1. Stimolazione alla riproduzione
2. Controllo quotidiano del nido durante la cova
3. Misure del nido: In un nido piccolo c'è meno spazio per movimento
4. Pronto soccorso domestico durante il periodo della riproduzione
5. Riproduzione dei pappagalli allevati artificialmente (allo stecco)
* * *
Stimolazione alla riproduzione - guardasi la sezione "Cibarie" - http://lacocoritagiuliva.blogspot.it/p/alimentazione-delle-cocorite.html
* * *
Controllo quotidiano del nido durante la cova: http://lacocoritagiuliva.blogspot.it/2012/03/controllo-quotidiano-del-nido-durante.html
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In un nido piccolo c'è meno spazio per movimento: http://lacocoritagiuliva.blogspot.it/2011/04/in-un-nido-picclo-ce-meno-spazio-per.html
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PRONTO
SOCCORSO DOMESTICO DURANTE IL PERIODO DELLA RIPRODUZIONE
I problemi principali
durante la riproduzione che necessitano degli interventi urgenti da
parte del proprietario, al di là delle malattie, delle infezioni,
dei traumi e delle ferite, sono difficoltà collegate con
l'ovodeposizione:
- ritenzione d'uovo,
- perdite di sangue durante e/o dopo l'ovodeposizione,
- fuoriuscita della cloaca.
Quando il veterinario non
è prontamente disponibile si deve provvedere personalmente a
prestare il primo soccorso alla femmina in difficoltà per evitare
che muoia in attesa delle cure specialistiche.
La femmina che ha avuto
difficoltà nell'ovodeposizione o fuoruscita della cloaca non deve
più essere messa in riproduzione e va tenuta separata dai maschi
nelle stagioni d'amore per evitare un nuovo accoppiamento.
Il cassettino di primo
soccorso per il periodo delle cove deve contenere:
- Soluzione idroalcolica o idrica di iodio al 2%, al 5% o al 7% - per disinfezione delle ferite e per alcuni trattamenti (attenzione - la soluzione di iodio in base dell'alcol denaturato o con aggiunta di sostanze tossiche non va bene); per poter usare i prodotti in base di Iodio, il volatile non deve avere ricevuto prodotti industriali con aggiunta di Iodio o trattati con disinfettanti in base di Iodio nella dieta quotidiana nell'arco degli ultimi sei mesi e non deve avere problemi di salute conducibili alla sovrabbondanza di Iodio nella dieta quotidiana; il prodotto in base di Iodio dal nome “Betadine” si usa per la disinfezione delle ferite esterne nelle parti del corpo dove il volatile non arriva con il becco ed è poco attuale nelle cove;
- Emostatici per ferite sia esterne che interne. Per ferite esterne può essere usata acqua ossigenata al 3% percento che si vende liberamente in tutti i supermercati e le farmacie. Per ferite esterne e interne e perdite di sangue interne possono essere usati: Acido Tranexamico (aminoacido Lisina sintetico) oppure Etamsilato (in vendita sotto nomi commerciali “Dicynone”, “Eselin”);
- Vitamina K sintetica in formulazione per volatili oppure ad uso umano come per esempio “Konakion” (è utile come coadiuvante nelle perdite di sangue abbondanti);
- Miele liquido non cristallizzato, meglio se crudo e non sottoposto a trattamenti a calore (serve per mantenere umidi i tessuti della cloaca fuoriuscita e come stimolante generale in uccelli debilitati);
- Olio di vasellina (paraffina liquida) non profumato o un altro olio, per esempio olio di Ippofae o di Girasole, meglio se spremuti a freddo, non raffinati e di recente produzione, oppure l'olio di fegato di Merluzzo (l'olio serve per mantenere umidi i tessuti della cloaca fuoriuscita e come “lubrificante” nell'ovodeposizione difficoltosa e nella ritenzione dell'uovo);
- Una decina di siringe senza ago per somministrazioni orali e cloacali, comodi da tenere in mano e da manipolare;
- Prodotti per alimentazione forzata e salvavita (attenzione, le formule industriali da imbecco sono assolutamente da evitate in quanto contengono componenti tossici e potenzialmente tossici per volatili d'affezione come vitamine sintetiche, proteine, aminoacidi, latte in polvere, soia e derivati, zuccheri, conservanti, ecc.);
- Concentrato di Cardo Mariano senza ingredienti chimici aggiunti (come vitamine sintetiche, conservanti, coloranti, aromatizzatori, insaporitori, zuccheri naturali o chimici, latte e i derivati, soia e i derivati, derivati di uova, aminoacidi, proteine, ecc.) o un altro prodotto in base di Cardo Mariano; in assenza di concentrato può essere usato Cardo fresco o essiccato, sia i semi sia tutta la pianta, da somministrare in forma di spremuta freschissima oppure tisana (serve per sostenere il fegato durante la somministrazione dei farmaci e durante la riabilitazione post-farmaco e negli stati di malessere generale o inspiegabile);
- Soluzione da iniezione al 10% di Calcio Gluconato oppure pastiglie di Calcio Gluconato o Glicerofosfato di Calcio (si usa nei casi di paralisi abbinati o meno a tremori o convulsioni e altri stati simili, e nei casi di grave carenza di calcio, esclusivamente durante il periodo critico o diversamente secondo il veterinario curante; non può essere somministrato contemporaneamente con preparati contenenti Fosforo);
- Preparato integrativo in base di Fosforo e vitamine del gruppo B (si usa nei casi di tremori o dei tic ripetitivi, quando si sospetta grave carenza di Fosforo e come stimolante e regolatore del metabolismo nei volatili debilitati; non può essere somministrato contemporaneamente con preparati contenenti Calcio);
- Cottone, bastoncini cotton-fiock, garze.
