegetali una scongelati possono diventare la fonte di infezioni nei volatili, in particolare se prima del surgelamento sono stati tagliati a pezzi.
- Somministrazione
di vegetali che i pappagalli evitano e non mangiano in natura. La soia
e altri legumi normalmente usati in cucina ne sono l'esempio esplicito.
In natura, i pappagalli si nutrono di altri tipi di legumi – per
esempio, Leguminose da prato come di Trifoglio o Erba medica, baccelli
di Acacie, Mimose e altri alberi della stessa famiglia, ecc., solo
nelle stagioni di naturale maturazione e non mangiano né soia né
fagioli. Solo alcuni tipi di pappagalli che vivono nei boschi pluviali
usano mangiare qualche specie di fagiolo tropicale. La tossicità della
soia nell'uomo e negli animali è stata già ampiamente discussa al
livello internazionale, le sostanze tossiche contenute nella soia non
si distruggono neanche durante trattamenti a calore, invece sostanze
tossiche contenute nei fagioli si eliminano durante una lunga cottura
con ripetuto cambio d'acqua, però durante la cottura si perdono anche
sostanze nutritive. Le fave e i lupini sono inseriti nell'elenco di
piante velenose per pappagalli. La maggior parte delle miscele per la
germogliazione contengono soia e fagioli, le farine di soia e di altri
legumi e i loro derivati spesso fanno parte della composizione dei
prodotti industriali lavorati a lunga conservazione (pastoncini,
formule da imbecco, estrusi, pelletati, ecc.) nonostante la tossicità
conosciuta.
Più grande è la taglia di pappagallo, più la sua dieta in natura è ricca di grassi. I pappagalli più grandi grandi spaccano noci di cocco, noccioli di datteri e di altri frutti di palme, noci di vario genere, nocciole, pistacchi, ecc. e ne mangiano il contenuto che è ricchissimo di grassi. I pappagallini piccoli non hanno forza necessaria per farlo, per il che non se ne nutrono – il contenuto di questi noci è troppo calorico e troppo ricco di grassi per loro. Fornire ai pappagallini noci, nocciole o mandorle già sgusciati, tritati o ridotti in polvere o in pasta causerà immediatamente problemi metabolici accompagnati da danni epatici; in natura, l'unica parte di questi noci che possono mangiare e la buccia di involucro (per esempio, il mallo di Noce). E' preferibile fornire tutte noci con la buccia di involucro, quando è possibile.
La natura stessa ci guida e ci fa capire quello che va bene e quello che non va bene: se un pappagallo non è capace di raggiungere in natura un vegetale o aprire un frutto o un seme, se non lo mangia in natura non lo deve mangiare neanche in cattività. L'eccezione comunemente si fa solo per le carote e per le patate (attenzione, ogni parte verde di patate compreso i frutti della parte aerea sono tossici, sono tossiche anche le patate non completamente mature). Un punto dolente nell'ornitologia moderna è l'uso di arachidi dei quali nessun pappagallo si nutre in natura (in quanto crescono sotto terra). Nessuna ricerca è stata ancora effettuata, però tanti produttori usano arachidi e i derivati nei loro prodotti, invece alcuni veterinari e ornitologi hanno già notato la presenza insidiosa di tossine e di flora fungina patogena in questi prodotti. Un veterinario, rivisitando la dieta di un pappagallo non in buona forma, può proibire l'uso degli arachidi e dei derivati.
Purtroppo, nelle condizioni povere e carenziali di cattività, i pappagalli perdono la capacità di riconoscere le piante per loro tossiche e mangiano qualsiasi prodotto nocivo gli viene offerto. Perciò si deve informarsi bene dalle fonti di ricerca e dell'osservazione ornitologica delle condizioni di vita in natura e del modo di alimentazione in natura dei propri pappagalli. - Somministrazione di insetti ai pappagalli puramente granivori oppure somministrazione di insetti di tipo sbagliato ai pappagalli granivoro-insettivori. Uso di insetti surgelati. In natura, alcuni pappagalli in alcune stagioni si nutrono anche di alcuni insetti e di loro uova e larve “freschi”, cioè appena uccisi, in particolare quando allevano la prole. La sicurezza dell'uso e la qualità di insetti conservati è sotto questione, invece insetti raccolti in natura possono contenere pesticidi ed essere veicoli di infezioni. Alcuni allevatori di pappagalli allevano personalmente insetti adatti ai loro pappagalli.
- Uso di farine non integrali per la composizione di pastoncini, uso del pane secco o dei biscotti per pastoncini, uso di pastoncini precotti oppure preparazione sistemica di pastoncini con lavorazione a caldo.
- Uso di proteine animali come latte e latticini, carne, pesce, conserve per infanzia. Dieta troppo carica di proteine, uso di proteine concentrate senza diminuire la concentrazione a dovere o di aminoacidi puri. Il bisogno di proteine può essere completamente soddisfatto tramite uso di semi e vegetali che ne sono ricchi, è possibile causare un sovra dosaggio proteico anche con i soli semi. L'eccesso di proteine provoca disfunzioni metaboliche, malattie di organi interni, podagra/gotta. Le proteine animali somministrati ai granivori si ritengono responsabili della encefalite spongiforme.
- Uso del cibo “umano” a partire dal pane fresco o secco, biscotti, pasta, “succhi” di frutta industriali, bevande zuccherate e alcoliche, caffè, cotto, fritto, salato, dolce, conservato, ecc.
- Uso di prodotti “snaturati” nell'alimentazione. Prodotti “snaturati” sono il frutto di tecnologie moderne che denaturalizzano le materie prime allo scopo di prolungamento dei tempi di conservazione e allo scopo di riciclo delle materie e dei prodotti deteriorati o scaduti, di trasformazione e (re)utilizzo di prodotti di bassa qualità. Oramai, sentiamo dei bambini di soli 10-12 anni che soffrono di malattie degenerative di vecchiaia le quali una volta non comparivano prima dei 30-40 anni d'età: calcoli, diabete del tipo II (derivante dall'eccesso di carboidrati nel regime alimentare), infarti, podagra... A questi bambini i genitori hanno somministrato prodotti mangimistici snaturati per infanzia come polveri dolcificati per la miscela da biberon, polveri istantanee per le pappe, conserve, colazioni secche (corn flakes e simile), merendine e biscottini con ingredienti industriali, pane industriale, ecc. Nel campo alimentare ornitologico, i prodotti snaturati sono quelli lavorati industrialmente, trattati con conservanti e confezionati nelle buste “protettive” allo scopo di lunghissima conservazione: estrusi, pellettati, crocchette, pastoncini... Nei pappagalli i danni possono essere: problemi metabolici, malattie e stati degenerativi del gozzo e dello stomaco, calcoli e calcificazione di organi, podagra, accumulo di liquidi in tessuti, peggioramento della salute in generale con predisposizione alle malattie infettive, intossicazione generale, calvizia, difetti del piumaggio, piumaggio poco bello, autodeplumazione, autolesionismo, problemi nella riproduzione, morte improvvisa precoce per collasso della funzionalità di organi vitali, ecc.
- Omissione di fornire gastroliti indispensabili per la salute dello stomaco muscolare, omissione di fornire sostanze volte a sostituire l'ingestione di terreno e argilla che i pappagalli praticano in natura.
- Uso
a scopo “profilattico-preventivo” di vitamine sintetiche (in gocce, in
polvere, come componente di altri prodotti). Le vitamine sintetiche
hanno un enorme potenziale tossico, sono studiati pochissimo, le case
produttrici lanciano campagne promotorie pubblicitarie basate non sulle
ricerche scientifiche verificabili ma solo sulle affermazioni non
verificabili. Vitamine sintetiche possono essere un valido sostegno per
curare stati carenziali però possono anche causare effetti collaterali
devastanti, compreso la morte da danni epatici o al pancreas. Le
vitamine sintetiche sono farmaci a tutti gli effetti e vanno usati con
la stessa cautela. Sono assolutamente da evitare nei volatili con problemi epatici, pancreatici e renali - la somministrazione nei malati è da riservarsi esclusivamente al veterinario.
- Mancato razionamento della porzione giornaliera del cibo e mancato controllo sul effettivo consumo del cibo.
- Mancato studio delle regole del bilanciamento del calcio, del fosforo e della vitamina D naturale o della D3 sintetica nella dieta quotidiana e annuale relativamente ai bisogni di razza di pappagalli in possesso; mancato studio delle regole per bilanciare grassi Omega 3 e Omega 6, mancato studio del metabolismo delle vitamine. Tante confezioni di cibi industriali riportano sull'etichetta proporzioni altamente squilibrate (Calcio:Fosforo = 40:1, oppure 1:40 che è ugualmente squilibrato) però il consumatore ignaro non ne capisce il significato né le conseguenze per la salute a breve e a lungo termine e somministra ai propri volatili questi prodotti altamente nocivi. La vitamina D3 sintetica è usata nella produzione di ratticidi in quanto il sovra dosaggio è mutilante e mortale sia per i ratti sia per i pappagalli sia per gli altri animali della stessa taglia. Il bilanciamento sbagliato delle vitamine sintetiche può portare ai gravi problemi metabolici, alla calcificazione dei tessuti e ad altri danni. Lo studio delle regole del bilanciamento richiede tempo, pazienza e impegno, però è indispensabile in quanto è una delle pietre basilari delle fondamenta di buona salute dei volatili in cattività.
Trattamenti per stimolare il desiderio di riprodursi nei Pappagallini Ondulati (metodo della Cocorita Giuliva)
(il metodo è funzionale anche in altri pappagalli e in tanti altri volatili d'affezione, facendo cura di usare le piante adatte alla specie)
In natura, gli Ondulati si riproducano nelle stagioni di abbondanza di cibo: in primavera e in autunno. Non si riproducono mai d'estate e raramente d'inverno. Lo stesso ritmo naturale conviene seguire anche in cattività. D'estate avviene la muta generale dell'anno, d'inverno invece le coco selvatiche sono propense ad abbandonare la cova nei casi di carenze nutritive o per il freddo, gli stessi comportamenti hanno anche le coco domestiche.
1. Trattamenti alimentari stimolanti
L'alimentazione ha un importante ruolo nel stimolare gli Ondulati alla riproduzione. Ogni cambio stagionale dell'alimentazione è benefico per la loro salute; il passaggio dall'alimentazione invernale a quella primaverile, o da quella estiva ad autunnale, rappresenta forte stimolo per iniziare la cova. Perciò si effettuano cambi sia della composizione della miscela di base, sia nella composizione dei pastoncini, sia nell'apporto di vegetali freschi; si aumenta la razione e la frequenza di somministrazione di semi germogliati.
Cambi alimentari vanno abbinati a "procedure acquatiche" quotidiane (che imitano le piogge in natura) e sono suddivisi in due tappe.
La prima tappa consiste nell'aumentare l'apporto di vegetali freschi, offrendoli in maggiore quantità e varietà (5-10 diverse varietà alla volta). La prima tappa può durare da due settimane a un mese.
La seconda tappa consiste nell'introdurre la quantità massiccia di rami di alberi fioriti e di fiori freschi, abbinandoli sempre a quantità abbondanti di verdure e "procedure acquatiche" e introducendo bagni di sole se si tratta della stagione primaverile (15-60 minuti al giorno al sole diretto, di più in penombra). Gli alberi migliori, che emozionano maggiormente gli Ondulati, sono quelli di origine australiana: Acacia, Mimosa, Eucalipto, Callistemon, Grevillea, Hakea, Banksia, ecc. - gli alberi dai fiori foltissimi. Possono essere usati anche fiori di alberi e di arbusti italiani, per esempio Biancospino, Betulla, Corbezzolo, Corniolo, Cotoneaster, Crespino/Berberis, Frassino, Faggio, Melo (compreso Cotogno), Sorbo, Salice, Agrumi, Mirto, Piracantha, Sambuco comune (Sambucus nigra), Sangiunello (Cornus sanguinea), Serenella/Lillà (Syringa vulgaris) e tanti altri.
Degli alberi sopraelencati tutti possono essere somministrati con le gemme/foglie tranne il Sambuco comune di cui l'uso è da riservarsi agli esperti nella gestione olistica in quanto un sovraddosaggio potrebbe causare effetti tossici. Sul conto del Sambuco ci sono opinioni contrastanti, l'uso di soli fiori è sicuro (nella mia pratica personale, il Sambuco somministrato in quantità moderata a rami completi non ha mai causato problemi).
Per quello che riguarda gli alberi da frutta appartenenti al genere Prunus (Albicocca, Amarena, Ciliegio, Prugno, Pesco) - possono essere somministrati solo i fiori senza rami ne foglie in quanto alcune varietà di questi alberi sono ricchi di gliosidi cianogeni e, quindi, sono potenzialmente tossici. Il Mandorlo amaro è da evitare, invece il Mandorlo dolce è sicuro sia per i fiori sia per fare posatoi (per precauzione, in attesa delle ricerche approfondite, i rametti giovani e le foglie sono da evitare).
I fiori di alberi sono ricchi di polline e i pappagallini la gustano volentieri, rinforzandosi per la cova.
I pappagallini che non hanno mai visto fiori nella maggior parte dei casi si spaventeranno a loro vista e mostreranno la massima diffidenza, però con il tempo cominceranno ad apprezzarli. Solo la presenza di rami fioriti e il profumo di fiori hanno comunque azione stimolante che spesso sembra magica.
I rami fioriti vanno raccolti nei luoghi ecologicamente puliti, lontano dalle fonti inquinanti e dai campi di agricoltura intensiva nei quali si usano prodotti diserbanti, pesticida e fertilizzanti intensivi e chimici. Gli alberi del giardino devono non essere mai stati trattati con sostanze pesiticida e fertilizzanti chimici.
Dei fiori si usano quelli coltivati in vaso o raccolti nei boschi o nei prati: Violetta, Viola, Rosa, Ibisco, Borsa del pastore, Tarassaco, Fiordaliso, Trifoglio rosa e Trifoglio sotteraneo (alcune fonti segnalano il Trifoglio bianco delle varietà da coltivazione come non del tutto sicuro a causa della tendenza di accumulare glicosidi cianogeni, comunque in piccole quantità può essere anche il Trifoglio bianco, piantine giovani sono da evitare, meglio usare le specie spontanee nostrane), Erba medica (Medicago sativa), Bocca di leone (Antirrhinum majus), Caprifoglio (specie Lonicera), Camomilla (in quantità moderata se è molto profumata), Margheritine del genere Bellis, Cartamo, Echinacea, Nasturzio, Calendula, Amaranto, alcune specie di Farinello (Chenopodium album, Chenopodium rubrum, Chenopodium bonus-henricus, Chenopodium auricomum, Chenopodium foliosum), e tanti altri.
Agli Ondulati piacciono anche i fiori di ortaggi: fiori di Rapa, di Senape e di Cavolo (genere Brassica), di Carota, di Cicoria (coltivata e selvatica), di Lattuga. Cime di Rapa comprate al mercato possono essere tenute nei vasi con acqua finché non si aprono fiori.
In natura, un ruolo particolare nella stagione riproduttiva hanno fiori di Porcellana (Portulaca oleracea) e di Calandrinia, che contengono tante sostanze nutritive sia nelle foglie sia nei fiori sia nei semi. La Porcellana cresce in Italia nello stato spontaneo, entrambe le piante possono essere coltivate nel vaso.
Piante aromatiche invece vanno evitate perché gli oli essenziali vi contenuti possono provocare stati di intossicazione di grado vario negli uccellini sensibili o debilitati (in maggior parte sono piante appartenenti alla famiglia Lamiaceae: Menta, Perilla, Salvia, Timo, Basilico, Maggiorana, Origano, Lavanda; tra altre piante - Valeriana, Prezzemolo, Coriandolo, Pepe). Queste piante si usano sotto la guida di uno specialista con lo scopo di cure di alcune patologie, per periodi di tempo limitati.
I fiori venduti da fioristi e nei vivai solitamente sono trattati con sostanze conservanti e fertilizzanti, perciò sono da evitare.
I rami e i fiori devono essere freschissimi, appena foglie o fiori cominciano ad appassire devono essere levati (rami e rametti di alberi possono essere lasciati più a lungo, basta staccare i fiori e le foglie non più freschi), nelle giornate più calde dopo sole due ore.