Ritenzione
dell’uovo
Le cause della ritenzione
dell’uovo e degli altri problemi nell'ovodeposizione possono essere
di natura diversa. I problemi sono frequenti nelle femmine troppo
giovani che non sono del tutto pronte per la riproduzione, nelle
femmine anziane e quelle debilitate da infezioni in corso o latenti,
da tumori, da malattie croniche, dalla cattiva alimentazione e dalla
malnutrizione.
Frequenza eccessiva delle
cove, prelievo delle uova non fecondate dal nido allo scopo di
provocare una nuova ovodeposizione anticipata, cove non intervallate
da un adeguato periodo di riposo, assenza di un nido dove fare uova,
mancata osservazione delle stagioni naturali, ambiente troppo freddo,
poco spazio per il volo e altre simili situazioni favoriscono al
sorgere delle difficoltà nell'ovodeposizione.
Nei casi più gravi la
femmina abbandona la cova, sta sul fondo della gabbia, ha respiro
affannoso. La costipazione (assenza di feci con urine e urati
presenti) può essere sintomo della ritenzione dell'uovo.
Il primo intervento nelle
condizioni domestiche consiste nel sistemare la femmina in un
ambiente caldo e umido (la cucina di casa è un luogo ideale, una
pentola con acqua in ebollizione crea buona umidità ambientale), con
tutta la gabbia da cova con il nido o in gabbia infermieristica
allestita secondo il caso. Usando camere calde si deve scegliere
modelli senza soffio d'aria all'interno e con presenza di zone più e
meno calde e di zone di luce e di ombra per permettere all'uccellina
di spostarsi secondo il proprio desiderio.
La decisione se lasciare
il maschio con la femmina o se levarlo dipende da ogni singola
situazione; se il maschio nutre la femmina e la accudisce è meglio
lasciarlo, invece se cerca con insistenza attività sessuali va
levato.
Per stimolare
l'ovodeposizione in modo spontaneo, in bocca e in cloaca vanno
somministrate un paio di gocce di un olio (di vasellina o di altro
olio, facendo cura di non usare oli raffinati o troppo vecchi). Se ci
sono spasmi in corso, si usa olio leggermente scaldato - Il caldo
aiuta a calmare spasmi. Se si ha rilassamento eccessivo dei muscoli,
può essere usato olio leggermente freddo per stimolare muscoli
rilassati. In altri casi si usa olio a temperatura ambiente. La
procedura si ripete per alcune volte, 1 volta all'ora nei casi più
gravi.
Somministrazioni
cloacali: il volatile va preso nelle mani girato con la testa in giù,
con una siringa senza ago sopra la cloaca si versano un paio di gocce
di olio o di acqua medicata e subito la coda va piegata all'indietro
– in questa posizione il volatile inizia a “respirare” con la
cloaca ispirando tutto l'olio dentro. Si ripetono 1-3 applicazioni
alla volta secondo necessità del caso.
Se la situazione non è
gravissima, l'uccellina può essere lasciata in ambiente caldo e
umido per 1 giorno senza altri trattamenti, limitandosi solo delle
procedure periodiche con olio. Se l'uovo è uscito, la femmina va
lasciata nello stesso ambiente finché non escono tutte le uova (4-6
a covata), somministrando olio nei giorni di ovodeposizione.
La femmina che ha
difficoltà serie nel deporre l'uovo va soccorsa con procedure
speciali. La si può avvolgere in un panno morbido leggermente umido
e caldo, che va sostituito appena si raffredda, oppure si può
tenerla sopra al vapore di una pentola con acqua in ebollizione -
facendo cura di non esporla a temperature troppo alte. In
alternativa, l'uccellina può essere messa per alcuni minuti in un
contenitore con acqua leggermente calda, immergendo zampine e la
pancina, facendo cura di non bagnarla tutta.
L'ambiente per queste
procedure deve essere ben riscaldato, per evitare sbalzi termici e
per non sottoporre la femmina al colpo di freddo. Dopo il trattamento
a calore, l'uccellina va girata con la pancina in su e con un grande
battutolo di cotone inumidito con olio si fanno leggerissimi
movimenti circolari sulla pancina intorno alla cloaca senza però
effettuare pressione che - nelle mani non esperte - potrebbe rompere
l'uovo all'interno. Questo delicatissimo massaggio ha funzione
stimolante.
Dopo la procedura la
femmina va lasciata in tranquillità nella gabbia foderata con tanta
carta morbida o con degli asciugamani, o nel nido infermieristico, al
caldo. La procedura va ripetuta per alcune volte in dipendenza dalla
gravità del caso.
Per aiutare alla femmina
e per fornirle energie, si eseguono somministrazioni orali di
alimentazione di sostegno, invece se la femmina è spossata e/o non
mangia da sola si procede con sostegno alimentare salvavita.
A volte, i mezzi
domestici sopra descritti non aiutano e l'estrazione professionale
dell'uovo bloccato è l'unica via d'uscita. L'estrazione
professionale può essere manuale, quando l'uovo bloccato va spinto
fuori con aiuto delle dita, o chirurgico.
L'ovodeposizione
difficoltosa a volte è complicata da uova con buccia molle, uova
deformate o insanguinate, perdite di sangue, fuoruscita della cloaca,
paralisi, tic, tremori.
Uova insanguinate
– Ovodeposizione con perdita di sangue
Quando le uova sono
leggermente insanguinate, per somministrazioni cloacali
sopraddescritte si usa un olio addizionato con tintura di Iodio (1
goccia di tintura al 7% in 0,5-1 ml di olio) e nei giorni successivi
si prende decisione su cura antibiotica mirata da attuare
nell'immediato o nel futuro. Le uova insanguinate attestano problemi
interni che si aggravano nel tempo se non curati adeguatamente.
Quando la femmina che ha
prodotto uova leggermente insanguinate non sta male fisicamente ed è
energica e attiva, si può lasciarla a covare le sue uova, evitando
però l'ovodeposizione successiva - il maschio, se è stato lasciato
insieme alla femmina, va levato a metà della cova in corso oppure va
spostata la femmina, lasciando i pulcini con il maschio.
Se si hanno consistenti
perdite di sangue dalla cloaca e le uova sono molto insanguinate si
usano farmaci emostatici – scegliendo tra l'Acido Tranexamico ed
Etamsilato. Entrambi hanno forte azione intossicante per l'organismo
però la loro azione di fermare le perdite di sangue è quasi
miracolosa, si riescono a salvare uccelline che hanno perso quantità
notevoli di sangue.
L'Acido Tranexamico è
molecola sintetica dell'aminoacido Lisina, come tutti gli aminoacidi
isolati e di sintesi, causa seri problemi al fegato e ai reni, perciò
nell'alimentazione va diminuita la quantità totale delle proteine.
Per diminuire il valore nutritivo della miscela di semi la
sbollentano o la cuociono. Per circa un mese dopo il trattamento
vanno diminuiti o esclusi i semi grassi (in quanti rocchi non solo di
grassi ma anche di proteine). Il periodo riabilitativo post cura può
variare dai 3 mesi a un paio d'anni.
Il dosaggio dell'Acido
Tranexamico varia in dipendenza dalla gravità della situazione e in
dipendenza dallo stato di salute generale del soggetto. I volatili
alimentati male o con prodotti industriali, rischiano di non reggere
questo farmaco.
Il dosaggio orale per
Cocorite di taglia media (30-60 g) è di 1 goccia di liquido da
iniezione in concentrazione di 500 mg/5 ml o di pastiglia o di
polvere dalla capsule sciolte in acqua (1 pastiglia o capsula da 250
mg per 2,5 ml d'acqua) per 1-3 volte al giorno, per 3-5 giorni. Nelle
Cocorite di taglia grande, da Calopsitte, la dose è di 1-2 gocce
alla volta; in quelle piccole ½ della goccia “normale” oppure
una piccola goccia. Il farmaco non può essere usato per più di 5
giorni di seguito. Il dosaggio va diminuito nei casi meno gravi e può
essere leggermente aumentato nelle situazioni critiche, valutando
continuamente la risposta dell'organismo. Le somministrazioni orali
si abbinano a quelle cloacali.
Se le perdite di sangue
sono presenti già dal primo uovo, si cerca di dare il farmaco
oralmente nei giorni di ovodeposizione, con un giorno di intervallo
in mezzo, oppure, se c'è sanguinamento in corso, in questi giorni si
fa solo la somministrazione cloacale, calcolando che le uova saranno
4 o 5. Quando al femmina ha evidenti problemi metabolici in corso si
cerca di evitare le somministrazioni orali limitandosi di soli
cloacali.
L'Etamsilato in fiale da
iniezione in concentrazione 250 mg/2 ml o pastiglie sciolte in acqua
nella stessa concentrazione si somministrano in modo uguale -
oralmente e in cloaca. La dose per Cocorite di taglia media è di 1
goccia per 2-3 volte al giorno, per 2-4 giorni (il dosaggio può
essere diminuito o leggermente aumentato secondo le necessità del
caso). Nelle Cocorite di taglia grande 1-2 gocce, in piccole 1
piccola goccia.