La durata della seconda tappa varia da un minimo di una settimana a un mese, dopodiché le coppie vanno sistemate nei luoghi per la cova (grande voliera comune o gabbie separate) e dopo alcuni giorni vanno offerti nidi. Più bagni di sole faranno i pappagallini prima della cova, meglio sarà per la salute loro e dei pulcini. Solitamente, gli Ondulati che ricevono trattamenti sopradescritti ardono di riprodursi, però possono esserci casi difficili, in particolare quando si tratta di accoppiare pappagallini che non piacciono l'uno all'altra con lo scopo di allevamento di selezione.
2. Trattamenti psicologici particolari per le coppie che non vogliono riprodursi
Nel libro.
La Mimosa (Acacia) e le Violette fioriscono alla fine dell'inverno e sono eccezionali per la preparazione e la stimolazione alla stagione di riproduzione primaverile. Durante la primavera, si apriranno fiori di altri alberi e di fiori da giardino e prativi.
Altre foto illustrative possono essere visionate tra i materiali del blog (post con etichette "Riproduzione", "Stimolazione alla riprosuzione", Preparazione per la riproduzione".
Gastroliti - graniglia di pietra (grit) - indispensabili per la buona salute dei pappagalli granivori
Articolo di contrasto a quelli che “demonizzano” il grit
La parola “gastrolito” (o gastrolite) è una parola greca che, tradotta in italiano, significa “sasso dello stomaco” (“gaster” vuol dire “stomaco” e “lithos” - “sasso”). “Grit” è la parola inglese che si traduce semplicemente come “graniglia di pietra”.
Tutti noi abbiamo osservato personalmente o abbiamo visto registrazioni di alcuni uccelli in libertà a cercare e inghiottire sassolini. In natura non solo uccelli ma anche alcuni altri animali ingeriscono pietre: foche, coccodrilli, balene, delfini. Secondo alcuni scienziati, le ingerivano anche alcuni dinosauri.
Nei pappagalli granivori e in tanti altri volatili la graniglia di pietra svolge la funzione simile ai denti nell'uomo: macina il cibo. Il becco serve solo per sbucciare semi e per spezzettare altri tipi di cibo. Dalla bocca il cibo passa per via dell'esofago nel gozzo (ingluvie), dal gozzo nello stomaco ghiandolare (proventriglio) dove si producono succhi gastrici, e quindi, arriva nello stomaco muscolare (ventriglio) dove avviene il processo di macinazione e il passaggio nell'intestino. Le pareti dello stomaco muscolare sono molto spesse e si muovono in continuazione, le pietruzze aiutano a questo stomaco a triturare il cibo già ammorbidito da succhi gastrici e con il tempo si levigano e si consumano. In assenza di graniglia, con passare del tempo, la mucose che copre le pareti dello stomaco si assottiglia e si infiamma.
Lo stomaco muscolare non può funzionare bene senza gastroliti, è come una bocca di un uomo senza denti.
Uno dei primi possibili segni della sofferenza dello stomaco muscolare è la presenza di semi indigeriti o digeriti parzialmente in escrementi. La maldigestione primaria può essere aggravata da infiammazioni batteriche o fungine dei pareti del tratto digestivo (gastroenterite) il che porta alla diarrea. Nello stadio iniziale il problema può essere corretto tramite introduzione della graniglia di pietra nella dieta, dopo due-sei mesi si ripristinerà la corretta digestione. Pappagalli deprivati a lungo dei gastroliti sviluppano diverse patologie sovrapposte, diventando sempre più vulnerabili per le infezioni, alla fine, il problema primario "si arricchisce" con tanti altri e diventa impossibile definire e curare la causa primaria. Danni funzionali degenerativi spesso sono irreparabili.
Non è stato ancora studiato il ruolo dei gastroliti nel gozzo, nello stomaco ghiandolare e nell'intestino; non sono stati ancora studiati legami tra la mancata somministrazione di gastroliti e le malattie infettive e la proventricolite dilatativa – una malattia emergente di ultimi anni la quale coinvolge gli organi dell'apparato digerente e il sistema nervoso provocando una degenerazione funzionale che porta alla morte.
Purtroppo, nella triste realtà dei fatti, la cattiva digestione a causa di mancanza di graniglia di pietra nella dieta spesso va ingenuamente scambiata per la megabatteriosi – un'infezione micotica, nella quale semi indigeriti sono uno dei sintomi principali. La diagnosi sbagliata va seguita dalle cure inutili che non rimuovono la causa, ed ecco che la megabatteriosi ha acquisito la fama di una malattia temibile quasi pandemica e incurabile tra alcuni allevatori.
Negli anni passati, quando il grit non era ancora demonizzato e veniva largamente usato, quando i prodotti industriali come pastoncini o estrusi non erano ancora in moda, le patologie a carico dell'apparato digerente dei volatili domestici erano molto meno frequenti e non erano così distruttive e insidiose come oggi.
La demonizzazione del grit si basa sull'idea fantasiosa che i sassolini servirebbero agli uccelli solo “per triturare la buccia dei semi nello stomaco in quanto molto dura” e non ogni tipo di cibo – l'inventore della storiella non si era accorto che i pappagalli sbucciano i semi prima di mangiarli! “Non c'è buccia – non serve il grit” - si chiede, allora perché in libertà i pappagalli mangiano in continuazione sassolini in assenza di buccia? I sostenitori della storiella non sanno rispondere.
Non si sa chi ha inventato la storiella per primo, però il fatto più sorprendente che in tanti l'hanno presa sul serio senza fare domande e senza ragionare, senza neanche guardare come mangiano pappagalli.
Inspiegabilmente, alcuni veterinari sconsigliano l'uso della graniglia ai pappagalli sani, ben sapendo che ciò prima o tardi porterà ai risultati infausti. Tali veterinari usano altro tipo di giustificazione, più sofisticato.
La prima giustificazione di veterinari è che alcuni pappagalli possono digerire semi anche senza aiuto di gastroliti, solo tramite succhi gastrici, per un periodo di tempo abbastanza lungo in paragone all'aspettativa di vita generale. Si cita spesso una presunta ricerca americana non di libero dominio pubblico ma visionabile solo a pagamento (sic!), nella quale si descriverebbero alcuni ipotetici pappagalli, non si sa di quale razza, i quali avrebbe vissuto “in salute” per 20 anni senza consumare grit (Avian Medicine: Principles and Application. Ritchie, Harrison & Harrison, 1994). I dettagli non si espongono. La vita media di pappagalli grossi è di 70 anni, 20 anni “in salute” e altri ”in malattia” non sembrano entusiasmanti se si trattasse di pappagalli longevi. Ovviamente, non esistono prove chiare e concordate dell'affermato e non esistono critiche di altri specialisti, mentre quello che rende ricerche affidabili sono critiche e valutazioni altrui. Si ignora del tutto e non si valuta né si critica un'altra ricerca pubblicata sullo stesso giornale, in favore del grit sperimentato su pappagallini ondulati, nell'arco della quale sarebbe stato dimostrato che il tratto digestivo degli ondulati funziona meglio con i sassolini espellendo più velocemente sfere di metallo somministrate durante l'esperimento (Comparison of Treatment Protocols for Removing Metallic Foreign Objects From the Ventriculus of Budgerigars. Corina Lupu, Stephanie Robins, 1997) .
La prima ricerca ha influenzato in maniera magica tanti menti, al punto tale che nessuno si pone la domanda sull'affidabilità della stessa e la totale impossibilità di controllo e verifica da parte dei terzi. Anche se alcuni pappagalli abbiano vissuto per alcuni anni nello stato di apparente salute nelle condizioni di privazione, tanti altri pappagalli si ammalano e veterinari e cosiddetti “conoscitori-consiglieri” seguaci dell'idea “anti graniglia + estrusi/pelletes” non riescono a far guarire questi uccelli in quanto trascurano necessità fisiologiche. I casi di autodeplumazione o autoferimento per mancanza di gastroliti e oligoelementi in associazione al consumo di estrusi e altri cibi industriali sono particolarmente tragici: abbastanza spesso veterinari s'inventano storie incredibili, arrivando ad attribuire carattere magico-mistico al problema pur di non riconoscere onestamente sbagli grossolani gestionali. E chi ne rimane vittima sono pappagalli che guariscono solo se loro padroni trovano informazioni giuste in tempo utile.
Un'altra giustificazione di veterinari ritenenti che il grit sarebbe pericoloso consiste nel fatto che ci sono stati casi di morte di volatili a causa del blocco intestinale o del gozzo per il consumo eccessivo di sassolini. I casi di morte a causa di blocco con masse secche o pastose di estrusi e pelletes, o con semi, pezzi di giocatoli, carta, o altri materiali, non si nominano mai, come non si nomina l'ostruzione intestinale da vermi o da tumori. Per qualche oscuro motivo si accusa solo il grit e si trascurano totalmente altri prodotti e sostanze che possono provocare il blocco.
In cattività, i pappagalli inadeguatamente accuditi, trascurati o maltrattati, sono inclini a compiere atti autolesionistici di varia natura. I pappagalli ristretti in gabbie piccoli, tenuti da soli o nelle condizioni di sovraffollamento, costretti a consumare estrusi forzatamente, malnutriti, che non sanno come far passare tempo e si annoiano, sono soliti di riempirsi il gozzo con ogni cosa che capita – più o meno come gli uomini che mangiano tanto quando sono nervosi.
La dinamica di consumo eccessivo di sassolini in pappagalli nutriti male è stata paragonata al consumo di erba in cani e gatti nei casi di intossicazione o disturbi del tratto digestivo. Il regime alimentare sbagliato provoca inevitabilmente disturbi e patologie, senza cure adeguate alcuni pappagalli cercano di curarsi da soli con quello che hanno in disposizione, arrivando a mangiare tutto il grit che hanno in disposizione.
Pappagalli che si sentono traditi dal padrone tanto amato possono compiere dei veri gesti di suicidio, inghiottendo ogni cosa che hanno in disposizione con lo scopo preciso di cessare di vivere, anche in maniera dimostrativa davanti al padrone.
Tendenze autolesionistiche si sviluppano abbastanza spesso nei pappagalli che sono costretti a nutrirsi con estrusi/pellettes. La dinamica in alcuni casi è psicologica, in altri tossicologica. I produttori di estrusi sicuramente l'hanno riscontrato, come l'hanno notato i proprietari di pappagalli più attenti e premurosi. Per aggirare il problema di consumo eccessivo autolesionistico del grit nei pappagalli consumatori di estrusi e continuare a vendere il prodotto, è stata lanciata l'idea che in cattività ai pappagalli consumatori di estrusi/pelletes non servirebbero gastroliti, in quanto i prodotti secchi lavorati industriali diventano una pasta dopo essere inumiditi con abbondante quantità d'acqua e non devono essere affatto triturati nello stomaco.
La paura immotivata e ossessiva del grit s'intravede ormai persino nei manuali ufficiali di associazioni per la difesa di pappagalli e di altri volatili. Il grit in sé non è più né meno pericoloso di altri prodotti, è un elemento indispensabile per i pappagalli sani.
In cattività, visti i rischi di depressone e di nervosismo nei volatili con conseguente possibilità di ingestione di quantità eccessiva di gastroliti o del cibo, questi si mettono in disposizione dei pappagalli in quantità limitata.
La graniglia di pietra e/o di ostriche non può essere somministrata ai pappagalli affetti dalle infiammazioni o dalle infezioni dell'esofago o del gozzo (tra cui tricomoniasi, candidomicosi), in quanto c'è rischio di ostruzione a causa dei tessuti infiammati e rigonfi, con conseguente morte dalla sete e dalla fame. La mangiatoia con gastroliti deve essere levata fino alla completa guarigione. Contemporaneamente, vanno esclusi i prodotti secchi e/o duri, i quali possono ugualmente causare il blocco.
Esistono due tipi di graniglia di pietra: solubile e insolubile, il che di solito si specifica sull'etichetta della confezione. I gusci di ostriche sono solubili, pietruzza di quarzo e granito è insolubile. Allo stomaco muscolare per un corretto funzionamento servono gastroliti insolubili in quanto quelli solubili si sciolgono. La sabbia non può essere usata al posto della graniglia in quanto essendo liscia e levigata non aiuta a triturare il cibo.
Una volta, le pietruzze si raccoglievano in natura
(non al mare, in quanto è possibile l'intossicazione dal sale) e si
facevano disinfettare nelle condizioni domestiche (1-2 ore di bollitura
+ 1-2 ore al forno a 100-180°; grandi pietre spaccate in condizioni
domestiche possono essere fornite senza procedura di disinfezione).
Oggi, la graniglia di pietra è presente in commercio sotto il nome
“grit” - già pronta all'uso. Di solito nelle confezioni ci sono
sassolini rossi e bianchi, trituro di gusci di ostrica, pezzettini di
carbone vegetale – tutti elementi utili alla salute dei volatili;
talvolta c'è anche argilla (è stato provato con video riprese che in
natura pappagalli la mangiano). Vanno bene tutte le confezioni senza
aggiunte di profumi, coloranti, vitamine, fiori secchi, iodio, e
qualsiasi altro tipo di additivo estraneo al concetto.
La grandezza delle particelle della miscela dipende dalla misura del pennuto: così, per i pappagallini di piccola taglia come ondulati e inseparabili la grandezza adatta è da 0,5-3 mm, per quelli di media taglia come calopsite e parocchetti 1-4 mm, e per i grossi come cacatua e cenerini 2-5 mm. La grandezza adatta per canarini è altri uccellini piccoli è di 0,5-2 mm.
I gastroliti si mettono in piccola quantità in una mangiatoia a parte, che deve essere sempre presente nella gabbia, non bisogna metterli sul fondo della gabbia per due motivi: l'uccello potrebbe ingerire propri escrementi insieme ai sassolini, il che è antigienico, o potrebbe ingerirne la quantità eccessiva se fosse annoiato, depresso o stressato. Nella mangiatoia dei gastroliti si aggiungano altre sostanze che uccelli consumano in natura, tra cui minerali e oligoelementi (la “ricetta” dettagliata della Cocorita Giuliva è nell'omonimo libro).
Al di la della mangiatoia con gastroliti, nella gabbia devono essere sempre presenti l'osso di seppia e dei blocchetti di gesso o in base di gesso senza aggiunta di vitamine e/o altre sostanze (chiamati in commercio “sassi minerali”), i quali aiutano agli uccelli a tenere in ordine il becco (come fonte di minerali non sono tanto utili).
La Cocorita Giuliva
lacocoritagiuliva@gmail.com Creative Common License (CC BY-NC-ND 3.0)
* * *
Attenzione: estrusi/pellettati – prodotti dannosi per i pappagalli!
(articolo
preparato in base delle numerose richieste d'aiuto delle persone di
cui pappagalli hanno avuto gravi danni alla salute in seguito alla
somministrazione di estrusi/pelletes/crocchette)
Ultimamente,
i produttori e i rivenditori di estrusi fanno copiosa pubblicità e
insistente propaganda di estrusi e pelletes per uccelli, omettendo di
specificare il vero valore nutritivo del prodotto, gli effetti
indesiderati e i danni che può provocare. I produttori dichiarano
che avrebbero effettuato qualche ricerca su questi prodotti, però i
resoconti e le descrizioni di queste presunte ricerche non sono
disponibili, come non lo sono le valutazioni e le critiche di queste
ricerche da parte di scienziati indipendenti. Nessun tipo di ricerca
scientifica indipendente dal produttore, imparziale, è stata mai
effettuata. Di che si conclude, con grande dispiacere, che i prodotti
vanno sperimentati direttamente su animali-consumatori. Piccole
ricerche personali di alcuni allevatori sono state interrotte dopo
l'apparizione di evidenti sintomi di patologie e il peggioramento
dello stato di salute generale nei pennuti sottoposti ai trattamenti
di prova.
La
triste esperienza di estrusi e altri cibi industriali confezionati
per cani e gatti ci ha già esplicitamente dimostrato un drastico e
incredibile aumento delle malattie tumorali e di vari disturbi in
animali consumatori, la diminuzione della durata della vita. Prima
della massiccia introduzione dei prodotti industriali, i cani e i
gatti non si ammalavano come oggi, però l'uso di questi prodotti in
cani e gatti può essere comunque giustificato da minor prezzo a
confronto coi prodotti e integratori freschi e da notevole risparmio
di tempo - altrimenti un consumatore medio non riuscirebbe a
mantenere un animale in casa; invece per quello che riguarda i
pappagalli e gli altri uccelli granivori, i prodotti industriali non
offrono alcun elemento positivo. Il gozzo degli uccelli granivori è
un organo estremamente sensibile, con basso limite di tolleranza,
perciò fino ad oggi non sono stati inventati prodotti “alternativi”
di successo.