Anche l'Etamsilato ha
notevoli proprietà tossiche, alcune formulazioni farmaceutiche
contengono solfiti come conservante.
I farmaci emostatici ad
uso interno provocano danni agli organi interni e al metabolismo,
perciò, se dopo la somministrazione di questi farmaci negli
escrementi sono presenti quantità maggiori del dovuto di urine e
acidi urici, si deve procedere con un ciclo di procedure riabilitanti
non farmacologiche e con rigida dieta disintossicante.
In aggiunta
all'emostatico può essere usata la vitamina K somministrata in
beverino (per esempio, preparato “Konakion” in dose 4-5 gocce per
50 ml di acqua da bere; oppure formulazioni ornitologiche secondo
istruzioni sull'etichetta). Il maschio, se beve dell'acqua medicata
con vitamina K senza averne bisogno può acquisire problemi
metabolici, per esempio la cera di maschio dell'Ondulato può
cambiare dal blu al marrone - il che è l'espressione di gravi
problemi interni. La vitamina K non può essere somministrata per più
di 7 giorni.
Paralisi -
Convulsioni
Nella maggiore parte dei
casi, le paralisi e le convulsioni collegate con l'ovodeposizione
sono dovute alla mancanza di Calcio nell'organismo o ai problemi nel
metabolizzarlo. Più raramente, si può trattare di mancanza di
Fosforo. La decisione sul da farsi è sempre difficile e si basa
sull'analisi della dieta del volatile negli ultimi 2 anni e del suo
stato di salute. Durante i primi interventi di soccorso si possono
usare integratori in base di Calcio o in base di Fosforo - i quali
non devono mai essere somministrati insieme.
Il Gluconato di Calcio da
iniezione al 10% si somministra in bocca in dose 1-2 gocce nelle
Cocorite di taglia media e 3-4 gocce in quelle di taglia grande per
2-3 volte al giorno solo durante il periodo critico e non più di 15
giorni di seguito. Si può scioglierlo in acqua da bere in dose 3 ml
per 100 ml d'acqua, nello stesso dosaggio si sciolgono le pastiglie.
In alternativa al
Gluconato di Calcio può essere usato l'osso di seppia ridotto in
polvere oppure carbonato di calcio o gesso in polvere, mescolato con
poca acqua sufficiente per creare una pastina, che si somministra in
bocca più volte al giorno per un periodo di tempo non superiore a 15
giorni – 1 mese.
Gli integratori in base
di Fosforo e di vitamine del gruppo B hanno poteri stimolanti,
immunostimolanti, regolatori del metabolismo. Si usano oralmente o
nell'acqua da bere in alto dosaggio esclusivamente negli stati
critici per un massimo di 10 giorni. Nel dosaggio ordinario si usano
per la stimolazione generale.
Fuoriuscita/prolasso
della cloaca
La fuoriuscita della
cloaca è un evento traumatico gravissimo e pressoché intrattabile
nelle condizioni domestiche. Per tenere umidi i tessuti fuoriusciti
si usa miscela di un olio e di miele (o glucosio) con leggera
prevalenza del miele, che si applica più volte al giorno. Se vi sono
escrementi attaccati, vanno delicatamente lavati via con acqua
tiepida.
Molto raramente la cloaca
può essere spinta all'interno con aiuto di un bastoncino di
cotton-fioc inumidito con olio, nella maggior parte dei casi la
cloaca uscirà di nuovo fuori.
L'uccellina va sistemata
in una gabbietta infermieristica foderata con carta o con dei panni
morbidi, le mangiatoie e i beverini devono essere facilmente
raggiungibili – se l'uccellina sta sul fondo anche questi vanno
messi sul fondo. Si procede con l'alimentazione-salvavita e, in
attesa di reperire un veterinario per operazione chirurgica, anche
con somministrazione topica e/o orale di un antibiotico che agisce su
batteri responsabili della necrosi. In attesa di interventi
specialistici l'uccellina può sopravvivere per alcuni giorni.
Mettendo gli uccellini a
covare, si deve anticipatamente stabilire contatto con un qualsiasi
veterinario disposto di eseguire operazioni cloacali sui volatili,
solitamente, lo sono veterinari che trattano roditori e piccoli
animali esotici.