L'aumento
nei pappagalli delle patologie del gozzo e delle patologie del tratto
digestivo chiamate “proventricolite”, tra cui la proventricolite
necrotica dilatativa, notato negli ultimi anni da tanti veterinari
aviari al livello mondiale, come chiunque può notare, è
strettamente legato alle vendite e alla somministrazione di estrusi e
di altri prodotti industriali: un paio di decenni fa le suddette
patologie erano diffuse molto di meno come l'uso di prodotti
industriali lavorati. L'autodeplumazione è un'ulteriore grave
problema diffuso tra uccelli domestici consumatori di cibi
industriali lavorati.
Di
solito, gli uccelli d'affezione, è in particolare uccelli di
intelligenza superiore come i pappagalli, si rifiutano di mangiare
estrusi e pelletes. In effetti, questi prodotti cotti non freschi,
che spesso assomigliano assai a escrementi dal punto di vista
estetico, sono un ingiuria alla psiche del pappagallo che è un
capriccioso buongustaio di natura. Pappagalli costretti a mangiare
estrusi con maniere coercitive (per mancanza di altro cibo), spesso
si ammalano di depressione, hanno svariati disturbi, compiono atti
autolesionistici.
Gli
estrusi e i pellettes sono prodotti di tecnologia moderna: i
produttori affermano che sarebbe la farina di semi o di altra origine
mista a varie sostanze, cotta ad altissime temperature, pressata ed
essiccata. La forma del prodotto finito può essere diversa: dai
piccoli bastoncini a biscottini formati come figurine, di recente li
hanno fatti anche in forma di semi. Il colore naturale del prodotto è
marrone di diverse tonalità, che può essere ravvivato o cambiato
con coloranti. Di solito, il prodotto si vende in buste plastificate
e contiene conservanti per evitare la formazione delle muffe e
deterioramento del prodotto.
Non
ci sono controlli indipendenti da parte degli Stati verso il
contenuto dei prodotti industriali per animali domestici d'affezione,
delle loro proprietà nutritive effettive ed eventuali effetti
tossici. Sulle confezioni commercializzate per volatili allevati a
scopo di consumo umano si indica che la somministrazione deve essere
sospesa circa due settimane prima della macellazione, il che
significa che questi prodotti contengono massicce quantità di
sostanze tossiche per l'uomo.
Di
fatto non si sa, ed è impossibile controllare, di che tipo di semi e
di che tipo di farina sono prodotti estrusi e l'anno di produzione di
semi e di farine (potrebbero esserci aggiunte di rifiuti delle
industrie alimentari o di prodotti di alimentazione umana riciclati –
è impossibile verificarlo nel prodotto finito). Alcune ditte
pubblicizzano loro estrusi come “biologici” senza spiegare
dettagliatamente il significato di tale termine e l'applicazione
nella tecnologia di produzione: durante la cottura del prodotto e
dopo l'aggiunta di altre sostanze, la qualità inizialmente
“biologica” potrebbe trasformarsi in “non biologica”). Come
ognuno può controllare, le presunte ricerche dei produttori non sono
di dominio pubblico e non possono essere valutate né criticate per
le modalità di svolgimento e l'affidabilità dei risultati. Al
consumatore si chiede di avere fede cieca e di non pensare.
E'
noto che gli oli diventano tossici ad alte temperature, per il che il
fritto è ritenuto dannoso per la salute. La cottura di estrusi
avviene ad altissima temperatura (secondo fonti in internet, anche a
150 e più gradi), paragonabile con la temperatura di frittura,
quindi, gli eventuali oli di semi contenuti nelle farine si cambiano
acquisendo qualità e caratteristiche nuove.
Durante
la cottura, le poche sostanze nutritive naturali e le vitamine si
deteriorano, perdendo proprie qualità benefiche, per il che i
produttori aggiungono proteine, spesso non specificate e di
provenienza ignota, e vitamine sintetiche.
La
produzione industriale odierna delle farine merita tanta critica dal
punto di vista della sicurezza alimentare e del valore nutritivo:
alfa-amilasi e glutine aggiunti per correggere la scarsa qualità
derivante dall'uso di semi marci o deteriorati e dal riciclare di
farine molto vecchie e scadute, l'uso di sbancanti per correggere il
colore delle farine marce o ammuffite, l'uso dei miglioratori di ogni
genere allo scopo di poter vendere le farine non più buone, di
conservanti solfiti compresi... Un esempio raccapricciante della
realtà odierna può essere la marmellata (chiamata ormai - secondo
la legge - “confettura”): il produttore può aggiungere oli e
grassi alla marmellata con lo scopo di sciogliere e rendere
invisibile la schiuma che si forma durante la preparazione e ha
diritto di non indicarlo sull'etichetta (si consiglia la lettura dei
materiali sul tema di additivi alimentari e di coadiuvanti
tecnologici di produzione, e di normative europee di produzione).
Ormai non ci meravigliamo quando il medico fa diagnosi di
intossicazione o di allergia dal pane o da qualche altro prodotto
tradizionalmente innocuo e salutare e ne proibisce categoricamente
l'uso. Se la farina odierna piena di additivi può provocare allergie
e altri danni alla salute nell'uomo, figuriamoci cosa può causare ai
volatili!
Come
si vede, gli estrusi e i prodotti simili sono un prodotto non fresco,
molto meno fresco di semi secchi che di solito si somministrano ai
pappagalli, sono un prodotto cotto, lavorato; è impossibile
stabilire la data esatta di raccolta e di macinazione dei componenti
e la loro provenienza precisa; vi sono aggiunte di sintesi chimica
(vitamine, coloranti, conservanti, insaporitori, sostanze che
attraggono animali); il contenuto rimane effettivamente ignoto e non
soggetto alla verifica a causa della cottura e dei derivanti
cambiamenti.
Fino
ad oggi non sono state effettuate ricerche scientifiche dettagliate
sulla vita e sull'alimentazione dei pappagalli in natura, non c'è
chiarezza e le domande superano le risposte, le informazioni
esistenti sono frammentarie, contraddittorie e altamente carenti.
Alcune fonti affermano che pappagalli consumano più di 80 tipi di
piante fresche al giorno. Di fatto, nessuno sa con precisione
quali sono effettive necessità nutritive nei pappagalli sia in
libertà sia in cattività, però i produttori di estrusi affermano
spudoratamente che loro estrusi contengono “tutte le sostanze
necessarie equilibrate tra loro”! - truffando i consumatori più
ingenui tramite falsa pubblicità.
Essendo
gli estrusi e i pelletes di fatto il prodotto industriale
sperimentale, non basato sui dati scientifici, ciò dovrebbe essere
esplicitamente e chiaramente indicato su tutte le confezioni.
Per
indurre i proprietari di pappagalli a somministrarli estrusi ai
propri pennuti, i produttori fanno promesse fantasiose di buona
salute per uccello consumatore di estrusi, di lunga vita, di assenza
di flora batterica e patogena nel prodotto, di già nominata
“composizione equilibrata” del prodotto, di “alta
digeribilità”; promesse che il pappagallo costretto a consumare
estrusi sporcherà di meno in casa in quanto non ci sono bucce e
parti da scartare; che il proprietario avrà controllo assoluto
sull'alimentazione e sui consumi del pappagallo, in quanto l’uccello
non può scegliere tra le diverse componenti della razione alimentare
essendo costretto ad inghiottire le sostante già miscelate tra loro
“in maniera omogenea”.
Come
pare, gli estrusi sono orientati ai padroni dei pappagalli che hanno
bisogno psicopatologico di ridurre il proprio pappagallo alla
schiavitù completa adibita da calcolo ossessivo delle calorie e
sostanze nutritive in base dei valori pseudoscientifici (come lo
fanno solitamente persone aventi disturbo mentale di anoressia o
bulimia).
Gli
estrusi sono molto meno freschi e, conseguentemente, molto meno utili
di miscele di semi secchi. In natura i pappagalli si nutrono anche di
semi secchi che rimangono sulle piante o cadono per terra, mentre non
si nutrono del tutto delle miscele di farine cotte ad altissime
temperature. I proprietari raggiungono l'apporto più equilibrato e
più sano nell'alimentazione dei propri pappagalli tramite razioni
giornaliere di miscele naturali di semi freschi, secchi o germogliati
e aggiunta misurata di altri prodotti freschi – anche in questo
caso il pappagallo consuma sostanze in quantità controllata dal
proprietario, raggiungendo l'equilibrio voluto tra le sostanze, però
tutte le sostanze sono naturali, più sicure, non cotte ad altissime
temperature, e possono essere immediatamente cambiate secondo le
necessità del momento. La freschezza e l'adeguatezza delle miscele
di semi può essere controllata tramite germogliazione: se germoglia
meno di 60% di semi la miscela non va somministrata in quanto troppo
vecchia e/o deteriorata. Se la farina o altri componenti di
estrusi/pelletes sono troppo vecchi o deteriorati, non esiste modo di
controllarlo. Le pappe cotte in casa in maniera tradizionale (per
uccelli ammalati e per pulcini allevati a mano) si preparano a
temperature molto minori della temperatura delle fritture, sono molto
più digeribili in quanto contengono abbondante acqua e non sono
secchi come lo sono estrusi, e possono essere arricchite al momento
dei componenti aggiuntivi naturali come probiotici, prebiotici,
minerali, concentrati di semi o di piante, o altro secondo le
necessità del pennuto.
Se
un pappagallo per qualche motivo mangia estrusi in quantità maggiore
del previsto dal produttore (per esempio se un maschio passa la sua
razione del cibo ad una femmina durante un gioco di corteggiamento),
l'intossicazione e difficoltà digestive sono garantite. Può
verificarsi persino il blocco del gozzo, se il soggetto beve troppo
poco e gli estrusi/pelletes non riescono ad ammorbidirsi rimanendo
secchi o diventano un pastone troppo duro. I più pericolosi per la
salute sono estrusi/pelletes con aggiunta di vitamine: ormai ognuno
sa che il consumo duraturo di vitamine provoca malattie sia nell'uomo
sia negli animali. Negli uccelli tra le conseguenze di consumo
duraturo di vitamine sintetiche ci sono allergie, dermatiti, perdita
del piumaggio, autodeplumazione, autoferimento, cannibalismo,
depravazione del gusto, malfunzionamento epatico e renale, stati di
intossicazione di grado vario. Il sale (cloruro di sodio) e lo iodio
aggiunti in alcuni prodotti portano ai risultanti altrettanto tristi.
La
maggior parte di estrusi/pellettati contiene aggiunte di calcio e
fosforo equilibrati male tra loro e spesso inadatti per la specie
(guardasi manuali di veterinaria aviaria per giusto equilibrio).
Alcuni rivenditori descrivono coloranti usati come sicuri mentre le
Autorità Europee mettono sotto dubbio la sicurezza dei coloranti e
prescrivono monitoraggio approfondito continuo (di recente è stato
proibito un colorante rosso in quanto è stato provato direttamente
sui consumatori, e non prima con una ricerca accurata sperimentale,
che è la causa di patologie psichiatriche nei bambini).
Per
quello che riguarda la sterilizzazione e la disinfezione del prodotto
finito nelle fabbriche, tale beneficio rischia di scomparire durante
il processo di confezionamento, del trasporto e della conservazione
del prodotto, per questo la buona regola prevede di fare analizzare
un campione del contenuto della confezione di estrusi/pelletes in un
laboratorio di fiducia per controllare l'effettivo contenuto del
prodotto, presenza/assenza e il carico di flora batterica e fungina
patogena, e anche di coloranti tossici, conservanti, antibiotici e
altre sostanze chimiche. In alcune confezioni sono state
inaspettatamente trovate sostanze chimiche come ethoxyquin (un
pesticida che si usa come conservante per ritardare il naturale
deterioramento di oli e grassi e per contrastare la proliferazione di insetti), conservanti
BHA (butilidrossianisolo)
e BHT
(butilidrossitoluolo)
– non dichiarati sulla confezione, senza parlare di carica
batterica e micotica ben superiore ai limiti accettabili, tra cui
infezioni difficilmente curabili come Stafilococco Aureo e
Aspergillosi.
Purtroppo,
il problema di sicurezza alimentare è abbastanza frequente nei
prodotti confezionati, anche quando si tratta dei prodotti per il
consumo umano (per esempio, il recentissimo scandalo diventato noto
al livello internazionale è collegato con germogli di soia
confezionati, un altro con hamburger surgelati confezionati, secondo agenzie
stampa, infestati dal batterio Escherichia Coli particolarmente
pericoloso e resistente ai farmaci al punto tale di provocare morte
in persone più deboli di salute). Condizioni di trasporto e di
conservazione sbagliate, come ambienti umidi, eccessivamente caldi o
freddi, sbalzi di temperatura, esposizione alla luce del sole,
inosservazione del regime di conservazione prescritto dal produttore,
colpi bruschi che disintegrano la confezione, sono cause principali
dello sviluppo della flora batterica e micotica nei prodotti
confezionati, al di là di possibili problemi nel ciclo di
produzione.
Per
quello che riguarda la digeribilità, non sono stati effettuati studi
scientifici per controllare come e in quale misura uccelli
digeriscono estrusi/pelletes, quante sostanze vanno assorbite e
quante espulse senza essere digerite. Gli estrusi in maggior parte
già assomigliano a escrementi, quindi all'occhio nudo è impossibile
verificare se il prodotto è stato ben digerito e assorbito nel
tratto intestinale o è stato espulso senza essere digerito. Non si
sa come vanno digeriti oli sottoposti ad alte temperature e quali
conseguenze ne possono derivare (sia oli contenuti naturalmente nelle
farine sia oli aggiunti). Gli estrusi/pelletes causano vari problemi
al gozzo, i pappagalli consumatori di estrusi, a differenza da quelli
allevati con cibi classici, soffrono più spesso di rigurgito/vomito,
delle infezioni fungine del gozzo, di blocco del gozzo, di
rilassamento e dilatazione dello stomaco, anche quando la quantità
di estrusi somministrati è minima. I pappagalli che non consumano
cibi industriali hanno la bellezza del piumaggio ben superiore, sono
più resistenti alle malattie, hanno meno problemi nella
riproduzione, e ovviamente, avendo meno problemi di salute, hanno
prospettive di vivere più a lungo dei loro parenti che si nutrono di
prodotti confezionati di lunga conservazione.
Un'altra
furbizia dei produttori/venditori consiste nel dichiarare che la vita
dei pappagalli che consumano estrusi “diventa meno monotona”
tramite consumo di estrusi (sic!!!).
In
natura, e nelle buone condizione domestiche, i pappagalli passano
parecchio tempo a sbucciare semi e ad aprire frutta con guscio, a rosicchiare rami, a
cercare il cibo. Estrusi deprivano pappagalli di questi elementi
basilari che, a buon conto, forniscono il benessere psicologico al
pennuto. Gli estrusi liberano tempo e poveri pappagalli spesso non
sanno come passarlo.
Per
chi non lo sapesse, la tecnica di ravvivare la vita dei pappagalli
nelle condizioni domestiche consiste nell'offrirgli giochi nei quali
bisogna pensare e cercare, per esempio il gioco di ricerca di cibo
nascosto (il padrone può prendere una noce greca o altro cibo in
corrispondenza alla razza del pappagallo, lo fa vedere al pappagallo,
lo avvolge in carta, lo mette in una scatolina e la darà al
pappagallo che sarà ben felice ed entusiasmato di tirare fuori la
sua noce, di spaccarla con il becco e di mangiarla). Ovviamente, gli
estrusi non sono adatti per ravvivare la vita degli uccelli, al
contrario.
Il
becco dei pappagalli ha la forma anatomica che prevede l'attività di
sbucciare e aprire semi, di rosicchiare; deprivati della possibilità
di svolgere normale attività fisiologica, pappagalli iniziano ad
avere problemi e malattie del becco. Semi secchi e frutta oleosa
secca insieme con rami freschi di alberi, osso di seppia e blocchi di
gesso o in base di gesso (chiamati in commercio “sassi minerali”),
servono per mantenere il becco in buona salute.
Immaginate
voi stessi al posto del vostro pappagallo, costretti a mangiare
giorno dopo giorno estrusi o pelletes, al posto di solita pasta,
insalata o un altro piatto “di routine” di vostro gradimento, vi
piacerebbe? Al massimo dopo due mesi vi arriverà la depressione!