Uso degli
antibiotici nell'ovodeposizione difficoltosa
Sapendo che tanti
proprietari degli uccelli d'affezione uccidono propri beniamini con
cure farmacologiche inappropriate non volevo descrivere cure
antibiotiche, però sapendo anche che tanti volatili vengono salvati
grazie ad antibiotici usati con dovuta cautela, faccio due parole
anche di questi. L'uso degli antibiotici è da rinviare fino
all'ultimo momento – gli antibiotici hanno poteri curativi ma anche
il potere di uccidere e mutilare con effetti collaterali. I
principianti, usando antibiotici, più spesso uccidono che curano. La
difficoltà maggiore sta nel riuscire a capire in quali occasioni
devono essere somministrati antibiotici, quando conviene rinviare la
cura e quando è meglio fare senza. Durante la cura antibiotica si
procede con il sostegno della normale microflora del tratto digestivo
usando probiotici e con trattamenti disintossicanti e di sostegno per
il fegato, eliminando dalla dieta ogni prodotto che lo può
affaticare. Dopo cure antibiotiche anche di pochi giorni servono 1-3
mesi di trattamenti riabilitativi per ripristinare le funzionalità
del fegato e degli altri organi vitali. Gli antibiotici provocano
infezioni e malattie fungine durante o dopo loro uso, perciò si fa
massima cura nel controllare eventuali sintomi di possibili infezioni
fungine e nell'intervenire tempestivamente.
Degli antibiotici nei
problemi di ovodeposizione in modalità di pronto soccorso domestico
si possono usare come intervento primario la Gentamicina (in fiale da
iniezione al 4% o al 8%, uno dei nomi commerciali è “Gentalyn”)
o la Ciprofloxacina, oppure antibiotico veterinario
l'Enrofloxacina-“Baytril”.
La Gentamicina si usa
quando la femmina ha la pancina tumefatta del colore rosso scuro o
bluastro, uova insanguinate o perdite di sangue però mangia da sola
o accetta cibo dal maschio; invece nello stato molto compromesso,
quando la femmina è molto arruffata e non si nutre, si preferiscono
Ciprofloxacina/Enrofloxacina in quanto farmaci di maggiore spettro
d'azione.
Quando la femmina non sta
malissimo però gli escrementi contengono tanti acidi urici (parte
bianca) o semi indigeriti, la cura antibiotica è da rinviare in
quanto c'è rischio che l'organismo non riuscirà a reggerla, e si
procede con trattamenti per regolarizzare il metabolismo e per
sostenere la funzionalità dei reni, del fegato e del pancreas. La
cura è da rinviare anche quando la femmina nutre normalmente
pulcini; se la cura è necessaria, la femmina va allontanata dai
pulcini o viceversa, vanno spostati i pulcini. Nella maggiore parte
dei casi, la femmina che necessita cure antibiotiche abbandona il
nido.
La Gentamicina da
iniezione si somministra per via orale o in acqua da bere per 4-5
giorni di seguito. Nelle Cocorite e negli altri uccellini di taglia
media (30-60 g) la dose della Gentamicina al 4% (40mg/1 ml) è di 2
gocce per 3 volte al giorno a intervalli regolari (per esempio, alle
ore 7.oo, 15.oo e 23.00); usando il preparato al 8% si somministra 1
goccia alla volta.
Il dosaggio per le taglie
piccole che corrispondono a Bengalini maggiorati o Canarini (20-30g)
è di 1 goccia della Gentamicina al 4%.
Alle Cocorite di
corporatura robusta che di taglia sono come Calopsitte o piccoli
Collari (75-120 g) si somministrano 4 gocce della Gentamicina al 4%
oppure 2 gocce della Gentamicina al 8% alla volta.
La dose standard da
sciogliere in acqua da bere è 0,5 ml di preparato al 4% per 250 ml
d'acqua per tutte le taglie suindicate.
Sciogliendo un farmaco
antibiotico nel beverino, nessun'altra sostanza va aggiunta per
evitare interazione chimica e conseguente possibile fallimento della
cura o intossicazione (leggere attentamente il foglio illustrativo).
Il maschio e i pulcini non devono bere acqua medicata né ricevere
cibo dalla femmina.
La Gentamicina non deve
assolutamente essere somministrata per più di 5 giorni a causa di
effetti tossici.
La durata di
somministrazione dei fluorchinoloni è maggiore e varia tra 10-15
giorni in dipendenza dalla gravità del caso, la cura non può essere
interrotta o terminata prima, ad eccezione dei casi di intolleranza
al farmaco. Le irregolarità nella somministrazione possono provocare
il fallimento della cura e la comparsa di ceppi di batteri
resistenti.
Solitamente, all'inizio
del trattamento, per alcuni giorni, il farmaco va dato in bocca e
dopo, quando la femmina sta un po' meglio, si passa a fornirlo nel
beverino.
Per somministrazione
perorale della Ciprofloxacina 1/5 della pastiglia da 250 mg o 1/10
della pastiglia da 500 mg (50 mg) va sciolto bene in 2 ml d'acqua.
Negli Ondulati di taglia media si dà 1 goccia per 2 volte al giorno
a intervallo regolare, per 10-14 giorni. La soluzione va preparata
una volta al giorno e conservata in luogo fresco oppure si prepara la
soluzione nuova per ogni somministrazione. Per somministrare in acqua
da bere la pastiglia da 250 mg si sciolgono in 1 litro d'acqua.