Immaginate anche come si sentirebbe il vostro tratto digestivo! I
pappagalli si sentono uguale. Se proprio desiderate offrire al vostro
beniamino un biscottino, preparatelo personalmente, scegliendo con
cura prodotti freschissimi ed evitando aggiunte di grassi e di
zucchero, usando la farina d'avena, di grano saraceno, di farro, o
miscela di farine, meglio se integrale. Il miglior procedimento per
preparare biscottini a misura di pappagallo è quello di Pan di
Spagna (si montano le uova con un po' di miele naturale e si aggiunge
a pioggia la farina, nessun'altra aggiunta, altrimenti i biscottini
rischiano di acquisire qualità tossiche per la salute dei
pappagalli). Ai pappagallini di piccola taglia i biscotti sono
controindicati a causa del gozzo più sensibile.
Quando
estrusi o pelletes sono offerti insieme con altro cibo, i pappagalli
di solito li lasciano senza mangiare o li assaggiano per curiosità
(se sono colorati), invece se pappagalli sono costretti a mangiare
estrusi a causa della fame, è vera violenza e maltrattamento nei
loro confronti. Tanti pappagalli arrivano persino al pensiero
suicida, arrivando talvolta a inghiottire tanto di graniglia di
pietra (grit), pezzi di carta, altri oggetti e gli stessi estrusi con
lo scopo di morire, il che porta di solito al blocco del gozzo o
dello stomaco, e anche alla morte. I produttori, notando questo
effetto collaterale di estrusi, si sono inventati l'idea di deprivare
poveri uccelli domestici anche di graniglia di pietra per ridurre il
rischio di atti autolesionistici in gabbia. La graniglia di pietra è
essenziale per un normale funzionamento del tratto digestivo dei
pappagalli e di tanti altri uccelli domestici, in natura la consumano
secondo necessità; nella sua assenza si verificano disturbi del
tratto digestivo, indigestione, malassorbimento, denutrizione,
degenerazione dello stomaco. Invece, i produttori hanno proclamato,
ovviamente senza presentare ricerche scientifiche documentate,
controllabili e adibite dalle prove, che agli uccelli consumatori di
estrusi la graniglia di pietra non serve (essendo estrusi il cibo già
disintegrato come escrementi), il che ha portato all'ulteriore crollo
della qualità della vita dei pappagalli presso padroni troppo
fiduciosi verso pubblicità commerciali.
Un
altra idea, piuttosto demenziale, per promuovere la vendita di
estrusi è che in cattività i pappagalli hanno bisogni alimentari
diversi che in libertà (!!!). Un uomo messo in carcere non ha
diversi bisogni alimentari, ma gli stessi! Non gli arriva affatto il
bisogno di nutrirsi dei biscotti secchi. Uguale i pappagalli (siamo
onesti, i pappagalli in cattività in sostanza sono paragonabili ai
prigionieri-carcerati). L'unica differenza è la quantità di cibo e
il carico calorico, che devono essere minori a causa di minor
movimento. Il solito cibo di qualità non può essere sostituito dai
surrogati snaturati del tipo biscotto: disturbi fisiologici e
psicologici sono inevitabili sia nell'uomo sia nel pappagallo.
Ogni
cambiamento nella dieta dei pappagalli porta al miglioramento della
loro salute e del benessere generale, ciò è dovuto
all'alimentazione rigorosamente stagionale in natura. I venditori più
furbi promettono miglioramenti nella salute dei pappagalli malati con
l'introduzione di estrusi/pellettati/crochette nella dieta. Succede
che miglioramenti avvengono veramente (in particolare se il volatile
soffriva di grave carenza vitaminica e il prodotto è stato usato al
posto di solite vitamine sintetiche, o si vi era un'esplicita
mancanza di calcio o di iodio), a volte c'è solo apparenza – per
esempio quando la somministrazione coincide con la normale muta
stagionale e le piume vecchie ormai consumate e bruttine cadono
naturalmente e vengono sostitute da quelle nuove naturalmente più
belle. La gioia non dura tanto - dopo i primi risultati positivi
giungono nuovi dispiaceri e problemi a breve e a lungo termine se il
volatile continua avere lo stesso o simile prodotto in disposizione.
I
veterinari sanno perfettamente che la somministrazione di estrusi
provoca disturbi del tratto digerente e del tratto urinario nei
pappagalli granivori, in alcuni testi veterinari si indica
esplicitamente che gli estrusi provocano patologie: “feci
leggermente mollicci e/o con grande quantità d'acqua sono normali in
pappagalli alimentati con estrusi”- la patologia è evidente e
riconosciuta come conseguenza del consumo. Per curare la patologia,
il veterinario non ha altra possibilità che proibire consumo dei
prodotti che la provocano.
Lo
stomaco muscolare degli uccelli granivori si è sviluppato per
triturare il cibo, se il cibo è già tutto triturato, lo stomaco
contraendosi forza e danneggia la mucose delle pareti. Nelle fonti
veterinarie si descrive che all'analisi patologo anatomica tale
stomaco risulta avere la mucose del colore marrone mentre uno stomaco
normale l'ha gialla.
Purtroppo,
ci sono alcuni veterinari che consigliano estrusi ai padroni di
pappagalli, anche riscontrando in continuazione malattie e disturbi
in loro pazienti/clienti consumatori di estrusi; si arriva a
presumere che lo fanno con lo scopo di tenere il soggetto sempre
ammalato o sotto rischio, creando così la possibilità di guadagnare
di più tramite cure e visite di controllo infinite, o forse, li
consigliano perché fanno delle ricerche personali sulla pelle dei
clienti? Difficile trovare una logica e coerente spiegazione...
Veterinari, essendo persone di alta cultura e avendo il tipo di
pensiero logico-analitico, sono consapevoli delle incongruenze della
produzione e della pubblicità degli estrusi, delle carenze
legislative, e sono perfettamente consapevoli che si tratta del
prodotto sperimentale e insicuro, di qualsiasi marca e tipo di
"qualità" si tratti. I veterinari aviari migliori, quelli
che consigliano e curano sempre con successo, proibiscano nettamente
di somministrare ai pennuti domestici gli estrusi/i
pelletes/crocchette e ogni altro tipo di prodotto industriale
lavorato confezionato di lunga durata di conservazione.
PS
Nella sperimentazione familiare personale, attuata in passato su
preghiera del veterinario di fiducia, l'uso di estrusi e di altri
prodotti simili nei pappagalli granivori di razze e misure diverse e
in alcuni altri piccoli volatili granivori, ha causato in pulcini e
novelli danni paragonabili con danni da circovirus e poliomavirus -
con deformità, cambio di colore, distrofia e caduta di penne in
assenza di qualsiasi virus (ripetuti prelievi di sangue, di penne, di
tessuti della pelle e le necroscopie evidenziavano assenza di virus),
morti improvvise di pulcini e novelli, in tutti il piumaggio più
brutto e predisposizione a problemi digestivi. Ogni specie di
volatili sottoposti al test è stata suddivisa in 3 gruppi: una
veniva alimentata in modo olistico, la seconda aveva in disposizione
sia prodotti olistici sia industriali e la terza subiva forzature
allo scopo di maggiore uso di prodotti industrialia. L'esperimento ha
avuto durata di 18 mesi ed è stato cessato a causa dell'esplicita
evidenza dei danni dai prodotti industriali. I volatili che si sono
nutriti con prodotti industriali hanno avuto un lungo periodo di
trattamenti riabilitativi non farmacologici, però fino ad oggi hanno
performance inferiori e la salute più fragile dei loro simili che
non hanno mai avuto accesso ai prodotti industriali.
Un
altro esperimento abbastanza recente, di 5-6 anni fa, è stato fatto
con 2 gruppi, ognuna di 20 ondulati di taglia media (40-55 grammi).
Ad un gruppo si somministrava pastoncino giallo come integratore (di
marche più note e da pezzo più alto), per circa 6-7 mesi. Tutti
sono stati messi in cova, dai nidi sono stati prelevati uova dal
sesto in più (per non avere sovraproduzione). Le uova rimaste si
sono schiuse quasi tutte in entrambi i gruppi (in 5 nidi non si è
schiuso 1 uovo). Nel gruppo che ha avuto cibo industriale durante la
prima covata si sono verificati 2 morti di pulcini nel nido, altri 7
pulcini sono morti nell'arco di un anno soffrendo di sintomi di “muta
francese” con tutto ciò che gli analisi non evidenziavano virus;
due femmine da adulte (dopo 2 anni) si sono autodeplumate, due altre
femmine hanno avuto ritenzione d'uovo durante la riproduzione da
adulte. Durante la seconda cova, è stato fatto passaggio
all'alimentazione olistica riabilitativa e nessun pulcino era morto
né ammalato - tutti vivi fino ad oggi però sono maggiormente
predisposti alle malattie e ai malesseri di vie digestive, però
tutti bravi riproduttori. Il gruppo olistico non ha avuto alcun
problema, tutti godono di buona salute.
“La Cocorita Giuliva”
lacocoritagiuliva@gmail.com Creative Common License (CC BY-NC-ND 3.0)
* * *
(La foto ritrae macron alla Rosa e alla Violetta fatti in casa)
Fiori - bontà commestibile non solo per pappagalli ma anche per l'uomo
Fiori... dai tempi immemorabili venivano usati nella
cucina quotidiana e nell'arte culinaria.... purtroppo, nei tempi
recenti si osserva un tristissimo impoverimento gastronomico e la
perdita dei saperi di una volta, i fiori si usano oramai solo nella
cucina ricercata - uguale come tante altre pietanze e vivande svanite
nel dimenticatoio con il passaggio generale all'alimentazione
surrogativa “mangimistica”... Eh sì, l'uomo si è allontanato troppo
dalla natura e da i suoi doni...
Una volta, fiori si usavano largamente per aromatizzare
miele, bevande dissetanti, tisane, aceto, vino, birra, rosoli, grappe,
ne facevano gustosi e profumatissimi sciroppi, gelatine, caramelle,
marmellate e liquori, senza parlare dell'uso ordinario nella
gastronomia salata. Nell'alta pasticceria ancora oggi si usano fiori
cristallizzati, canditi, brinati e freschi, ne si ricavano favolose
creme e dolci e dolcetti di fantasia floreale. Nella preparazione delle
pietanze salate li utilizzano nelle insalate freschi o cotti, fritti in
pastella (sia salati o sia dolci), nelle frittate, nelle zuppe, nei
risotti che grazie al tocco dei fiori diventano sublimi, per dare
tonalità di sapore divina alle salse, alla pasta, alla carne, al pesce.
Qualche piccolo artigiano mette ancora fiori nel pane e nel formaggio,
ricreando gusti fantasmagorici dei nostri antenati.
I
fiori hanno sapori diversi: alcuni sono dolci, alcuni agri, altri
speziati, saporiti, altri ancora hanno gusto non pronunciato –
l'utilizzo gastronomico dipende proprio dal loro sapore e dai gusti
personali.
La sola lettura dei menu floreali degli chef di alta cucina fa librare la fantasia dei sensi e delle sensazioni.
Per
esempio, un menu in base di fiori di Camelia può includere antipasti
insaporiti da petali appena raccolti; i primi come gnocchetti di
ricotta e verdurine dell'orto ai petali di Camelia rossa oppure
tagliolini con Carciofi Romaneschi, spek e petali di Camelia gialla;
tra i secondi - filetto alla Camelia Japonica o con il pesto della
Camelia Japonica, specialità di pesce alle Camelie bianche; misticanza
di cicoriette e insalatine di campo con Carciofi Romaneschi, petali di
Camelia, noci e scaglie di formaggio stagionato alla Camelia; tra i
dolci: bignè con crema di Camelia rosa, cioccolatini con il cuore di
Camelie, gelato alla Camelia rosa guarnito da Camelie cristallizzate
rosse, calice di sorbetto composto da sorbetti di Camelie di colori
diversi sistemati a strati l'uno sopra l'altro; elisir e grappa alle
Camelia; è per concludere il the dalle foglie di Camelia sinensis.
Anche
i menu a tema di Rose colpiscono con la loro versatilità e ricchezza di
colori e sapori, invece i menu in base di diverse varietà di fiori
mettono in difficoltà di scegliere le pietanze da gustare perché arriva
la voglia di assaggiarle tutte.
Ecco alcuni nomi di vivande floreali: Risotto selvaggio alle rose rosse, risotto al bouquet di Rose del giardino e Champagne, Filetto di Rombo al profumo di fiore di Mirto e fior di patate alle erbette aromatiche prative, Salmone
in salsa di Calendula, Tagliatelle ai petali di Rosa con pesto alla
Calendula, Sogliola in salsa bianca e Viola del pensiero, filetti di
Merluzzo alla salsa di Zenzero e Caprifoglio ornati con petali di fiori
e pistilli di Zafferano, Gamberi alla salsa rosata con Avocado e Viole,
Sospiri alla spuma di Violette e Rose, Macaron alla Rosa bianca farciti
con ganache alla Rosa rossa, gelatina di Litchi e lamponi freschi
decorati con una lacrima di sciroppo di Lampone e il petalo di Rosa
rosa.
I fiori portano gioia ai sensi e al palato, i golosi, assaporandoli, si sentono al settimo cielo di piacere.
I
pappagallini, e pure altri volatili domestici d'affezione, mangiano
volentieri gli stessi fiori usati dall'uomo nell'arte culinaria.
Ovviamente, alcuni fiori eduli per l'uomo non lo sono per i beniamini
alati, e viceversa.
Tra i
fiori commestibili sia per uccellini sia per l'uomo abbiamo: l'Acacia,
L'Arancio, il Biancospino, la Calendula, la Carota, il Cartamo, la
Camelia, il Caprifoglio, la Cicoria, il Girasole, il Gladiolo, il
Fiordaliso, l'Ibisco, il Limone, la Magnolia, la Margheritina
(Pratolina), il Melo, la Mimosa, il Mirto, il Nasturzio, la Passiflora,
la Porcellana, la Robinia, la Rosa, il Sambuco, la Serenella/Lillà, il
Tarassaco, il Trifoglio, la Violetta, la Viola.
Nell'elenco
sono state omesse Margherite e Crisantemi perché solo poche specie sono
sicure allo scopo alimentare, sono indistinguibili per un occhio
inesperto dalle specie velenose e il rischio di intossicazione è reale,
se non si ha una esperienza seria in botanica meglio non rischiare.
I
fiori freschi crudi si usano nelle insalate e nelle macedonie, per
insaporire e profumare il burro, la ricotta e i formaggi molli
spalmabili, e anche allo scopo di decorazione di vivande dolci e salate
di ogni genere. I fiori più spesso usati a crudo sono:
- la Calendula – sono ottimi sia i fiori sia le foglie (Calendula officinalis e Calendula arvensis)
- il Fiordaliso (Centaurea cyanus) – secondo piacimento si usano sia i fiori sia le parti verdi
- il Girasole – si usano solo i petali
- il Gladiolo – si usano i fiori per lo più per dare colore, il gusto non è spiccato e somiglia al gusto della lattuga
- l'Ibisco – si usano solo fiori senza parti verdi, hanno gusto agrodolce
- la Magnolia
- la Margheretina (Bellis annua e Bellis perennis) – solo i petali petali o corolle intere (secondo proprio piacimento)
- il Nasturzio (Tropaeolum majus) - sono gradevoli sia i fiori sia le parti verdi della pianta
- la Robinia pseudoacacia – i fiori vanno staccati dalla base quando non si tratta delel frittelle a grappolo intero
- la Rosa di tutti i colori e di tutte le varietà - si usano solo i petali dai quali può essere staccata la parte bianca che da il gusto amarognolo
- il Tarassaco (Taraxacum officinale)
- il Trifoglio bianco e rosa (genere Trifolium)
- la Viola e la Violetta – si usano sia i fiori sia le foglie
Un
pesto di Viole da abbinare ai formaggi si ottiene facendole macerare
nell'olio di Oliva per un paio di giorni e pestandole o frullandole con
pistacchi e noci, e aggiustando alla fine di sale e spezie.
Per
fare burro profumato ai fiori basta far ammorbidire il burro alla
temperatura ambiente e mescolarvi energicamente dei fiori pestati o
tritati e facendolo quindi rapprendere in frigorifero.
La
ricotta o formaggi spalmabili ai fiori si ottengono aggiungendo
dell'olio di Oliva, sale, spezie desiderate (pepe nero, bianco o rosa,
peperoncino dolce, paprica, ecc.) e i fiori tritati (per esempio: Rose,
Gladioli, Trifoglio rosa, Violette, Viole di colori diversi, ecc.),
talvolta va messa qualche foglietta tritata di erbe di campo o di
fiori. Possono essere aggiunti scalogno, cipolla o Erba cipollina
tritati finemente, si usano anche altri fiori non usati
nell'alimentazione dei volatili d'affezione domestici (Papavero,
Geranio – Pelargonium).
I
boccioli non ancora aperti di Calendula, Nasturzio e Tarassaco e i semi
immaturi di Nasturzio si preparano e si usano come quelli del famoso
Cappero – in salamoia, sotto sale, sott'aceto. Particolarmente gustose
sono mescolanze di boccioli di piante diverse.
I
fiori della Calendula e del Cartamo si usano come lo Zafferano, hanno
un sapore tutto loro, oggi pochi li conoscono in quanto è rimasto
disponibile in vendita solo il Zafferano, però una volta venivano
comunemente usati.
I petali di questi
fiori possono essere usati sia freschi sia essiccati e ridotti in
polvere, per insaporire e per dare un tocco di colore a risotti, zuppe,
salse, soufflé, nella preparazione del pane e dei dolci; aggiunti al
classico pesto di basilico danno una tonalità di sapore particolare.
Pestati con aggiunta di sale sono un gustoso condimento per la carne
grigliata. Sono ottimi per profumare miele, aceto, grappe.
Anche
il fiore e le foglie di Trifoglio si usano sia freschi sia essiccati,
anche i capolini già sfioriti dal colore marrone vanno ridotti in
polvere e si aggiungono al pane e alle altre pietanze al mo' di spezie.
Nelle
frittate sono ottimi: la Calendula, il Nasturzio, la Rapunzia, il
Trifoglio bianco nostrano e quello rosa, la Robinia, il Sambuco. Per le
frittelle a grappolo intero vanno bene la Carota, la Robinia, il
Sambuco, invece i petali di altri fiori o i fiorellini staccati dal
grappolo s'incorporano all'impasto.
Alle
polpettine di pane, chiamati anche gnocchi di pane, al posto di soliti
ingredienti possono essere aggiunti fiori o petali, si preparano fritti
o bolliti, o si aggiungono alle minestre o al brodo; i fiori di
Robinia, forse, sono i più usati in questo tipo di preparazione.
La
pastella più semplice per le frittelle a grappolo intero è composta
solo da farina e acqua, con aggiunta di sale e di spezie nella variante
salata o di zucchero o miele o di uno sciroppo per le frittelle dolci
(si versa l'acqua nella farina e si mescola con cura, usando una
frusta, fino a formare una pastella liscia, si lascia a riposare per
mezzora, un'ora o anche di più; in frigo l'impasto può durare fino a
due giorni). L'acqua può essere sostituita per intero o parzialmente da
vino o birra, da latte, da kefir, da yogurt; ci sono pastelle
“aderenti” e quelle che si gonfiano durante la cottura - di ricette ce
ne una miriade, alcune ricette a là Cocorita Giuliva ci sono nel libro.
Per
friggere si usa olio di oliva o di girasole per le frittelle salate e
l'olio di arachidi o di palma per quelle dolci (anche il burro a chi
piace).
Le frittelle dolci, una volta
pronte, possono essere passate nel miele liquido (caldo 0 freddo) o in
uno sciroppo floreale oppure cosparse con dello zucchero semolato o con
dello zucchero a velo (a chi piace, anche con la cannella). Per
esempio, le frittelle dolci di Sambuco sono ottimi serviti con lo
sciroppo di Sambuco, le frittelline ai fiori di Rosa con lo sciroppo di
Rose e così via.
Nell'arte
pasticciera i fiori più usati sono la Violetta, la Viola del pensiero e
la Rosa, seguiti dalla Camelia, la Mimosa, l'Acacia, la Robinia, la
Serenella/Lillà, il Sambuco.
I fiori cristallizzati o canditi di queste piante sono sublimi, oggi si trovano solo nelle migliori pasticcerie e drogherie.
La
stagione autunnale ci porta marroni canditi glassati (Marron glacé) con
una violetta o una rosellina cristallizzata posata sopra, invece a
Pasqua posiamo gustare losanghe quaresimali di pasta di mandorla
preparata senza uova farcite con marmellata di rose, canestrelli al
fior d'Arancio, marzapani ricolmi di fondente ai gusti floreali e
cosparsi di polvere di fiori canditi.
In
alternativa ai fiori cristallizzati che sono di complicatissima
tecnologia di preparazione (è l'arte), in casa li fanno brinati,
bagnando in uno sciroppo di zucchero cotto al punto giusto o nel miele
liquido e passando nello zucchero semolato fine o nello zucchero a
velo. Alcune casalinghe usano l'albume d'uovo crudo però è una pratica
igienicamente insicura e assolutamente da evitare, caso mai chi non
riesce a cuocere lo sciroppo può usare gelatina o gomma arabica, però
se si ha l'amore insuperabile di albumi allora vanno usati quelli
pastorizzati.
Le
preparazioni dolciarie più semplici sono sciroppi, gelatine, marmellate
e liquori, seguiti da creme, bavaresi, granite e frittelle; invece
nell'ambito professionale di pasticceria non ci sono limiti alla
creatività. I fiori profumati essiccati servono per arricchire il gusto
del the o per tisane a sé o miste. Alcune tisane hanno qualità
benefiche salutari e si usano da secoli nella medicina
folcloristica-popolare, per esempio ai fiori di Robinia attribuiscono
proprietà carminativa e stomachica e ai fiori di Sambuco poteri tossifughe e antinfluenzali.
Bavaresi ai fiori
I
fiori si portano all'ebollizione nel latte o vengono aggiunti al latte
in ebollizione, lasciando intiepidire sotto coperchio. Dopo si procede
secondo una delle ricette di base per bavaresi.
Gelatine ai fiori
I
fiori si lavano e si pestano con zucchero, in pari quantità di peso
(volendo si può aggiungere qualche goccia di succo di limone o di altro
liquido), si lasciano macerare per un giorno, si aggiunge quindi
l'acqua in quantità di metà del peso di fiori e zucchero macerati e si
cuoce sciroppo leggero, si lascia intiepidire sotto coperchio, si
filtra, si riporta all'ebollizione e si aggiunge un addensante
(gelatina, agar-agar, pectina), si versa in teglia passata con burro (e
zucchero) o nelle formine e si lascia solidificare.
Per le
gelatine splamabili i fiori si lasciano macerare in acqua (100 g fiori
e 300 d'acqua), quindi va aggiunto zucchero (180-200g) e si cuoce uno
sciroppo leggero, quindi si aggiunge un addensante (agar-agar o
pectina) in modalità e quantità indicata sull'etichetta del prodotto,
si versa in vasetti.
Seguono alcune ricette
floreali presenti sull'Internet (si ricorda che le ricette personali
degli autori del libro, a là Cocorita Giuliva, possono essere scoperti
nell'omonimo libro).
Sciroppo di fiori di Rosa
Una ricetta accuratamente dettagliata può essre visionata sul blog del proprietario della pasticceria Copello di Chiavari:
Liquore dai fiori di Robinia (Pseudoacacia), conosciuta comunemente sotto nome di Acacia
Ricetta
dal blog "Il Calderone di Marinella"
(http://ilcalderonedimarinella.blogspot.com/2007/02/liquore-ai-fiori-di-acacia-o-robinia.html
)
200 g di fiori d’acacia
1 litro d’alcool
Lasciare macerare e filtrare, spremendo i fiori.
Cuocere sciroppo da:
1 litro d’acqua
500 g di zucchero
2 cucchiai di miele d’acacia (opzionale)
Fiori spremuti macerati
Raffeddare, filtrare, unire all'alcool, lasciare riposare per due giorni e filtrare di nuovo attraverso un filtro finissimo.
Un'altra ricetta di liquore dai fiori di Robinia (Pseudoacacia)
Liquore a forte gradazione, volendo un liquore meno forte diminuire la quantità dell'alcool.
125
g di fiori ancora in boccio e 500g di zucchero vanno lasciati macerare
per 24 ore e si aggiungono quindi un litro di alcol puro, due generosi
cucchiai di miele di acacia, 250 grammi di acqua (bollita e
raffreddata), miscelare bene fino a sciogliere lo zucchero e lasciare a
macerare per una settimana, filtrare.
Rosolio - antico liquore alla Rosa
Una delle ricette si trova suk sito "Le Ricette di MangiareBene":
Sciroppo leggero di fiori di Sambuco
Dal sito del Dr Francesco Perugini Billi (http://www.dottorperuginibilli.it/index.php/-archivio-ricette-/188)
"Mettere
a bagno, per circa 24 ore, 12 ombrelle di fiori in due litri di acqua.
Poi, filtrare con un panno e aggiungere 700 g di zucchero e il succo di
due limoni.
Mescolare fino a sciogliere bene lo zucchero. Portare ad ebollizione per pochi minuti poi imbottigliare.
E'utile nelle malattie da raffreddamento e nella febbre. Ha un'azione rinfrescante, anticatarrale e depurativo".
Questo
sciroppo può essere conservato in frigorifero per alcune settimane, per
uno sciroppo più durevole va aumentata la quantità dello zucchero.
* * *
Conoscendo
l'uso culinario dei fiori e delle bacche, la raccolta per i soli
uccellini (che per stare bene e vivere a lungo hanno bisogno di
nutrirsi anche dei fiori e delle bacche) si trasforma in raccolta per
tutta la famiglia. Gli alati beniamini domestici aiutano all'uomo di
ravvicinarsi alla natura e di riscoprire ciò che è stato perso.
* * *
TOSSICITA' DELLA SOIA E DEI DERIVATI
La soia è un legume molto usato nell'alimentazione umana e
nella zootecnica in quanto è di semplice coltivazione e ricco di
proteine e grassi – i semi di soia fresca contengono fino a 40% di
proteine e circa 20% di grassi. Nell'alimentazione dell'uomo, la soia
viene usata in combinazione con altre proteine vegetali in sostituzione
della carne.
In quanto contiene una serie di
sostanze tossiche – tra l'altro come tanti altri legumi - prima di
mangiarla, si deve estrarre sostanze nocive, perciò la soia va lasciata
a mollo in acqua per alcune ore e la cottura deve avvenire al fuoco
molto vivace, cambiando più volte e buttando via l'acqua della cottura.
Vanno bolliti anche i semi germogliati di soia. Non tutte le sostanze
nocive si distruggono con l'ammollo e la cottura ma solo alcune.
Dopo
la cottura e dopo le lavorazioni a caldo a scopo di diminuzione della
tossicità, la soia perde la maggior parte di proteine, diventando poco
interessante dal punto di vista nutrizionale nell'ambito ornitologico.
Tra
i problemi che può causare l'uso della soia sia nell'uomo sia nei
volatili domestici si denunciano disfunzioni ormonali, maturazione
sessuale precoce, comportamenti sessuali inadeguati e disordinati,
peggioramento della fertilità, problemi tiroidei, soppressione del
sistema immunitario, distruzione del sistema endocrino, collasso di
organi, disturbi autoimmuni. Nell'ambito ornitologico i problemi si
verificano molto più velocemente che nell'uomo e sono più espliciti –
l'aumento del livello di sterilità e di mortalità è all'ordine del
giorno; i danni possono perdurare fino alla terza o quarta generazione
dei volatili coinvolti.
Non è stato ancora
chiarito in quale misura la tossicità della soia dipende dalle tecniche
odierne di produzione agricola e dall'inquinamento generale e se in
passato la soia era meno tossica.
Dr. Martin
Edwards del Ministero della Salute di Nuova Zelanda ha pubblicamente
denunciato che la soia e i prodotti in base di soia sono potenzialmente
pericolosi per i bambini, gli animali e gli uccelli, altri medici
denunciano che i produttori vendono i loro prodotti senza avere
effettuato dovute ricerche e senza prendere in considerazione alcuna
notizie allarmanti sui danni nell'uomo e negli animali.
Secondo
le fonti ornitologiche, in natura, i pappagalli non mangiano soia né
altri legumi solitamente usati nell'alimentazione dell'uomo, nutrendosi
invece di leguminose tappezzanti prative come Trifoglio ed Erba medica
e di baccelli di alberi come Acacie e Mimose, consumandole fresche e
nelle stagioni di maturazione naturale. Il Lupino si segnala come
pianta altamente tossica che può portare all'esodo mortale immediato,
la Fava (Vicia) è inserita nell'elenco di piante tossiche.
Nell'ambito ornitologico e non solo già da anni sono disponibili alcune ricerche e denunce, per esempio l'articolo “Dangers of Soy based food products”
di Allan F. Manning del marzo 1997 pubblicato sul sito
dell'associazione “The Parrot society UK”, l'articolo del novembre 1996
di Valerie James a cura dell'associazione “The Parrot Society New
Zeland”, lettera “Uncertainities about the benefits of soy” sul “Guardian UK”.
Tanti
prodotti industriali lavorati a lunga conservazione (estrusi,
pellettati, crocchette, biscotti, blocchi, polveri, formule “curative”,
“rinforzanti”, “da mantenimento” o da imbecco) contengono o si basano
su farina o su estratti di soia. Sulla confezione spesso si indica che
il prodotto sarebbe un risultato di un ipotetico però non documentato e
non verificabile “lavoro scientifico”. Nel campo “umano” i produttori
affermano che la soia avrebbe effetti salutari per il sistema
cardiovascolare, anche in questo caso senza presentare una prova;
invece, pare che i fitoormoni contenuti nella soia siano utili per il
benessere delle donne in menopausa in quanto compensano ormoni che
l'organismo non produce più.
In internet si può
leggere che, nella frivolezza e negligenza totale, alcune
associazioni/fondazioni per la difesa della fauna selvatica hanno già
causato danni notevoli somministrando prodotti industriali lavorati
contenenti soia ad animali selvatici e compromettendo la loro normale
riproduzione.
Nonostante i danni da soia
sono ormai noti da anni e documentati da più fonti indipendenti, i
produttori di mangimi continuano a basare i loro prodotti sulla soia e
suoi derivati e sulle confezioni non sono presenti dovuti avvertimenti.
La stessa situazione vige nel campo della alimentazione umana – grazie
esclusivamente alle omissioni dei politici e dei magistrati.
Oggi,
nel campo ornitologico l'uso della soia è ingiustificato – ci sono
tanti altri semi senza potere tossico disponibili, più ricchi sia di
proteine sia di altre sostanze nutrizionali. L'uso di soia tenuta a
mollo e ben bollita è da riservarsi ai tempi di miseria e carestia; la
soia in ogni altra forma, compreso germogliata, è da evitare almeno
fino a quando non saranno fatte serie ed esaurenti ricerche
scientifiche.