L'Enrofloxacina
(“Baytril”) è presente in vendita in formulazioni e
concentrazioni diverse: in pastiglie, in gocce o in liquido da
iniezione. La posologia varia assai sensibilmente dalle scuole di
pensiero veterinario (nei volatili di taglia medio-piccola mediamente
tra 15 e 40 mg per 1 kg del peso corporeo, 1 o 2 volte al giorno; il
produttore offre posologia 1 volta al giorno per cani e gatti, però
nel ambito aviario, a causa del velocissimo metabolismo, pare che sia
più efficace in 2 somministrazioni giornaliere).
Negli Ondulati di taglia
media, uno dei possibili dosaggi per la somministrazione orale può
essere seguente: una pastiglia da 15 mg si scioglie in 0,6 ml d'acqua
– si ottiene così la soluzione al 2,5% (che corrisponde al
preparato in gocce o da iniezione al 2,5%). Si somministra 1 goccia
per 2 volte al giorno a intervallo regolare.
Nell'acqua da bere si usa
il dosaggio di 200-250 mg al litro d'acqua oppure 0,5 ml della
soluzione al 2,5% per 50 ml d'acqua.
La somministrazione orale
dell'antibiotico va abbinata alla somministrazione cloacale di un
antibiotico tetraciclinico (o di un'altra categoria secondo
indicazione del veterinario curante) in pomata o sciolto in olio,
oppure di soluzione di Iodio, 2-3 volte al giorno per 7-10 giorni. Le
pomate antibiotiche non sono migliore scelta perché contengono
troppi ingredienti aggiuntivi conservanti, in più sono difficili da
inserire nella cloaca – per farlo si usa paletta oftalmica, per la
maggior parte delle persone è una procedura irrealizzabile e
collegata ai rischi di danneggiare la cloaca. Molto più pratico
usare un olio addizionato di antibiotico in percentuale desiderata
(solitamente al 3-5%) o di Iodio (1 goccia di tintura al 7% in 0,5-1
ml di olio, acqua o soluzione fisiologica).
Somministrazioni
cloacali: il volatile va preso nelle mani girato con la testa in giù,
con una siringa senza ago sopra la cloaca si versano un paio di gocce
di olio medicato e subito la coda dell'uccello va piegata
all'indietro – in questa posizione la femmina inizia a “respirare”
con la cloaca ispirando tutto l'olio dentro. Si ripete 2-3 volte di
seguito.
Se il corso primario
dell'antibiotico non ha portato alla risoluzione e la cloaca o la
pancia hanno colore nerastro e si sospettano processi necrotici, il
progetto di cura va accuratamente discusso con un veterinario aviario
preparato. Per curare tali stati si usano cocktail di antibiotici con
dosaggi accuratamente calcolati e antibiotici specifici usati nel
campo ospedaliero umano per curare cancrene e necrosi. Usare
antibiotici scelti a caso solo perché sono “popolari” tra alcuni
allevatori o pubblicizzati dai venditori è assurdo.
Le persone che non hanno
un veterinario di fiducia, trovandosi davanti ad uno stato di
evidente necrosi cloacale, per tentare di salvare la vita del proprio
beniamino alato, possono provare a proprio rischio e pericolo la
somministrazione cloacale del preparato “Tazocin” (“Tazobac”
o altro equivalente): la quantità della polvere per iniezione che
sta sulla punta di un coltello arrotondato va sciolta in poco liquido
fisiologico, all'occhio, e si procede con la procedura, per 2 volte
al giorno, nei casi molto gravi anche 3-4 volte al giorno nei primi
giorni del trattamento, per 10-14 giorni.
Piccolo appunto
per gestire rapporti con il veterinario
Nelle Cocorite e negli
altri uccellini di taglia media-piccola le iniezioni sono
assolutamente da evitare in quanto spesso sono la causa di morte
indipendentemente dalla sostanza iniettata. Tutti i preparati sono
efficaci se somministrati oralmente, nella maggior parte dei casi non
esiste neanche un motivo per preferire iniezioni alle
somministrazioni orali. Un'uccellina che ha sopportato bene
l'estrazione dell'uovo può morire dopo un'iniezione di sostanze
stimolanti o idratanti. Il veterinario non ha alcuna responsabilità
penale o civile in caso di morte del volatile in seguito a
un'iniezione.
I veterinari non aviari
sono propensi a fare iniezioni, perciò rapportandosi con veterinari
si deve subito pattuire l'esclusione delle iniezioni dal set dei
trattamenti, ad eccezione di iniezioni a scopo di anestesia se il
veterinario non possiede altri mezzi o quando il caso lo richiede
realmente.
Una lettiera di tutolo di
mais o di trucioli messa dall'uomo può impedire di notare in tempo
utile le perdite di sangue, a causa dall'alto potere assorbente dei
materiali. La gestione del nido va affidata alla femmina, offrendole
dei materiali di legno da rosicchiare per creazione della lettiera
naturale. Alcune femmine preferiscono il nido senza alcuna lettiera e
buttano fuori ogni oggetto o pezzettino che trovano dentro,
facilitando i controlli.