Letture sul tema della Soia:
Dangers of Soy Based Food Products (Pericolosità dei prodotti in base di Soia) - Sul sito della THE PARROT SOCIETY UK (Società dei Pappagalli del Regno Unito) - http://www.theparrotsocietyuk.org/keeping-parrots/articles-on-keeping-and-breeding-parrots/soy-based-food-products
Newest Research On Why You Should Avoid Soy (Nuove ricerche sul perché dovreste evitare la Soia) - del dr. Joseph Mercola - http://www.mercola.com/article/soy/avoid_soy.htm
Soy is making kids 'gay' (La Soia fa diventare ragazzi gay) - del James Rutz (chairman of Megashift Ministries and founder-chairman of Open Church Ministries) - http://www.wnd.com/2006/12/39253/
Soy Toxicity (La tosicità della Soia) - di Lita Lee - http://www.litalee.com/shopexd.asp?id=188
The Truth About Unfermented Soy and Its Harmful Effects (La verità sulla Soia non fermentata e i suoi effetti nocivi) - http://www.naturalnews.com/022630_soy_food_phytic_acid.html
Learn more: http://www.naturalnews.com/022630_soy_food_phytic_acid.html#ixzz294cSu7sj
Studies Showing Adverse Effects of Dietary Soy, 1939-2008 (Studi che dimostrano effetti collaterali della Soia dietetica, 1939-2008) - http://www.westonaprice.org/soy-alert/studies-showing-adverse-effects-of-soy
Dangers of Soy Based Food Products (Pericolosità dei prodotti in base di Soia) - Sul sito della THE PARROT SOCIETY UK (Società dei Pappagalli del Regno Unito) - http://www.theparrotsocietyuk.org/keeping-parrots/articles-on-keeping-and-breeding-parrots/soy-based-food-products
Newest Research On Why You Should Avoid Soy (Nuove ricerche sul perché dovreste evitare la Soia) - del dr. Joseph Mercola - http://www.mercola.com/article/soy/avoid_soy.htm
Soy is making kids 'gay' (La Soia fa diventare ragazzi gay) - del James Rutz (chairman of Megashift Ministries and founder-chairman of Open Church Ministries) - http://www.wnd.com/2006/12/39253/
Soy Toxicity (La tosicità della Soia) - di Lita Lee - http://www.litalee.com/shopexd.asp?id=188
The Truth About Unfermented Soy and Its Harmful Effects (La verità sulla Soia non fermentata e i suoi effetti nocivi) - http://www.naturalnews.com/022630_soy_food_phytic_acid.html
Learn more: http://www.naturalnews.com/022630_soy_food_phytic_acid.html#ixzz294cSu7sj
Studies Showing Adverse Effects of Dietary Soy, 1939-2008 (Studi che dimostrano effetti collaterali della Soia dietetica, 1939-2008) - http://www.westonaprice.org/soy-alert/studies-showing-adverse-effects-of-soy
Plant Estogens in Soy Affects Your Developing Fetus (Estogeni vegetali della Soia danneggiano il Vostro feto) - http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2012/07/29/soy-effects-on-women.aspx
Ricerche sulla Soia:
Studies Showing Adverse Effects of Dietary Soy, 1939-2008 (Studi che dimostrano effetti collaterali della Soia dietetica, 1939-2008) - http://www.westonaprice.org/soy-alert/studies-showing-adverse-effects-of-soy
(Estratto dal sito:
Dietary Soy Study Summaries
1939
Sharpless GR and others. Production of goiter in rats with raw and with treated soybean flour. J Nutr 17 (Jun), 545-55. Unprocessed soybean flour, when fed as part of a diet over seven weeks to rats, makes the thyroid grow to four times its usual size. In addition the amount of iodine required by a rat on this diet is twice the normal amount.
1941
Wilgus HS and others. The goitrogenicity of soybeans. J Nutr, 22, 43-52. The study found that soybeans are disruptive to the proper functioning of thyroids causing goiters in chicks. When the consumption of soybean oil meal increased from 30% to 60% of their diet, the goiters doubled in size.
1951
Almquist HJ and Merrit JB. Effect of Soybean Antitrypsin on Growth of the Chick. Arch Biochem, 35, 352-4. Raw soybean meal in amounts as small as 5% of daily protein intake in chicks was responsible for close to “maximal growth retardation.”
1952
Pritchard WR and others. Aplastic Anemia of Cattle Associated with Ingestion of Trichloroethylene-Extracted Soybean Oil Meal (Stockman Disease, Duren Disease, Brabant Disease). J Am Vet Med Assoc. 1952 Jul;121(904):1-8. The study was conducted across 44 herds (a total of 1776 cattle), using varying amounts trichloroethylene-extracted soybean oil meal as feed. In most cases calves under six months who were fed 1-3 lbs per day were the first to die from Aplastic anemia. In some cases they died in under fives weeks of consumption. Lacatation females also experienced a mortality rate that was considerably higher. Adults 24 months and older who ate between 1-4 lbs of the feed per day experienced an average 21% death rate.)
1939
Sharpless GR and others. Production of goiter in rats with raw and with treated soybean flour. J Nutr 17 (Jun), 545-55. Unprocessed soybean flour, when fed as part of a diet over seven weeks to rats, makes the thyroid grow to four times its usual size. In addition the amount of iodine required by a rat on this diet is twice the normal amount.
1941
Wilgus HS and others. The goitrogenicity of soybeans. J Nutr, 22, 43-52. The study found that soybeans are disruptive to the proper functioning of thyroids causing goiters in chicks. When the consumption of soybean oil meal increased from 30% to 60% of their diet, the goiters doubled in size.
1951
Almquist HJ and Merrit JB. Effect of Soybean Antitrypsin on Growth of the Chick. Arch Biochem, 35, 352-4. Raw soybean meal in amounts as small as 5% of daily protein intake in chicks was responsible for close to “maximal growth retardation.”
1952
Pritchard WR and others. Aplastic Anemia of Cattle Associated with Ingestion of Trichloroethylene-Extracted Soybean Oil Meal (Stockman Disease, Duren Disease, Brabant Disease). J Am Vet Med Assoc. 1952 Jul;121(904):1-8. The study was conducted across 44 herds (a total of 1776 cattle), using varying amounts trichloroethylene-extracted soybean oil meal as feed. In most cases calves under six months who were fed 1-3 lbs per day were the first to die from Aplastic anemia. In some cases they died in under fives weeks of consumption. Lacatation females also experienced a mortality rate that was considerably higher. Adults 24 months and older who ate between 1-4 lbs of the feed per day experienced an average 21% death rate.)
* * *
CONTROLLO DELLA QUALITA' DEI SEMI - GERMOGLIAZIONE
Prima di offrire i semi ai volatili, bisogna
verificarne la qualità: l'odore – che deve essere gradevole e non deve
sapere di acido o di muffa, l'umidità - che di regola non deve superare
il 10-15%, la miscela non deve essere né troppo umida né troppo
essiccata (allevatori più esperti sanno riconoscere il grado di umidità
spaccando alcuni semi e valutando il rumore e come si spaccano); la
purezza – la miscela non deve contenere oggetti estranei, escrementi e
cadaveri di insetti, roditori o di altri volatili, peli di ratti e
topi; la germogliabilità – i semi che non germogliano sono “morti”, a
volte irranciditi, e non hanno alcun valore nutritivo, anzi, possono
causare stati di intossicazione e malnutrizione.
La prima valutazione è visiva. Si controlla se vi sono depositi o polveri nel fondo del sacchetto o del sacco, si si vedono insetti o altre impurità. Macchioline o righe scure su semi possono essere segno di ammuffimento o deterioramento. Se si tratta di semi della misura più grande come avena, orzo, segale, grano saraceno, mais, ecc, qualche manciata di questi semi, prelevati dal fondo, si possono essere messi in un setaccio a maglia larga e scossi per vedere se per caso in mezzo ci siano degli insetti e quanti ne cadono. Sotto al setaccio si sistema una grande ciotola per evitare che eventuali insetti si possono diffondere nell'ambiente e infestarlo – alcuni sono veramente insidiosi e difficili da eliminare sia dagli ambienti domestici sia dagli allevamenti.
La prima valutazione è visiva. Si controlla se vi sono depositi o polveri nel fondo del sacchetto o del sacco, si si vedono insetti o altre impurità. Macchioline o righe scure su semi possono essere segno di ammuffimento o deterioramento. Se si tratta di semi della misura più grande come avena, orzo, segale, grano saraceno, mais, ecc, qualche manciata di questi semi, prelevati dal fondo, si possono essere messi in un setaccio a maglia larga e scossi per vedere se per caso in mezzo ci siano degli insetti e quanti ne cadono. Sotto al setaccio si sistema una grande ciotola per evitare che eventuali insetti si possono diffondere nell'ambiente e infestarlo – alcuni sono veramente insidiosi e difficili da eliminare sia dagli ambienti domestici sia dagli allevamenti.
L'infestazione da farfalline – tarmi della farina – non
causa problemi quando è di grado lieve o medio, basta eliminare insetti
adulti, forme larvali e gli escrementi manualmente o tramite un
lavaggio quando si tratta di pappagalli che non si nutrono di insetti e
per prevenire un'invasione in casa o in allevamento (queste farfalline
vengono allevate per pappagalli più grandi che si nutrono anche di
insetti e per altri uccellini insettivori), invece l'infestazione da
punteruoli – insettini che si sviluppano all'interno di semi nutrendosi
del loro contenuto – compromette gravemente la qualità di semi e il
loro valore nutritivo. Un dimagrimento apparentemente inspiegabile di
volatili granivori può derivare proprio dallo svuotamento di semi da
parte di punteruoli. Nell'eventuale presenza di pochi punteruoli,
quando i semi danneggiati sono ancora pochi e i danni non sono ancora
sensibili (si verifica tramite controllo della germogliazione), i semi
infestati possono essere usati però devono vanno messi in conservazione
nelle condizioni che impediscono la riproduzione e lo sviluppo delle
uova già depositate e delle eventuali larve all'interno dei semi. Se
punteruoli sono presenti in una quantità rilevante, i semi vanno
restituiti al venditore o buttati via.
Alcuni insetti sono invisibili all'occhio o quasi
invisibili – quando semi ammollati in acqua si disfano e/o fermentano
facilmente, si potrebbe trattare di infestazione da acari o da altri
minuscoli insetti oppure i semi sono molto vecchi o malconservati.
Non è assolutamente ammessa la presenza di mosche, scarafaggi e di formiche nei semi, sia vivi che morti.
Il test della germogliazione si effettua in due modi
contemporaneamente: con pochi semi all'interno di un pezzo di cotone e
tramite germogliazione in un contenitore di tanti semi. Per il primo
test all'interno di un pezzo di cotone inumidito si mettono una
decina-ventina di semi, tutto va sistemato in un luogo umido, dopo 3
giorni i semi devono germogliare e non devono avere odori di muffa o di
aciduncolo, o altri odori sgradevoli.
Per il secondo test una manciata di semi va messa a
bagno in abbondante quantità d'acqua fredda o leggermente tiepida per
6-8 ore (l'ammollo iniziale serve non soltanto per preparare i semi
alla germogliazione ma anche evidenzia eventuali impurità – l'acqua che
diventa sporca o torbida, insetti che vengono a galla, semi che si
disfano, depositi farinacei sul fondo - sono i primi segnali negativi),
dopo di che i semi si sciacquano, facendo sgocciolare tutta l'acqua o
quasi, si mettono in un contenitore pulito e si coprono con un
fazzoletto di carta alimentare. I canovacci e i fazzoletti di stoffa
sono meno sicuri della carta in quanto possono contenere batteri e
residui di detergenti/ammorbidenti. I contenitori migliori per la
germogliazione sono di vetro o d'acciaio, lavati con detergenti
naturali, la plastica tende ad assorbire le sostanze e la
germogliazione potrebbe risultare compromessa se il contenitore di
plastica non è sufficientemente pulito. I semi vanno passati nell'acqua
pulita e sciacquati 2-4 volte al giorno per impedire la fermentazione e
lo sviluppo della flora batterica o fungina; dopo ogni sciacquo si
mette un fazzoletto di carta nuovo.
Quando i semi sono lenti a germogliare oppure quando si
hanno difficoltà con il metodo sopraddescritto, i semi si mettono in un
setaccio che si sistema in una ciotola abbastanza alta, scelta a misura
in modo di evitare il contatto tra la rete del setaccio e il fondo
della ciotola. L'acqua in più sgocciolerà giù e il rischio di
fermentazione sarà minore, l'acqua sul fondo della ciotola creerà
giusta umidità. I semi possono essere coperti con il solito fazzoletto
di carta o con pellicola di plastica, oppure coperti con un piatto.
Si possono usare anche i germogliatori, ricordando
sempre di sciacquare i semi 2-4 volte al giorno anche se il produttore
non lo indica nelle istruzioni.
La velocità della germogliazione dipende dalla
temperatura ambientale: d'estate la radice spunta nell'arco della
giornata, d'inverno posso essere necessari fino a 3-4 giorni. Volendo
rallentare la germogliazione, i semi possono essere sistemati in
frigorifero o in un altro ambiente fresco.
Una miscela di semi è buona se germogliano al minimo
80-90% dei semi, se germogliano 60-75% - la qualità è scarsa, se meno
di 50% - meglio non usarla, in quanto troppo vecchia, malcoservata,
trattata a caldo o a freddo o deteriorata.
Germogliando semi allo scopo di alimentazione si deve
avere maggiore cura nel lavarli e nel controllarli - le condizioni
umide fanno proliferare batteri potenzialmente nocivi e altri
microorganismi presenti. Se sono presenti odori sgradevoli o
fermentazione, è meglio evitare di usarli (si possono lasciare crescere
ed essere usati come verdura o in spiga immatura). L'uso di
disinfettanti può portare all'intossicazione e causare danni alla
microflora del tratto digestivo dei volatili, se si sorgono dubbi sulla
qualità di semi al punto tale di avere idea di usare disinfettanti, è
meglio rifiutarsi da questo tipo di pietanza. Può accadere che semi
possono essere contaminati da batteri nocivi già dal produttore o
durante la conservazione sbagliata, per evitare rischi, la prima
porzione di semi della partita acquistata si offre non subito a tutti i
volatili ma solo ad alcuni di loro, e per un paio di giorni si osserva
la reazione.
La migliore acqua da usare è quella non contenente cloro
e altri disinfettanti; usando acqua di rubinetto l'ultimo lavaggio e
sciacquo vanno fatti con acqua declorata.
L'acqua di ammollo iniziale può essere addizionata con
dei preparati naturali ad azione antifungina, per esempio con estratto
di semi di pompelmo.
Generalmente, i semi si somministrano appena spunta la
radichetta, però possono essere usati anche i semi nello stadio di
germogliazione più avanzata con le fogliette spuntate. I semi
germogliati non vanno conservati per evitare la proliferazione della
microflora patogena, la regola “fatti e mangiati” aiuta a prevenire
brutte sorprese. Servendoli, possono essere cosparsi con dei
probiotici, della Spirulina, della polvere di gesso, di zeolite o di
seppia, oppure possono diventare parte di un pastoncino. I
semi germogliati si lasciano in disposizione solo per una o due ore a
causa del velocissimo deterioramento per il che conviene servirli come
prima pietanza al mattino oppure nelle ore serali quando i pappagalli
mangiano prima di dormire, oppure in altri momenti quando si ha la
certezza che i volatili sono affamati.
Il controllo della germogliazione si effettua su tutti i
semi però non tutti i semi sono sicuri per essere usati in forma
germogliata.
1. Controllo visuale della confezione (nelle prime foto si notano
insetti in vista in notevole quantità, nelle foto seguenti sul fondo
del sacchetto si vede una specie di polvere - segno della presenza di
insetti; purtroppo, alcune ditte di negozi on-line che spediscono la
merce non hanno alcun rispetto dei clienti)
2. Escrementi di farfalline
3. Semi danneggiati da punteruoli
4. Punteruoli all'interno dei semi
(grandezza naturale)
Video dei punteruoli all'interno dei semi:
5. I punteruoli proliferano velocemente, semi apparentemente
puliti però infestati in due-tre settimane possono divenire
completamente divorati:
(grandezza naturale)
6. Controllo dei semi di misura grande con aiuto di un setaccio
7. Ammollo
8. Insetti e semi danneggiati vengono a galla
9. Acqua divenuta torbida segnala sporcizia o semi marci
10. Semi si disfano durante l'ammollo
11. Deposito anomalo sul fondo durante l'ammollo e/o germogliazione
12. Germogliazione
13. Risultati della germogliazione - semi non buoni
14.
15. Controllo del panico
* * *
USO
DELL'ACETO NELL'ORNITOLOGIA
L'aceto è ottenuto dalla
fermentazione di liquidi alcolici tramite batteri appartenenti al
genere Acetobacter, i quali trasformano etanolo in acido acetico.
L'aceto è apprezzato dall'uomo fin dall'antichità. Fino ad oggi l'aceto non è stato studiato scinetificamente e le sue vere proprietà salutari e la composizione non sono stati chiariti con dovuta accuratezza.
Esistono tantissime varietà
di aceto: di vino, di birra, di sidro, di idromele, di riso, di
malto, di frutta... Le varietà più pregiate si fanno stagionare in
botti di legno e vengono aromatizzate con piante aromatiche, non si sottopongono alla cottura/pastorizzazione, non sono filtrate e non
contengono conservanti. L'aceto naturale contiene anche piccole
quantità di acido tartarico e di acido citrico. L'aceto di idromele
(di miele) è generalmente ritenuto il più ricco di enzimi e di sali
minerali. Generalmente si ritiene che le proprietà benefiche-curative dell'aceto si concentrano nelle "impurità" che si formano durante la fermentazione.
Esistono anche l'aceto di
sintesi e l'aceto prodotto industrialmente con uso di lieviti di
varia natura, sollecitatori e rallentatori della fermentazione,
conservanti e antimuffe aggiunti.
L'aceto
naturale viene da sempre usato come pietanza aromatica in cucina, in
preparazioni di medicinali in base di erbe, a scopo cosmetico (per
risciacqui a scopo lucidante e ravvivante per i cappelli) e come coadiuvante
nelle pulizie di casa (azione lievemente sgrassante e brillantante).
All'aceto si attribuiscono tantissime proprietà fantasiose che
l'aceto non ha.
La
percentuale di acido acetico nell'aceto varia mediamente
da
3 a 15%, l'aceto in commercio solitamente ne contiene 3-6%,
in Italia la legge stabilisce il grado massimo dell'aceto da cucina
vendibile al dettaglio. L'uso dell'aceto nella concentrazione troppo
forte può portare a gravissime ustioni del tratto digestivo
superiore (bocca, esofago, stomaco), ai danni agli occhi e alla
normale microflora batterica di tutto il tratto digerente. Anche se
nessun studio concreto è stato effettuato, si crede che l'aceto
potrebbe rallentare la proliferazione di batteri e funghi nocivi del
tratto digestivo – su questa credenza si basa l'uso dell'aceto
nell'ornitologia. I dosaggi che offrono allevatori e veterinari
variano sensibilmente, da siti e pagine web di allevatori che usano
aceto emerge che loro, anche usando aceto (non si sa se industriale
con solfiti oppure naturale), continuano ad avere problemi di
malattie e di mortalità nei loro allevamenti.
L'aceto
in concentrazione desiderata va aggiunto all'acqua da bere. Un altro
uso ornitologico dell'aceto è aggiungerlo in acqua da bagno per far lucidare il piumaggio.
Il dosaggio dell'aceto ad
uso alimentare (in concentrazione non superiore ai 6% , non aromatizzato, non
pastorizzato, non filtrato e senza solfiti) è di 3-10 ml per un litro d'acqua, si
deve sempre assaggiare la concentrazione che non sia troppo acida.
All'acqua da bere addizionata con aceto possono essere aggiunti miele
e propoli. La frequenza dell'uso ordinario dell'acqua addizionata di aceto è di 1
volta a settimana o in 2 settimane, per alcuni mesi di seguito
intervallati da altrettanti mesi di pausa, oppure occasionalmente, o
diversamente secondo indicazioni del proprio veterinario di fiducia.
La
maggior parte dell'aceto disponibile oggi in vendita è fatta con
procedimenti moderni ben diversi dai procedimenti naturali di una
volta e con uso di sostanze chimiche. Perdendo le conoscenze di una
volta e non amando l'igiene, i produttori di oggi aggiungono
all'aceto dei solfiti allo scopo di fermare la fermentazione nel
momento giusto e per evitare che l'aceto marcisca a causa delle
condizioni di produzione igienicamente insicure. I solfiti hanno
proprietà antibatteriche e antifungine, perciò uccidono tutti i
batteri benefici per i quali è apprezzato l'aceto naturale. L'aceto
con solfiti non ha niente in comune con l'aceto naturale di una volta
ed è un prodotto assolutamente da evitare.
Tante
persone e animali hanno reazioni allergiche gravi ai solfiti, i danni
alla salute causati da solfiti non sono stati ancora studiati – i
solfiti sono stati emessi in commercio senza una ricerca scientifica.
Gli organismi più forti resistono riuscendo a metabolizzare i
solfiti ingeriti, però per quelli più deboli è una specie di
roulette russa.
Oggi
viene pubblicizzato l'aceto di mele, cioè di sidro o di vino di
mele. Se l'aceto di mele è prodotto industrialmente (lavorazione a
caldo, uso di sostanze chimiche, pastorizzazione, filtrazione) e contiene solfiti,
è assolutamente da evitare in quanto non si tratta più di aceto
vero.
Alcune
fonti affermano che alcuni tipi di aceto abbiano proprietà
antibatteriche utili nella disinfezione, però non è noto di quale
concreto tipo di aceto si tratterebbe e in quale concentrazione e
quali di preciso batteri nocivi ne sarebbero sensibili. La scheda
tecnica di ogni disinfettante contiene l'elenco di batteri, funghi e
virus contro i quali è efficace, la concentrazione e il tempo
d'azione necessari - per l'aceto le schede tecniche non esistono
ancora, perciò qualsiasi uso a scopo di disinfezione è pressoché inutile.
L'uso dell'aceto a scopo di disinfezione nelle aziende alimentari e sanitarie non
è permesso, quindi le decantate proprietà disinfettanti poco
possibile che esistano. Spalmare aceto sulla rete della gabbia attira
moscerini e provoca marciume e crescita di flora batterica e fungina
se l'aceto non viene accuratamente sciacquato.
L'acido
acetico puro di sintesi è un prodotto che può causare gravi lesioni
se usato in modo sbagliato. Alcuni allevatori usano soluzioni deboli
di acido acetico al posto di aceto (3
g per 4-6 litri d'acqua), non è noto se dal tale uso
derivano risultati positivi o se sia nocivo. L'acido
acetico puro, diluito in giusta concentrazione e abbinato al
perossido di idrogeno si usa come disinfettante in alcuni ambiti
professionali, volendo usarlo come disinfettante si deve seguire le
indicazioni della scheda tecnica del produttore.
L'acido
acetico in soluzione pari o superiore al 30% causa ustioni ed è un
prodotto pericoloso, in una concentrazione troppo forte
può portare alla morte dei volatili cui è stato somministrato.
Link su un articolo dell'aceto, in lingua inglese "What the Research Really Says About Apple Cider Vinega": http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2009/06/02/apple-cider-vinegar-hype.aspx?e_cid=20131002Z2_DNL_SECON&utm_source=content&utm_medium=email&utm_content=secon&utm_campaign=20131002Z2
Link su un articolo dell'aceto, in lingua inglese "What the Research Really Says About Apple Cider Vinega": http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2009/06/02/apple-cider-vinegar-hype.aspx?e_cid=20131002Z2_DNL_SECON&utm_source=content&utm_medium=email&utm_content=secon&utm_campaign=20131002Z2
MERCEOLOGIA APPLICATA
Ai proprietari
di volatili d'affezione che rompono la testa sulle cause apparentemente
inspiegabili della morte di loro beniamini alati
ovvero del lavoro svolto dai politici negli ultimi decenni nel campo della sicurezza alimentare
(In via di creazione – benvenuti i suggerimenti)
ALFA-AMILASI – è un
enzima prodotto naturalmente nel corpo che partecipa nella digestione
di carboidrati, è prodotto in organi diversi del corpo, in alcune
malattie e patologie il corpo produce quantità superiori o inferiori
di alfa-amilasi (per esempio, la sovrapproduzione avviene in casi di
peritonite, pancreatite, insufficienza renale, ulcere, occlusioni
intestinali, ecc.; la produzione ridotta può essere sintomo di
intossicazione, malattie del fegato e del pancreas); quest'enzima è
presente in piccole quantità anche nei germi di grano e di altri
semi; l'alfa-amilasi ottenuto industrialmente per sintesi o per
estrazione da batteri o funghi si aggiunge alle farine quando le
stesse sono prodotte da semi non di qualità – già germogliati,
deteriorati, fermentati, ammuffiti – o quando si tratta di
riciclare farine molto vecchie e deteriorate che hanno perso normali
qualità di una farina; si usa anche nella panificazione industriale
allo scopo di velocizzare la lievitazione. La farina addizionata si
chiama “farina diastasata”.
Malattie professionali e
allergie da alfa-amilasi aggiunto alle farine ormai sono diventate un
serio problema al livello internazionale, i politici hanno permesso
l'uso dell'alfa-amilasi come additivo alimentare senza avere prima
ordinato uno studio scientifico sulle conseguenze di tale uso,
presumendo in partenza che non ci sarebbero rischi (sic!) - nessuno
sa quali sono le conseguenze che derivano dal consumo di alfa-amilasi
in massiccia quantità – quasi o tutte le farine presenti in
commercio la contengono, come quasi tutto il pane e tutti i prodotti
da forno e dolciari.
Sul sito “Diario
prevenzione Magazine” si indica che i problemi di allergie o altre
malattie professionali coinvolgono fino a 1/3 di lavoratori che
adoperano farine addizionate
(http://www.diario-prevenzione.net/diarioprevenzione/html/modules.php?name=News&file=article&sid=213
): “L’alfa-amilasi, di origine fungina (Aspergillus oryzae),
viene aggiunta per accrescere il quantitativo naturale di amilasi
presente nella farina: l’enzima catalizza la fermentazione degli
idrati di carbonio da parte dei lieviti (Saccaromyces cerevisiae). E’
dotata di un forte potere allergizzante, essendo in grado di
sensibilizzare anche fino ad un terzo degli esposti. L’attività
allergenica della alfa-amilasi persiste anche dopo la cottura, e
interessa particolarmente la crosta del pane”.
ALLERGIE ALIMENTARI –
reazione dell'organismo su sostanze che risultano difficili o
impossibili da metabolizzare, nei volatili reazioni allergiche sono
relativamente frequenti in seguito al consumo di additivi e
coadiuvanti alimentari, conservanti, sostanze farmacologiche, cibi
umani e cibi industriali. Tra i sintomi: disfunzioni del tratto
digestivo, problemi cutanei e del piumaggio, problemi respiratori,
shock anafilattico (nei casi di ipersensibilità personale e di
consumo di dosi massicce).
ANTIBIOTICI – sono
sostanze che rallentano o fermano la proliferazione di batteri o li
uccidono, a volte vengono chiamati “antibatterici”; non
sono efficaci contro virus né contro infezioni fungine. Gli
antibiotici di estrazione o di sintesi spesso sono la causa di
infezioni fungine in quanto funghi proliferano su antibiotici. Anche
alcuni antifungini vengono a volte impropriamente chiamati
“antibiotici”. Nella produzione farmaceutica degli
antibiotici si usano prodotti di attività vitale di alcuni funghi
(muffe) e di alcuni batteri (per esempio, l'antibiotico Bacitracina è
prodotto da peptidi del batterio Bacillus Subtilis che vive nel
terreno e che si usa come probiotico), oppure si ricorre alla sintesi
chimica. Alcune piante contengono sostanze antibiotiche naturali e
alcuni probiotici hanno qualità antibiotiche.
Antibiotici di produzione
industriale sono farmaci eccezionali e salvavita se usati in modo
appropriato, l'uso sbagliato (cosiddetti “trattamenti precova”
ai volatili malati - che andrebbero messi in riabilitazione e non in
riproduzione - o “cure” in base di consigli degli inesperti
fai-da-te racimolati in rete web) porta all'insuccesso nell'allevare
con danni a lungo termine. Prima di usare antibiotici si deve fare
analisi per la definizione degli agenti infettanti e della loro
sensibilità ai farmaci (antibiogramma per batteri e antimicogramma
per funghi); usare antibiotici a caso serve solo all'acquisire nuovi
guai in forma di effetti collaterali dal farmaco e della comparsa di
antibiotico-resistenze; le infezioni fungine come candida o
aspergillosi spesso sono una delle conseguenze dell'uso sbagliato e
spropositato di farmaci-antibiotici. Dopo un corso di antibiotico di
4-10 giorni servono da 3 a 6 mesi di trattamenti riabilitativi per
ripristinare la normale microflora batterica e fungina dell'organismo
e la funzionalità degli organi. Nell'industria alimentare e
mangimistica alcuni antibiotici possono essere usati come conservanti
di prodotti di scarsa qualità e potrebbero non essere indicati
sull'etichetta. Abuso nell'uso degli antibiotici a causa di disonestà
(commercializzazione) e cattiva preparazione di medici e veterinari
ha portato allo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti.
ATMOSFERA PROTETTIVA -
CONFEZIONAMENTO CON GAS NEUTRALE – spesso, i gas “neutrali” non
sono del tutto neutrali e fanno reazione chimica con il contenuto
della confezione oppure lo impregnano, spesso sono conservanti dai
tanti effetti collaterali. La conservazione in assenza di aria
(sottovuoto) permette la proliferazione di eventuali batteri anaerobi
(che vivono in assenza di aria), in particolare dei batteri
Clostridium botulinum e Clostgridium tetani (responsabili per
intossicazioni da tossine che producono, largamente conosciuti con
nomi botulino e tetano). La conservazione di alimenti sia ad uso
umano sia ad uso animale fino ad oggi rimane un problema serio e
irrisolto.
BIOLOGICO – uno dei
tipi di produzione agricola intensiva non naturale, dietro tante
belle parole si nasconde l'elenco spaventoso di fitofarmaci e
prodotti chimici permessi. Anche i prodotti biologici si raccolgono
non maturi e vengono sottoposti a sverdinamento (una specie di
maturazione artificiale tramite trattamento con ormoni). Non è
possibile identificare le aziende migliori che hanno produzione
veramente genuina e salutare, paragonabile con naturale; il sistema
non valorizza i migliori ma tende ad uguagliare tutti agli occhi del
cliente-consumatore. Non esistono controlli seri e affidabili.
COADIUVANTI DELLA
PRODUZIONE – sostanze chimiche aggiunte ai prodotti le quali, con
il permesso del legislatore, non si indicano sull'etichetta.
DATA DI PRODUZIONE DEL
PRODOTTO – nella realtà odierna, spesso, il consumatore non ha
diritto di sapere la data di produzione del prodotto che compra
perché il legislatore ha previsto l'indicazione della sola data di
scadenza – che è a libera discrezione del produttore.
Nell'ornitologia è importante conoscere non solo la data di
produzione (confezionamento al dettaglio) ma anche la data di
raccolta delle materie prime. La qualità di prodotti ornitologici
come semi, farine di semi e di erbe, oli, estratti, dipende
direttamente dalla data di raccolta e dalla data di lavorazione.
Nel mondo industriale,
farine e semi freschi sono spesso mescolati con farine e semi vecchi
riciclati però l'etichetta non fornisce mai le informazioni a
riguardo, un'etichetta onesta dovrebbe contenere tutte le
informazioni su ogni componente fresco o riciclato – ad oggi ciò
rimane un sogno. Il paese di origine di semi è altrettanto
importante, i paesi industrializzati come gli USA e Canada sono
talmente inquinati e mal gestiti che è meglio evitare i loro
prodotti.
In caso di prodotti
industriali lavorati a lunga conservazione come estrusi, pellettati,
crocchette, biscotti, bastoncini di semi caramellati, pastoncini,
ecc., l'etichetta onesta deve indicare la data di raccolta di ogni
ingrediente derivante da vegetali, la data di macinazione delle
farine usate, la provenienza e la data di spremitura degli oli usati,
la provenienza e la data di produzione delle proteine aggiunte – e
così via l'ingrediente per l'ingrediente; in più, la data della
cottura e composizione del prodotto e la data del confezionamento.
DATA DI SCADENZA DEL
PRODOTTO – è irrilevante per il consumatore perché ha il diritto
e la capacita di decidere personalmente in base della data di
produzione del prodotto e dei suoi singoli ingredienti compositivi.
ENZIMI – sono definiti
come catalizzatori dei processi biologici, alcuni enzimi hanno ruolo
importante nei processi digestivi. Ad oggi, si ha in corso un enorme
abuso nell'uso degli enzimi nell'industria alimentare e mangimistica,
il loro uso è stato permesso senza una precedente ricerca
scientifica (i politici presumono che, forse, non ci saranno danni).
In alcune malattie l'uso di alcuni enzimi digestivi può avere ruolo
di salvavita. Tra alcuni enzimi: endo-1,4-beta-xilanasi, alfa e beta
amilasi, proteasi, subtilisina.
FARINA – prodotto
derivante della macinazione di semi; durante la lavorazione
industriale odierna, dopo la macinatura primaria, le farine vengono
sottoposte ai processi chiamati “raffinazione” durante i quali si
prelevano parti contenenti vitamine e grassi – la crusca e il germe
- la parte rimanente, deprivata di sostanze e “devitalizzata”,
viene mescolata con farine più vecchie e addizionata di alfa-amilasi
e di glutine allo scopo di ripristinare le normali caratteristiche
tecniche di una farina fresca prodotta da semi di qualità e non
mescolata con farine vecchie; spesso si aggiungono anche solfiti e
altre sostanze conservanti, vitamine sintetiche tra cui l'acido
ascorbico sintetico già sotto accusa per interferenze nel
metabolismo (sono proprio le vitamine di sintesi a dare
sgradevolissimo gusto aciduncolo alle farine), insetticidi
(pesticidi) e antimuffe; dopo tali trattamenti la farina può essere
conservata per lunghi anni e non soltanto un anno o due come una
farina normale di una volta. La farina può essete trattata con
sostanze chimiche sbiancanti chiamate in linguaggio tecnico “sostanze
contro le alterazioni di natura fisica”.