Osservare attentamente gli escrementi delle femmine in cova aiuta a scoprire in tempo perdite di sangue
Le uova di plastica sono state aggiunte per invogliare la femmina
a covare dal primo uovo tenendola più ferma possibile nel nido
"infermieristico". A destra il primo uovo leggermente colorato di rosa,
il secondo è già insanguinato. Ogni uovo aggrava la situazione.
Immagini di una femmina sofferente di autodeplumazione che in
passato ha già avuto una cova difficoltosa con perdite di sangue e
paralisi, che non doveva più accoppiarsi però l'aveva fatto per una
svista del proprietario. Le foto ritraggono l'addome e l'ematoma dopo 2
prime uova. La femmina è stata trattata con sole somministrazioni
cloacali di Acido Tranexamico e di olio arricchito di iodio. Per vedere
lo stato della pancina di una femmina con il piumaggio in ordine basta
prenderla nelle mani e soffiare energicamente sulla cloaca, aprendo le
piume.
* * *
RIPRODUZIONE DEI
PAPPAGALLI ALLEVATI ARTIFICIALMENTE (ALLO STECCO)
I pappagalli e gli altri volatili allevati manualmente sono ottimi riproduttori e non hanno alcun problema nella riproduzione se sono stati allevati con dovuta cura. Gli uccelli con problemi provengono esclusivamente da allevatori inesperti e quelli che non forniscono dovute cure e attenzioni ai pulcini. Con l'arrivo in commercio delle polveri chimiche per preparare pappe da imbecco manuale praticamente chiunque chi ha un po' di voglia può allevare pulcini allo stecco, ottenendo come risultato finale uccelli dalla salute fragile e mutilati psicologicamente e, spesso, fisicamente.
Tra
i principali problemi di volatili mal allevati allo stecco:
- alta percentuale di infertilità incurabile;
- infertilità a causa di malnutrizione, recuperabile con cure adeguate;
- malattie insidiose batteriche, virali e fungine;
- disfunzioni epatiche, pancreatiche, renali;
- obesità, rachitismo, autodeplumazione, automutilazione, carenze da malnutrizione;
- podagra da eccesso di proteine e dal cibo mal bilanciato;
- incapacità di alimentarsi in modo adeguato alla propria specie;
- comportamenti inadeguati alla propria specie paragonabili con ritardo mentale, comprendenti l'incapacità di occuparsi del partner e della prole;
- incapacità di formare la coppia con il proprio simile;
- atti masturbatori addosso al proprietario;
- aggressività sia contro il padrone, sia contro il partner, sia contro la prole;
- incapacità di nutrire il partner o pulcini;
- abbandono di pulcini;
- durata di vita molto più breve dei volatili allevati da genitori o allevati manualmente in modo corretto.
Più
grandi di taglia sono i pappagalli più gravi sono i problemi e più
difficile è il recupero.
In
natura, i pappagalli nutrono i loro pulcini con cibo liquido
(cosiddetto “latte del gozzo”) solo nei primi giorni di vita,
cominciando a introdurre già dal terzo-quarto giorno semi interi,
pezzettini di vegetali e altre solite cibarie degli adulti; all'età
di due-tre settimane i pulcini sono alimentati come adulti. Invece
gli allevatori irresponsabili e menefreghisti continuano a nutrire
pulcini sfortunati capitati nelle loro mani con pappe liquide fino
allo svezzamento variandone solo la densità – nei pappagallini
piccoli fino a un mese e mezzo dell'età e nei grandi fino a
tre-quattro mesi, e spesso anche di più - quando non riescono a
passarli alla normale alimentazione. La consistenza sbagliata del
cibo e il contenuto poverissimo delle pappe chimiche fanno il primo
danno alla funzionalità del tratto digestivo. Il mancato apporto di
sostanze alimentari fresche comporta stati carenziali e
l'indebolimento del sistema immunitario. Le sostanze aggiuntive come
latte in polvere, lattosio, proteine di provenienza non certificata,
aminoacidi, carnitina, vitamine sintetiche, conservanti, profumatori,
ecc., affaticano il fegato e gli altri organi digestivi provocando
intossicazioni di grado vario dalla tenerissima età. L'eccesso
continuo di proteine e di aminoacidi causa la podagra – una brutta
malattia metabolica nella quale sali urici di depositano in organi
e/o nelle articolazioni, ovviamente i volatili che ne sono affetti
non sono adatti per la riproduzione. L'eccesso di vitamine è di
sostanze minerali ed equilibrio sbagliato tra di loro portano al
formarsi dei calcoli in organi. L'alta percentuale di infertilità
nei volatili allevati a mano con pappe chimiche non può avere altro
motivo che intossicazione cronica alimentare, spesso abbinata all'uso
spropositato di pesticidi con fantasioso scopo di “prevenzione
antiacari”.