Una volta, la farina
integrale era la farina di prima o di seconda macinatura contenente
tutti gli ingredienti del seme, oggi, la farina indebitamente
chiamata “integrale” si produce da una farina già raffinata e ne
se aggiunge soltanto della crusca essiccata trattata – ovviamente,
tali farine non hanno alcuna delle proprietà benefiche di farine
integrali di una volta.
Alle farine di grano di
scarsa qualità si aggiungono farine di soia, di fave, di lupini o di
altri legumi, enzimi, lecitine, glutine o metolose (sostituto di
glutine) – queste aggiunte non si indicano sull'etichetta delle
farine e nell'elenco di ingredienti dei prodotti di panificazione
finiti.
http://fysis.it/479/panificazione/i-trucchi-per-migliorare-le-farine-poco-panificabili
– l'articolo che rende un po' idea su ciò che accade nella
produzione odierna di farine e pane “I trucchi per migliorare le
farine poco panificabili”.
GOMMALACCA e CERA – si
usano allo scopo di conservazione di vegetali e semi, una volta
applicati sulla superficie, rallentano l'essiccamento e
l'appassimento del prodotto trattato; insalata vecchia trattata
sembra molto più fresca anche se quasi non contiene succhi vitali.
Non sempre sono naturali e innocui, l'effetto sull'uomo e sugli
animali dell'uso massiccio non è stato studiato.
INTORBIDENTI – sostanze
usate per dare aspetto più “genuino” e attraente ai succhi e
bevande industriali di infima qualità, prodotti per l'infanzia
compresi; possono essere naturali o chimici.
LECITINA
MIGLIORATORI DELLA FARINA
E DEL PANE – sostanze chimiche aggiunte alle farine di infima
qualità o riciclate e agli impasti del pane. Non è chiaro che cosa
di preciso “migliorano” miglioratori nel pane, visto che già la
farina di partenza è stata super trattata – senza ulteriori
miglioratori il pane esce molto migliore, provare per credere. Il
fatto triste che tanti panificatori e pasticcieri dicono che i
miglioratori sono stati a loro consigliati dagli
agenti-rappresentanti delle ditte produttrici di miglioratori...
http://www.pellegrini-italia.com/Miglioratori.htm
- un elenco di miglioratori.
NATURALE – il termine
non definito dalla legge, da naturali possono essere spacciati
prodotti trattati chimicamente, tossici, contenenti sostanze
snaturate. Generalmente, usando il termine “naturale” s'intende
un prodotto nello stato nel quale si trova in natura e non trattato
chimicamente,geneticamente o con ormoni o altre sostanze non
esistenti nello stato puro in natura. Per esempio, in natura tutte le
vitamine si trovano legate ad altre sostanze e mai nello stato puro.
Le vitamine sintetizzate o estratte e le loro combinazioni non sono
naturali anche quando derivano dalle materie prime naturali.
OLISTICO -
OSSIDO DI ETILENE – gas
sterilizzante, causa danni alle cellule, abortivo, cancerogeno, causa
malformazioni congenite.
PANE – una volta era il
simbolo del focolaio, della famiglia, del benessere... si poteva fare
un buon pasto saziante con pane e latte... Il pane era un alimento
completo, ricco di nutrienti e sostanze benefiche per la salute.
Oggi... lasciamo stare... difficile trovare parole... è un prodotto
essiccato al forno dal gusto che lascia tanto desiderare, della
consistenza gommosa compatta; staccando un pezzo coi denti c'è
rischio reale di provocare la malocclusione dentaria da quanto è
resinoso e resistente; il giorno dopo, il prodotto perde la forma
iniziale, si aggrinzisce, diventa secchissimo come materiale
sintetico di isolamento di tubi o imbottitura di giacche invernali...
Fa venite bruciore di stomaco, talvolta causa dolori e rigetto, il
medico ormai proibisce di mangiarlo... Al di là degli orrori nella
produzione delle farine, ulteriori orrori si aggiungono durante la
produzione del pane – la maggior parte dei panificatori aggiungono
ancora dell'ulteriore alfa-amilasi (per velocizzare la lievitazione)
e dei miglioratori, del lievito chimico venduto con il nome
commerciale “Lievito naturale” (largamente usato nella produzione
di cornetti, panettoni e colombe al posto di lievito di birra o della
lavorazione denominata “pasta madre”), usano olio di palma
estratto a caldo di infima qualità o dei grassi idrogenati in
polvere al posto del solito olio d'oliva o di burro o di strutto
(esiste persino un miglioratore in polvere che si usa in piccole
quantità al posto di olio – il pane così addizionato è
particolarmente resinoso e “ovattato”). Non è stato ancora
studiato il metabolismo degli additivi usati nella panificazione
odierna e le conseguenze del loro uso per la salute, però i
consumatori hanno notato che pane trattato può provocare attacchi di
dolore nel fegato e nel pancreas. Il pane artigianale ormai è
prodotto con la stessa tecnologia e dagli stessi prodotti
chimicizzati delle industrie. La maggior parte del pane ormai è
surgelato e conservato durante la preparazione, è molto diffuso
anche pane precotto e surgelato. Idem la situazione nelle
pasticcerie. Le pasticcerie genuine di tutta l'Italia possono essere
contate sulle dita – beati coloro che ne abitano vicino!
I prodotti dalle farine
raffinate creano condizioni per lo sviluppo della diabete del tipo II
e delle infezioni fungine nell'organismo.
Una volta, si poteva
offrire saltuariamente un po' di pane o di biscotti ai volatili
d'affezione senza causare danni significativi, oggi, anche poche
briciole possono portare all'esodo infausto e alle malattie.
PASTA – idem al pane.
Tanti pastifici usano per i loro ripieni prodotti liofilizzati in
polvere (patate, carni, spinaci), e anche gli gnocchi si producono
ormai dalla polvere al gusto di patata, colorata di giallo o verde
per gusti spinacio o zucca – così i finti artigiani s'affaticano
di meno: basta ammollare liofilizzati e tutto è fatto! Nel frattempo
il cliente paga come se fossero prodotti freschi cotti e lavorati a
mano come la tradizione vuole... Qualche comitato di cittadini ha
lanciato la proposta che la pasta prodotta da “Barilla” e da
altre industrie non dovrebbe più essere chiamata “pasta” in
quanto troppo chimicizzata (al punto tale che può accadere che esca
dal tratto digestivo indigerita, mentre una volta la pasta veniva
servita ai malati da quanto era digeribile e salutare).
PESTICIDI – sostanze
naturali e chimiche usate allo scopo di uccidere insetti e piccoli
mammiferi come topi, ratti e serpenti. I pesticidi possono portare
all'esodo mortale anche nell'uomo. Si usano come l'ingrediente
aggiuntivo nelle farine, frutta secca, miscele di semi, estrusi,
pellettati, biscotti, pastoncini industriali, ecc., allo scopo di
prevenire la proliferazione di insetti (vermi compresi) nelle
confezioni a lunga conservazione. Sull'etichetta si indicano con
parola “conservante” o “conservante naturale” oppure non si
indicano affatto. Prodotti industriali come estrusi e pellettati sono
particolarmente appetibili per le mosche (a causa del contenuto non
meglio identificabile però molto attraente per le mosche) che vi
depositano volentieri uova ritenendoli cibo adatto per la crescita
delle larve, perciò l'uso di pesticidi, forse, è indispensabile. I
pesticidi tipici per estrusi/pellettati sono conosciuti come sostanze
“anti irrancidimento di grassi” (trovata politically
correct).
I trattamenti curativi o
“preventivi” contro acari, pidocchi, pulci e zecche sono tutti a
base di pesticidi, i famosi preparati usati come spray o a goccia
come “Frontline”, “Frontline combo”, “Ivomec”,
“Advantix”, ecc., sono tutti pesticidi anche se sulle etichette è
trascritto “insetticida”, “acaricida”, “repellente”.
RAFFINAZIONE – è un
termine che nell'ambito di industria alimentare ha due significati:
1. un procedimento di purificazione dei prodotti greggi, 2. riciclo
dei prodotti deteriorati o scaduti che devono essere ripuliti. Nella
realtà pratica, ad eccezione dello zucchero e di pochi altri
prodotti, la raffinazione significa che il prodotto non era più
buono ed è stato purificato e corretto con trattamenti chimici e
fisici.
RITARDATIVO/PREVENTIVO DELLA
MATURAZIONE – sostanze applicate sui vegetali maturi ed immaturi
che li tengono nello stato statico senza che maturino o marciscono
durante la conservazione.
SFARINATO – farina
ottenuta con la prima macinazione, è da preferire alla solita
farina, quando è possibile.
SOLFITI – conservanti
aggiunti ormai in quasi tutti i prodotti alimentari (farine,
marmellate, biscotti, bevande, conserve, frutta secca e fresca,
salumi, carni, pesce, verdure) i quali attestano che il produttore
non osserva le normative dell'igiene – un'azienda in regola con
buona prassi di igiene, pulita e che non ricicla avanza scaduti e
deteriorati non ha bisogno di usare solfiti né altri conservanti.
Solfiti aggiunti al vino o all'aceto testimoniano che senza questi il
prodotto marcirà in breve in quanto di bassa qualità ed è stato
prodotto in un ambiente sporco. Se la quantità di solfiti aggiunti
non supera una certa concentrazione, la legge permette di non
indicarlo sull'etichetta, quando la dicitura è presente, vuol dire
che sono state aggiunte quantità assai massicce. Solfiti sono molto
tossici per la salute a lungo termine, la sensibilità e il limite di
sopportazione sono individuali. Un verduraio che spruzza acqua sui
prodotti che ha in vendita in realtà non usa acqua ma una soluzione
conservante in base di solfiti, così le verdure staranno lì per
alcuni giorni senza appassire (manco fiori in vaso rimangono freschi
così a lungo!). Quello che accade nei supermercati di grande
distribuzione e talmente incredibile che non mi metto neanche a
raccontarlo, parlate con un dipendente di qualche supermercato che è
disposto a violare la regola dell'omertà imposta dai suoi superiori.
SVERDIMENTO/SVERDINAMENTO
– procedimento di maturazione artificiale della frutta e degli
ortaggi raccolti immaturi e conservati nello stato immaturo fino al
momento di trattamento chimico tramite uso di sostanze ormonali
(Etilene/Etene - fitoormoni) che stimolano la maturazione snaturata.
Il trattamento è permesso anche nella produzione cosiddetta
“biologica”. I vegetali così trattati non contengono né
vitamine né sostanze nutritive dei vegetali lasciati maturare in
modo naturale sulle piante. Per evitare che ivegetali non maturi
marciscono, li trattano con conservanti e con sostanze che prevengono
la maturazione oppure li congelano. L'effetto dell'uso delle massicce
quantità di ormoni nell'ambito alimentare umano non è stato
scientificamente studiato, i politici hanno permesso di usare il
procedimento di sverdinamento consapevoli della pericolosità di
fitoormoni sull'esempio della soia che li contiene e che causa danni
gravissimi sia nell'uomo sia negli animali. Tra i danni derivanti da
fitoormoni della soia ci sono infertilità, comportamenti
sessualmente deviati, maturazione sessuale precoce, effeminazione dei
maschi, disturbi ormonali e metabolici.
Chi lavora con bambini,
adolescenti e giovani, nel ultimo decennio ha già potuto osservare
una massiccia effeminazione dei ragazzi (tratti femminili
comportamentali e corporei, tra cui il sedere più largo delle
spalle, assenza o sottosviluppo di muscolatura maschile come bicipiti
e deltoidi con contemporanea presenza di cosce paffute e del bacino a
mo' femminile, ecc), invece tante bambine già dalla piccolissima età
hanno comportamenti sessuali esibizionista, osceni e depravati con
consapevole invito agli uomini di compiere atti sessuali in cambio di
un premio ridicolo, come una piccola ricarica telefonica; tante
adolescenti dimostrano più del doppio della loro età, hanno la
pelle rovinata e precocemente invecchiata, il corpo consumato, privo
di energia vitale e spossato. La maturazione sessuale molto precoce
delle bambine è stata notata da tanti medici. Un quadro assai
inquietante... Senza poi parlare del problema largamente diffuso di
infertilità... Saranno fitoormoni delle verdure sottoposte a
sverdinamento? ovviamente, uniti alla problematica simile nella
produzione della carne dove si usano ormoni di altro tipo, come
testosterone?
Banane, kiwi, pomodori,
melanzane, fragole, cachi, agrumi – ormai non esistono naturali,
essendo tutti raccolti ancora verdi, conservati per un tempo “x”
e sverditati nel momento deciso dal rivenditore.
Articolo “Piccole
ragazze sbocciate prima degli anni”, Le Monde, 20.11.2011 –
18/06/2012 http://www.aippiweb.it/leggi.asp?id=383
“Quali sono le cause di questa impregnazione ormonale precoce?
Tra le ipotesi, l’endocrinologo avanza la contaminazione da parte
di perturbatori endocrini d’origine chimica ( pesticidi, bisphénol
A, phtalates…)”
Articolo
“La
pubertà è sempre più precoce -
È bene
valutare la necessità o meno del trattamento farmacologico”
http://www.italiasalute.it/pediatria_news.asp?ID=1165
“Il
primo menarca, l'evento che segna l'ingresso nella pubertà delle
ragazzine, avviene sempre prima. Nel 1860 l'età media in cui si
verificava la prima mestruazione era di 16,6 anni, nel 2010 si è
passati a 10,5 anni, con punte di 6 o 7 anni. L'imputato di questa
vera e propria rivoluzione nei tempi è lo stile di vita complessivo,
enormemente mutato nel corso degli ultimi 150 anni, e l'alimentazione
in particolare. Il cibo spazzatura, infatti, con il suo carico di
grassi e sostanze non utili all'organismo umano ha fra gli altri
effetti quello di provocare sconvolgimenti di natura ormonale che poi
si riverberano anche sulla funzione sessuale. A confermarlo è una
recente ricerca condotta dalla dott.ssa Marcia Herman-Giddens e dai
colleghi della University of North Carolina”.
VALUTAZIONE DEI RISCHI –
un gioco di parole che permette l'uso di prodotti e sostanze chimiche
non sottoposti ad una seria ricerca scientifica indipendente dal
produttore. Il fallimento del sistema europeo della “valutazione
dei rischi” si attesta dalle continue modifiche dei permessi con
proibizione d'uso di sostanze e farmaci a causa della tossicità
comprovata direttamente sul consumatore (usato come cavia
sperimentale gratuita che non riceve neanche un rimborso di danni
patiti). Le brevissime e scarse “ricerche scientifiche” in base
dei quali si rilasciano permessi per la vendita di farmaci e di
sostanze sono più che ridicole e si basano sul ”ricevimento dati”
e non su un accurato lavoro scientifico (si consiglia la lettura
della documentazione relativa ai permessi sui siti europei).
VERDURE FRESCHE –
raccolte e nello stesso giorno portate nel punto di vendita. Esistono
ancora? Le verdure del giorno dopo non sono più di prima freschezza
ma di seconda, e così via... Una volta l'Italia era un Grande Paese
Agricolo... oggi, la maggior parte dei cittadini deve accontentarsi
delle verdure non di prima freschezza.
E' interessantissimo ma terrificante al tempo stesso: temo che la maggior parte di chi alleva coco e pappagalli in genere, per quanta attenzione faccia... possa aver sbagliato, stando a queste indicazioni, il 99% del suo modo di allevare.
RispondiEliminaPerché terrificante? Secondo me, terrificante è ciò che avviene nell'ambito dell'alimentazione umana... le coco e i pappagalli, e gli altri volatili, in cattività sono molto prolifici e su uno morto ce ne di sovrabbondante prole, invece quando si tratta di persone o bambini mutilati da addittivi chimici e da varie sostanze tossiche usate nella produzione alimentare odierna di ogni genere, questo sì che è una questione seria... Ciò che accade nell'allevamento di animali/volatili rispecchia solo i gravi problemi dell'uomo stesso...
RispondiEliminaInteressante ma le alternative possibili?
RispondiEliminaBell'articolo. E specialmente utile!!
RispondiElimina