Scegliendo
volatili allevati a mano si deve subito scartare gli allevatori che
usano pappe industriali al posto di prepararsele da soli da semi
freschi e secchi, vegetali e altre sostanze integrative salutari. Le
polveri chimiche per le pappe sono un aiuto per le persone inesperte
che si ritrovano improvvisamente in una situazione di dover gestire
pulcini e non sono affatto un prodotto per allevatori seri. Al
momento della stesura della presente, in commercio ancora non sono
presenti polveri naturali neutrali non contenenti ingredienti
potenzialmente tossici.
Alcuni
allevatori cercano di giustificarsi dell'uso di prodotti industriali
di dubbia qualità affermando che per loro sarebbe “impossibile
preparare pappe personalmente in casa o in modo artigianale”
oppure “non si può fare in casa, è impossibile” -
attestando con ciò una preparazione assai carente nell'ambito
ornitologico. Alcuni di questi allevatori non sono in grado neanche
di preparare le miscele di semi per i propri volatili e sono
costretti a comprarle già pronte o usano estrusi e altri prodotti
simili facendo il colpo di grazia finale alla salute dei volatili
così trattati. La mancata fede nelle proprie capacità e l'idolatria
dei prodotti industriali di evidentemente dubbia qualità ormai è
diventato problema psicologico diffuso non solo nell'ambito
ornitologico, ed è definito da alcuni come SINDROME DI
AUTOINSUFFICIENZA IMMAGINARIA.
Come
ognuno può verificare, in vendita non ci sono miscele ben
equilibrate per pappagalli, per soddisfare i loro bisogni
nutrizionali si deve per forza correggerle levando o aggiungendo
ingredienti; per avere una miscela di qualità corrispondente alla
stagione in corso si deve comporla personalmente da singoli semi.
I
prodotti come pappe chimiche, pastoncini, estrusi, pellettati,
crocchette, biscotti, polveri disintossicanti e altro simile
provocano nei volatili già dalla giovanissima età disturbi epatiche
e renali, podagra, intossicazioni, collassi... prodotti ornitologici
casalinghi e artigianali non causano mai danni di simile portata...
Si chiede: perché avere paura di fare le cose di persona? Perché
non avere fiducia in sé stessi? Perché fidarsi ancora dei
produttori che mettono in vendita prodotti che lasciano tanto
desiderare e di cui prodotti hanno già portato tanti dispiaceri a
tanti appassionati di ornitologia? Comunque, ognuno fa ciò che
vuole. L'unica cosa certa che è meglio evitare di prendere volatili
dagli allevatori sofferenti della sindrome di autoinsufficienza
immaginaria in particolare quando si tratta dei pappagalli di taglia
grossa.
Un
allevatore onesto e ben preparato non consegna mai agli inesperti
pappagalli allevati a mano quando questi sono ancora non
completamente svezzati e senza che questi abbiano acquisito
comportamenti normali sociali e alimentari della propria specie. Nei
piccoli pappagallini lo svezzamento completo e l'acquisizione dei
saperi e dei comportamenti normali si completa all'età di circa
due-tre mesi, nei pappagalli grandi lo svezzamento dura fino a 3 –
4 mesi però l'acquisizione dei saperi prosegue fino a 5 – 8 mesi.
Dopo l'allevamento allo stecco, i volatili hanno bisogno di passare
del tempo in compagnia di propri simili non aventi patologie
comportamentali derivanti da allevamento manuale o da condizioni di
vita miserabili e deprivative.
Al
momento dell'acquisto gli allevati a mano devono sapere volare bene
(facendo “acrobazie” aeree), giocare con giochi e con i propri
simili, mangiare tutta la gamma del cibo naturale adatto alla specie
- in particolare vegetali freschi e semi/noci. Presso gli allevatori
migliori al momento della vendita i pappagalli sanno già eseguire
qualche trucco. I migliori in assoluto non usano allevamento allo
stecco ma addestrano i novelli una volta usciti dal nido dopo essere
stati normalmente allevati dai genitori.
Se
il pappagallo è stato comprato precocemente, prima di avere
acquisito il normale comportamento della propria specie, e/o ha
carenze nello sviluppo psicofisico, questi andrebbe riabilitato prima
di essere messo in riproduzione.
Per
riabilitare pappagalli di taglia piccola o media servono da 4 mesi a
due anni di tempo, nei pappagalli grossi dipende dalla personalità
individuale – spesso è un processo troppo impegnativo, complicato
e prolungato nel tempo. Specialisti
che
si occupano di riabilitazione sono pochissimi e la loro agenda di
prenotazioni è talmente piena che si deve attendere per anni il
proprio turno.
Dopo
la riabilitazione, il successo nella riproduzione è garantito a
patto che i pappagalli non sono stati resi infertili da cibo chimico
o snaturato o da altri trattamenti invasivi farmacologici o
diagnostici. L'alimentazione snaturata, le condizioni di vita
miserabili troppo ristrette e il ritmo di vita contrario alla natura
portano spesso al fallimento nella riproduzione non solo negli
allevati a mano ma anche negli allevati dai genitori.
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